24gennaio 2019 da studenti del liceo Buonarroti Pisa
“Non esprimiamo né con questo documento né con questo gesto posizioni contro il Dirigente, i Docenti e il Personale Scolastico”
24gennaio 2019 da studenti del liceo Buonarroti Pisa
Noi studenti del liceo Buonarroti abbiamo deciso di mobilitarci tramite questo gesto estremo: occupare l’istituto. Ricorriamo a quest’ultima forma di protesta dopo anni di manifestazioni pacifiche e tentativi di dialogare con le varie istituzioni che da anni temporeggiano sui piani da attuare e sui fondi da trovare per il nostro istituto. La nostra scuola ha problemi strutturali inaccettabili: quando questo edificio è stato costruito, nel 1971, i materiali utilizzati erano a scadenza (35 anni), ciò significa che da ben dodici anni gli studenti frequentano una scuola fatiscente.
Notiamo le conseguenze di questa problematica anno dopo anno, giorno per giorno, nell’anno 2014/2015 un lucernario è crollato all’interno di un laboratorio, non ci sono state conseguenze drastiche semplicemente perché la classe che avrebbe dovuto trovarsi in quell’aula era assente, ma noi non possiamo affidare la nostra vita alla pura casualità. Tuttora affrontiamo giornalmente disagi legati alla struttura:
- infiltrazioni d’acqua nelle aule,
- danni ai muri e alle porte,
- termosifoni non funzionanti,
- mancanza e malfunzionamenti delle apparecchiature nei laboratori linguistici (luoghi non secondari in quanto fondamentali per uno degli indirizzi della nostra scuola)
- e lo spostamento di alcune classi nell’istituto Santoni per mancanza di spazi. Se quest’ultimo non fosse più disposto a farci usufruire di quattro delle proprie aule, alcune classi rimarrebbero prive di un’aula dove poter svolgere le proprie lezioni. Questo interrogativo aleggia nell’aria da molto tempo e questo come tutte le problematiche sopra elencate crea un clima di disagio e tensione per chi, come noi studenti, passa gran parte del suo tempo all’interno di questa struttura scolastica.
La scuola deve essere efficiente sotto ogni punto di vista, nel rispetto della dignità e sicurezza di studenti e insegnanti, della cultura e dell’apprendimento dei primi e del lavoro dei secondi.
Sappiamo che questo gesto rappresenta un segno di rottura molto forte, ma abbiamo deciso di adottarlo in quanto ci vogliamo dissociare e vogliamo esprimere il nostro più totale dissenso nei confronti delle politiche susseguitesi in questi ultimi anni (ignorando anch’esse dissensi, proteste e manifestazioni) a partire dalla riforma Gelmini, passando poi per la Buona Scuola di Renzi e terminando con gli ultimi provvedimenti e dichiarazioni del ministro Bussetti. Queste riforme politiche hanno contribuito negli ultimi anni a svilire sempre di più un’istituzione già in ginocchio e che ha perso credibilità e valore. Un esempio di questo sono le prove invalsi (obbligatorie dall’anno scolastico 2010/2011) che giudicano gli studenti tramite test a crocette e che non valutano il senso critico del singolo. Inoltre sono sottratte ore di lezione a causa dell’ alternanza scuola-lavoro che rende gli studenti manodopera gratuita per le aziende che aderiscono a questo progetto degradante e dannoso.
Il decreto scuole sicure, un decreto anticostituzionale attuato dal governo gialloverde, prevede più di 29 milioni di euro tagliati all’istruzione, come si crede che le strutture scolastiche possano essere migliorate se continuano ad essere apportati tagli?
- La sicurezza nelle scuole non è garantita da controlli militareschi da parte di polizia e aumento di telecamere, ma può essere invece garantita con fondi per i soffitti che crollano, per le scuole inagibili, per le temperature non regolari, per una scuola che fornisca agli studenti un percorso di crescita morale, civile e culturale, ma che soprattutto sia accessibile a tutti.
- Accessibilità implica una scuola con costi meno elevati: il caro libri e il contributo volontario dovrebbero garantire l’efficienza del materiale didattico che spesso viene a mancare. Secondo quanto riporta Ansa sono particolarmente gravosi i costi per i libri di testo i quali mettono a dura prova i bilanci delle famiglie, ad esempio, nel 2018 mediamente per i libri e 2 dizionari si spenderanno circa 450 euro per ogni studente.
Noi come studenti del Buonarroti ci assumiamo la responsabilità di autogestire la nostra scuola.
La scuola come istituzione non deve solo preparare gli studenti in maniera accademica tramite un’istruzione standardizzata, fondata su conoscenze superficiali apprese con automatismi che non danno stimoli alla riflessione personale e che non hanno una connessione con la vita di tutti i giorni. La scuola dovrebbe prepararci ad esercitare i nostri diritti in quanto cittadini, attraverso l’educazione civica che è completamente assente nei programmi scolastici attuali. La scuola va verso un modello con tendenza a sedare chi ne fa parte, studenti e professori sottostanno a tutte le riforme di un governo, un governo che da anni non conosce le esigenze all’interno delle classi, sottraendo tempo all’apprendimento e all’insegnamento.
Le nostre intenzioni sono di difendere il ruolo degli studenti come il ruolo degli insegnanti che è svalutato e posto in secondo piano, a causa delle mansioni dirigenziali e amministrative che il corpo docenti aspira ad assolvere, svalutando il vero lavoro dell’insegnate che è quello fatto in classe attraverso il faticoso confronto con i ragazzi. Gli studenti del Liceo F. Buonarroti sentono l’esigenza di apprendere le interazioni organizzative che stanno alla base di tutte le dinamiche sociali e di imparare veramente quel che vuol dire stare in comunità. Durante l’occupazione saranno organizzati degli incontri per discutere di attualità, trattando tematiche sociali, politiche e culturali. Gli studenti hanno bisogno di visibilità, l’occupazione di tutte le scuole pisane ne è la prova. Noi tutti abbiamo mandato un segnale e vogliamo vedere un cambiamento, la lotta non è finita e non finirà fino a quando non ci sarà.