Firenze, 24luglio 2014 di Monica Sgherri
Legge elettorale regionale. “Si poteva (e si doveva) fare diversamente invece ha prevalso la scelta (una svolta autoritaria lo ribadiamo) di creare il partito padrone della coalizione, che “ricatta” i propri alleati di coalizione i quali, in cambio di soglie di sbarramento più basse per chi sta “dentro”, accettano tagliole per escludere dalla rappresentanza istituzionale chi non è organico al partito padrone medesimo, per “assassinare” il pluralismo politico (pluralismo che è cosa ben diversa da avere più liste organiche al partitone).
È un salto di cultura politica: da grande partito perché costruisce l’egemonia sugli altri, a un partito grande perché una legge gli assegna il potere di “ricatto” su alleati e di annientamento sui non allineati. Si poteva fare diversamente e lo dimostra l’Emilia Romagna, che ha approvato il 22 luglio la propria legge elettorale, dove si prevede che le liste che abbiano ottenuto meno del 3 per cento dei voti validi non partecipano al riparto dei seggi, a meno che non siano collegate a un candidato presidente che abbia ottenuto almeno il 5 per cento dei voti, una situazione radicalmente diversa da quella che si propone qui. Una legge quella emiliana quindi che garantisce sì la governabilità (il premio di maggioranza) ma anche rappresentanza e pluralismo.
Qui in Toscana invece, fallito il bipolarismo e il bipartitismo i due principali partiti PD e FI risolvono i loro problemi negando l’uguaglianza del voto e la rappresentatività delle istituzioni. Tanto più grave perché si attua proprio quando l’astensionismo e la sfiducia nelle istituzioni è più forte; si manda così un messaggio ai cittadini del tipo: votare o stare a casa è uguale perché al di là dell’orientamento politico espresso il vostro voto lo prenderemo noi ugualmente.
Vi sono situazioni gravi e allo stesso tempo kafkiane in questa legge: se una coalizione che supera il 10 % dei voti con nessuna lista che prende più del 3% non avrà nessun eletto, mentre con dentro una lista che supera il 3% quest’ultima prenderà tutti gli eletti per quella coalizione. Una situazione che dovrebbe far riflettere su cosa serva votare una lista in una coalizione se quei voti li prende un’altra: insomma l’elettore non sarà più sicuro della percentuale che serve ad eleggere, mentre la corrispondenza fra eletti e voti ricevuti sarà assolutamente falsata e diversificata; così si espropria l’elettore della sovranità politica e del principio dell’uguaglianza del voto. Inoltre si “deride” una sentenza della Corte Costituzionale allorquando si reintroduce la possibilità di eleggere anche senza le preferenze, cioè con la reintroduzione del listino: alla faccia della lotta alla casta, infatti avrà la priorità di elezione chi sarà inserito in tale listino, quindi chi sarà gradito e fedele al “capo” rispetto a chi riscuote consensi ed è rappresentativo sul territorio. Una svolta autoritaria che paracaduta nel peggiore dei modi in terra toscana l’accordo Renzi Berlusconi e lo fa in totale spregio di 12 mesi di attività e impegno del Gruppo di Lavoro.
Siamo pronti a dare battaglia – conclude Monica Sgherri – dentro e fuori il Consiglio, in tutte le sedi deputate e che potremo utilizzare”.