17luglio 2014 di Lisa Pelacchi
Non è assolutamente vero, come si è detto, che la sconvolgente notizia della non conformità della scuola alle norme antisismiche sia arrivata con la relazione tecnica di fine giugno come un “fulmine a ciel sereno”, come un qualcosa di inimmaginabile.
Fin dal 2003 la Legge antisismica imponeva agli Enti Pubblici di sottoporre tutti gli edifici di rilievo quali le scuole a “verifica di vulnerabilità sismica”. Il termine per l’adempimento è stato poi differito al 2013, ma dato che la verifica andava comunque eseguita e da sempre insegnanti e genitori hanno segnalato qualcosa di anomalo, e visto cosa è successo due anni fa con il terremoto dell’Emilia – in un territorio a bassa sismicità come il nostro! – era davvero il caso di aspettare l’ultimo secondo utile? «I rilievi – sottolineano gli esponenti della lista di opposizione Orizzonte Comune– sono stati fatti in gravissimo ritardo rispetto all’ordinanza del 2003 del Presidente del Consiglio dei Ministri: e in tutti questi anni chi era il Sindaco, cui era affidata, sotto questo profilo, la sicurezza degli alunni? 11 anni di rischi sulla pelle dei nostri figli, di cui 7 in cui D’Addona non ha adempiuto ai propri compiti e, anzi, ha continuato a rassicurare le famiglie».
Lungi dal ringraziare il Sindaco per aver provveduto ad una verifica che è stata tardivamente assolta per obblighi di legge, dobbiamo piuttosto ringraziare il cielo che non sia successo niente… che potesse avere potenziali conseguenze – queste sì – inimmaginabili.
Il punto tuttavia non è solo questo. La curva demografica del Comune di Crespina diceva chiaramente da anni che gli spazi della scuola media sarebbero stati insufficienti ad accogliere i ragazzi in arrivo dalle scuole elementari. E infatti la scuola riusciva a malapena ad offrire aule (strettissime) per la didattica in classe, negando ai ragazzi la possibilità di usufruire di laboratori e spazi ricreativi e di studio comuni, per non parlare della totale assenza di una palestra.
Che dire poi dei ragazzi di Lorenzana, che attualmente sono accolti dal Comune di Fauglia ma che non si è neanche contemplato, in sede di fusione fra i comuni, di prendere in considerazione: forse che si tratta di cittadini di serie B?
In campagna elettorale il Sindaco non si è minimamente preoccupato di inserire la costruzione di una nuova scuola media nelle scelte programmatiche prioritarie del nuovo comune, ad onta di progetti che riteneva evidentemente più importanti, come il nuovo palazzetto dello sport. L’unica soluzione proposta – e già in cantiere – era la costosa attuazione di un modesto ampliamento della vecchia scuola tramite due aulette in legno. La soluzione invece per l’attuale emergenza consiste nella valutazione di due possibilità, in attesa della costruzione (ora obbligata) di una nuova scuola: un capannone nell’area Pip di Pian di Laura, oppure moduli prefabbricati.
La moderna psicopedagogia ci dice che perché i ragazzi imparino a pensare – sviluppando una mente critica e autoriflessiva – devono essere “pensati” dagli adulti che si prendono cura di loro: il bambino piccolo apprende inconsciamente che esiste attraverso gli occhi della mamma che lo guarda, e comincia a pensare quando intuisce di avere uno spazio nella mente degli adulti che lo osservano. Essere visti e pensati, per i ragazzi, significa avere la percezione fiduciosa che gli adulti comprendono i loro bisogni e si preoccupano di predisporre le situazioni maggiormente adeguate a facilitare lo sviluppo di tutte le loro potenzialità. Aiutare i ragazzi a crescere nel benessere psicofisico deve essere il primo pensiero di una buona amministrazione, perché è la base del benessere dell’intera comunità e anche della competitività – legata ai livelli di formazione e di competenze – che il territorio con i suoi cittadini saprà esprimere nel futuro.
I ragazzi del Comune di Crespina Lorenzana non hanno un posto nella mente dei loro amministratori, di conseguenza non hanno neanche uno spazio fisico in cui essere accolti nel loro bisogno/diritto di istruzione e formazione. Nell’assemblea pubblica dell’altra sera hanno provato ad “affacciarsi”, esprimendo alcuni loro pensieri, ma sono stati subito redarguiti dal sindaco, che senza neanche rivolgersi a loro ha accusato una parte dell’assemblea di voler strumentalizzare la loro presenza: come se i ragazzi – peraltro i veri protagonisti della vicenda – non fossero degni di essere considerati degli interlocutori da ascoltare e valorizzare, congruentemente alle loro capacità di orientarsi, anche con l’aiuto degli adulti, all’interno di una situazione tanto complessa.
Pensare ai ragazzi non significa pensare al posto loro ma pensare a loro, trasmettendo anche nei fatti la fiducia nella loro capacità di pensiero. Significa pensare a tutto quello che possiamo fare per garantire loro spazi di confronto, apprendimento, crescita. Pensare che dovranno pensare a come diventare cittadini consapevoli di domani. Altro che moduli prefabbricati.