Di Luca Stellati
Non erano tempi così moderni, non bastava una brillante attitudine allo studio, neppure la conoscenza accurata dei classici dell’economia politica; ai giovani si chiedeva di svegliarsi presto per volantinare al turno mattutino della Spica o del Cantiere, di imparare ad ascoltare il pensiero degli operai, di imparare a farsi capire dalla gente.
Se non bastava c’era un signore distinto, sempre in giacca e cravatta, che ti spediva al picchettaggio dello sfratto, dopo che all’alba aveva carpito agli ufficiali giudiziari la lista nera del giorno. E’ così che ho conosciuto Mauro Giani, diremmo ora un personaggio strano, un bottegaio fiero di esserlo, collaboratore della Camera del Lavoro, avvocato ad honorem, fondatore della prima associazione degli inquilini affittuari.
Mi piaceva andare a trovarlo nell’angusta cartolibreria di Borgo, che accudiva con la stessa premura che dedicava alla cause per gli infortuni sul lavoro, piena di esplicativi cartelli dall’inconfondibile tratto grafico, lo stesso tratto che ritrovavi nei manifesti “poveri” della sinistra affissi, magari, sul muro d’angolo alla fine della strada.
Non scorderò mai quel grande cesto, quasi ostruiva l’ingresso al negozio, che recava l’improbabile dicitura SABBIA NERA DEL NILO. Non ho mai chiesto a cosa servisse quella sabbia in vendita ad un prezzo irrisorio, forse a impastare dei colori forse ad altro, forse a nulla, ma ho avuto l’impressione che i ragazzini del quartiere accorressero a chiederne un sacchetto in omaggio alla creatività del gesto, alla generosità di chi voleva regalare un volo fuori dalla realtà di tutti i giorni.
Mauro conosceva tutti ed era conosciuto da tutti, andare a giro con lui significava prepararsi a fare più fermate di quante ne faccia l’1 dalla Stazione ad Antignano. Nel quartiere o in bottega era un continuo scambio di informazioni su parenti ed amici, un turbinio di nomi e soprannomi che ai nostri giorni potrebbero essere adeguatamente memorizzati solo su un computer. Mauro era sempre lo stesso, in bottega, al sindacato o al partito: la politica per lui si intrecciava con la relazione fra gli umani, prevedeva un’attenzione curiosa verso le persone, una passione per la faticosa cucitura della partecipazione, qualche volta una testarda ripetizione delle sue convinzioni.
Da quando ci ha lasciato all’epilogo di una fumosa riunione di partito, durante questi anni mi è venuto a mente più di una volta, anche quando mi sono messo a fare il bottegaio anch’io, ricordando nitidamente la dignità sociale che lui attribuiva a questo ruolo. Mauro mi è venuto a mente anche in questi giorni, in cui viene a compimento l’operazione “Porta a mare” del Sindaco Lamberti, che in realtà di apertura, come vorrebbe far intravedere il nome, ha ben poco e tanto di chiusura.
Di chiusura, come è evidente, della storia del Cantiere Navale, delle vite che lo hanno animato, della sapienza tecnica che è andata dispersa, ma non solo. Dietro il muro dell’ex Cantiere è fiorita un’edilizia poco sostenibile e molto speculativa, non un prolungamento delle belle facciate degli edifici di Piazza Mazzini, ma una netta cesura. Come se il Borgo, ancora vitale di iniziativa artigiana e commerciale ad alto tenore di integrazione sociale, fosse stato recintato a mare dai nuovi insediamenti della grande distribuzione e della residenzialità massificata di lusso, ad indicare un destino che dopo l’accerchiamento prevede lo sfinimento e la lenta morte per soffocamento.
Mauro certo si sarebbe indignato con quella genuina consapevolezza che, in barba all’età anagrafica, lo rendeva ai miei occhi un giovane incapace di accettare le ingiustizie del mondo. Ma quante volte abbiamo sentito in questi anni il ritornello: siete incapaci di crescere, di cogliere i benefici della modernità, di apprezzare le opportunità che si spalancano davanti al nostro futuro, siete antichi!
Personalmente quest’accusa mi preoccupa men che zero; sarà perché sono stato colpito da una forma di grave allergia ad ogni nuovismo, da una seria intolleranza verso la cultura del capo che vi si sottende, per chiarezza dal berlusconismo al renzismo, fino al grillismo. Mauro Giani, certamente, sarebbe stato disgustato da un’idea della politica scevra dalla partecipazione popolare, dall’idea di istituzioni depurate dalla rappresentanza di ogni opposizione sociale.
Ribellarsi è giusto, nella difesa della democrazia la sinistra giocherà il proprio destino, ricercherà un’identità all’altezza delle sfide della globalizzazione e verificherà la propria utilità.
Noi di sinistra non abbiamo fatto però tabula rasa, non dobbiamo professare abiure, con tutti i nostri errori non andiamo tuttavia in cerca di lavacri virginali. E ci accingiamo quindi a questo cammino in buona compagnia, anche Mauro Z (in greco antico significa E’ VIVO) e lotta insieme a noi.