Le consultazioni amministrative per l’elezione dei governatori dei 23 stati che compongono il Venezuela si sono svolte domenica 15 ottobre 2017. Il risultato conferma la prevalenza del PSUV che conquista 18 su 23 stati. 5 vanno all’opposizione. L’affluenza al voto, ha superato di poco il 61%.
17ottobre 2017 di Andrea Vento (GIGA)
Percentuale di partecipazione analoga a quella di gran parte dei paesi occidentali. Ma è il maggior risultato di affluenza in queste consultazioni. La destra perde lo stato piú importante del paese: Miranda, che corrisponde all’est di Caracas, è la parte ricca del paese, quella dove risiedono tutti i leader oppositori. È lo stato simbolo della destra, quello dove nei mesi scorsi durante i disordini di piazza vennero bruciati i chavisti ed assaltati asili ed ospedali dagli incappucciati che speravano di far cadere Maduro. Si tratta di una notevole vittoria che conferma il risultato dello scorso luglio per l’elezione dell’Assemblea Costituente che aveva visto oltre 8 milioni di elettori approvarne l’insediamento.
Contrariamente a quanto sostenuto dai profeti di sventura diffusi ai 4 angoli del pianeta, il Venezuela si conferma un paese di grande sentimento democratico in cui, pur dopo mesi di violenze di piazza diretti dai settori più reazionari dell’opposizione e dai tentativi di destabilizzazione interna ed esterna, è prevalente il riformismo radicale (o rivoluzionario) rappresentato dal Partito Socialista Unificato del Venezuela fondato da Ugo Chavez. Seppure l’opposizione guadagna il governo di due stati, rispetto ai tre che governava precedentemente, il risultato del chavismo è di grande rilievo in considerazione degli eventi che si erano succeduti nell’ultimo anno.
Il Presidente Maduro ha offerto ai nuovi governatori dell’opposizione la piena collaborazione per il mandato che hanno conseguito.
La Mud (Tavolo di unità democratica) che raccoglie le maggiori forze dell’opposizione, esce nettamente sconfitta in questa tornata amministrativa. Si tratta ora di capire se questa ennesima vittoria del chavismo nei quasi 20 anni di bolivarismo, sia colta (all’interno e all’estero) come dovrebbe essere colta: la dinamica democratica del Venezuela è strutturale e non può essere interrotta da rivoluzioni colorate e da interventi esterni.
Duole registrare che i maggiori media globali (occidentali, ivi inclusi gli italiani) non abbiano neanche dato la notizia.
A conferma che il vizio di intrusione nelle questioni interne di questo, come di altri paesi, al di là dell’umanitarismo di facciata, sia ispirato da interessi precisi e inconfessabili: quelli, tanto per capirci, di ritardare quanto possibile, l’affermazione della sovranità popolare e dell’ indipendenza nazionale di paesi che si ritiene debbano restare in una dimensione neo-coloniale. Per l’ennesima volta (la ventesima occasione elettorale in 19 anni) viene smentita la favola della dittatura venezuelana. Vedremo ora cosa si inventeranno i sostenitori dell’intervento umanitario, armato con molotov, pistole e bazooka artigianali.