Si chiude con successo la 12à Festa del cinema di Roma con spettatori e pellicole in aumento.
4novembre 2017 da Donatella Nesti, Roma
Il film Borg McEnroe di Janus Metz Pedersen si è aggiudicato il “Premio del Pubblico BNL” della dodicesima edizione della Festa del Cinema ed arriverà nelle sale italiane giovedì 9 novembre, distribuito da Lucky Red.
E’ la storia dei due grandi campioni che furono rivali a Wimbledon nel 1980. Da una parte l’algido e composto Bjorn Borg, dall’altra l’irascibile e sanguigno John McEnroe. Il primo desideroso di confermarsi re incontrastato del tennis, il secondo determinato a spodestarlo. Svelando la loro vita fuori e dentro il campo, Borg McEnroe è il ritratto avvincente, intimo ed emozionante di due indiscussi protagonisti della storia del tennis e il racconto, epico, di una finale diventata leggenda: quella appunto di Wimbledon 1980.
Il regista del film Janus Metz Pedersen (nato nel 1974) è diventato celebre a livello internazionale con Armadillo che ha vinto il Grand Prix della Semaine de la Critique del Festival di Cannes.
Per me Borg McEnroe è la versione ambientata nel mondo del tennis di Toro scatenato. Racconta di due ragazzi, ognuno in lotta per dimostrare di essere il migliore, per sentirsi importante, per essere qualcuno. Imprigionati nella loro rivalità – una delle più spettacolari nella storia dello sport – hanno finito col fare i conti con loro stessi e con i propri demoni. Essendo un biopic ispirato alla vita di Bjorn e John, e in particolare alla leggendaria finale di Wimbledon del 1980, Borg McEnroe rievoca un’era dello sport in cui i giocatori di tennis erano delle “rock star” e in cui John e Bjorn emergevano come i più grandi. Non si trattava solo di due uomini che giocavano a tennis. Si trattava dello scontro tra due continenti. Due comportamenti, due caratteri opposti messi uno di fronte all’altro. Due modi diversi di essere uomini.
Spettacolari le sequenze finali della lunghissima partita con molti colpi di scena che non sveliamo per chi all’epoca non l’avesse vista in TV. Borg, il semisconosciuto Svennir Gudnason nel film, ha l’aria del freddo calcolatore, cresciuto nel rispetto delle regole e con l’ambizione di scrivere il suo nome nel firmamento. È stato tra i primi ad usare il top spin, la rotazione del polso oggi indispensabile, e per colpire di rovescio preferiva le due mani, considerate poco eleganti a fine anni Settanta. La linea di fondo campo era il suo territorio e difficilmente scendeva a rete. La sua espressione glaciale lo ha trasformato in un divo, ed ha avuto l’intelligenza di ritirarsi mentre era ancora al vertice.
L’ultima giorno della Festa è stata anche la giornata di David Lynch che ha incontrato i giornalisti la mattina ed ha ricevuto il premio alla carriera da Paolo Sorrentino.
“La mia salvezza è la meditazione trascendentale” ha dichiarato il grande regista. “Questo mondo trasuda negatività. Lo stress massacra le idee e serve un porto sicuro per non smettere mai di creare. La depressione e il dolore rappresentano il veleno della società di oggi. Ogni essere umano è unico, e un giorno troverà la sua illuminazione, una sorta di pace dei sensi terrena. Siamo tutti meravigliosi e abbiamo delle potenzialità immense, che in qualche modo dobbiamo esprimere. Si può crescere anche attraverso la sofferenza, ma prima bisogna comprenderla nella sua totalità e accettarla. Le persone dovrebbero essere felici e liberare la loro fantasia”.
E poi scherza: “Il cibo italiano è un ottimo punto di partenza per costruire tutto questo”. La musica è uno dei motori che alimenta David Lynch. “Shostakovich mi ha ispirato, e Lost Highway l’ho scritto sulle note di David Bowie. Non si può vivere senza la forza visionaria delle canzoni”. E infine c’è anche spazio per affrontare lo scandalo sessuale che sta travolgendo Hollywood. Alla domanda se sia in qualche modo implicato, lui sorride e risponde: “Stay Tuned”e tutti applaudono.