Sabato 9 Febbraio è andato in scena presso il Teatro di Via Verdi di Vicopisano lo spettacolo teatrale ‘Maldoriente’, monologo scritto e interpretato da Serena Gatti, per la regia di Raffaele Natale.
11febbraio 2019 di Serena Campani, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
La storia è liberamente ispirata ai romanzi di Suad Amiry, scrittrice, architetto e docente universitaria palestinese, nata a Damasco nel 1951 da madre siriana e da padre profugo del 1948 originario di Jaffa. Dal 1981 Suad vive in Cisgiordania a Ramallah, Territori Palestinesi Occupati, dove insegna presso l’Università di Bir Zeit dopo essersi laureata alla Michigan University e specializzata ad Edimburgo.
La narrazione, in un immaginario colloquio col pubblico in sala, prende avvio da una amara riflessione sull’importanza del possedere i documenti, una carta di identità, un passaporto… Tutto ciò che a noi sembra normale ma che in alcuni luoghi della Terra non lo è. Man mano che la storia si dipana, mediante la dolce ed intensa voce della protagonista, emerge chiaramente la drammatica condizione del popolo palestinese “ostaggio” dell’occupazione israeliana.
Il tono è tragicomico.
I grandi eventi della Storia si intrecciano con la storia personale e privata della protagonista, in una mescolanza di momenti comici e drammatici, raccontati con un piglio ironico e a tratti irriverente. Grande il dolore che viene espresso delicatamente, quasi in punta di piedi. Serena Gatti, regista e performer pisana, ha fondato nel 2005 la compagnia AzulTeatro ed ha collaborato con importanti teatri sia in Italia che all’estero. La sua presenza scenica è notevole. Per oltre un’ora, da sola, ha tenuto vivo l’interesse degli spettatori, in un crescendo emotivo di grande coinvolgimento, solo grazie all’uso sapiente della voce, del corpo e della mimica facciale. Avvolgenti le musiche e le luci, minimalista la scenografia, composta da una sedia e da un tavolino da tè.
Ma questo spettacolo non aveva bisogno di altro. Niente orpelli per dare maggiore risalto ad una narrazione fluida e potente. Così lo spettatore ascolta telefonate, viaggia assieme alla protagonista e assiste addirittura al suo matrimonio. Molteplici e variegati i personaggi che si muovono sullo sfondo e che vengono evocati ed inscenati dalla protagonista: il marito, la suocera, i soldati israeliani…
La storia di Suad Amiry sembra concludersi bene. Ma è solo un’illusione. Finché le risoluzioni dell’ONU non verranno rispettate e non cesserà l’occupazione militare israeliana, non vi sarà alcuna pace per il popolo palestinese.
Uno spettacolo tutto da assaporare e da meditare, che sarebbe auspicabile proporre nelle scuole superiori anche il per nobile fine di destinare i proventi della serata alla Ong Palestine Childern’s Relief Fund (PCRF) che fornire assistenza medica gratuita ai bambini del Medio Oriente gravemente malati o feriti nel corso dei conflitti.