In 7 mesi, in Toscana sono stati 42 i morti sul lavoro, Oggi 23 settembre alla Revet di Pontedera, ha perso la vita Fabio Cerretani, operaio 54enne di Montopoli Valdarno (Pisa), schiacciato da una pressa
23settembre 2017 redazione
L’incidente sul lavoro è avvenuto poco prima delle 8.00 di stamani, sabato 23 alla Revet, azienda specializzata nella raccolta e selezione dei rifiuti della raccolta differenziata. Sul posto sono intervenuti i soccorsi, ma le condizioni sono apparse da subito molto gravi. Ancora in fase di accertamento e approfondimenti le cause del malfunzionamento della pressa, ma resta il fatto che è non ammissibile continuare a morire di lavoro, questo dimostra che quanto facciamo per la prevenzione, non è sufficiente e probabilmente occorrerà anche indagare sulle nuove forme di organizzazione del lavoro, ormai sempre più sotto ricatto.
Il cordoglio di Rossi: “Dolore e sconcerto per un’altra terribile morte sul lavoro”
Così il presidente Enrico Rossi stamani appena appresa la notizia della morte dell’operaio che ha perso la vita mentre stava lavorando alla Revet di Pontedera (PI), l’azienda specializzata nella raccolta e selezione dei rifiuti.
“Troppe le vite spezzate durante i turni di lavoro – ha proseguito Rossi – Le conquiste che sembravano acquisite sulla sicurezza e la tutela del lavoratori mentre svolgono la loro attività non sono più tali. In Italia negli ultimi sette mesi sono morte sul lavoro quasi tre persone al giorno. Per la prima volta da venticinque anni, da gennaio a oggi, le morti bianche sono aumentate più del 5%. È riduttivo ricondurre questi drammatici dati a una ripresa dell’economia in base alla quale più si lavora più si rischia l’infortunio. Da parte di alcune imprese sono invece mancati spesso gli investimenti, sia nella formazione che nella sicurezza, percepiti come costo inutile. Ed è anche così che la crisi ha lasciato il segno. Nonostante l’aumento dei ritmi produttivi e la precarietà delle condizioni di lavoro si è abbassata la guardia. E questo non possiamo né dobbiamo accettarlo. Attenderemo gli accertamenti dovuti che faranno luce sull’atroce perdita, sulle cause tecniche e sui responsabili del gravissimo incidente. La Regione da parte sua, farà tutte le verifiche necessarie. Alla famiglia, agli amici ed ai colleghi di Fabio Cerretani – ha quindi continuato Rossi – esprimo la mia più sincera vicinanza e solidarietà”.
“La Regione Toscana – ha poi concluso il presidente – sta facendo ogni sforzo ma chiediamo lo stesso impegno alle imprese, al sistema produttivo e alle altre istituzioni; non possiamo arrenderci. Stiamo investendo risorse importanti ed anche uomini e mezzi per arginare la piaga delle morti sul lavoro. Da qui al 2020 stanzieremo in totale 8 milioni di euro per la sicurezza dei lavoratori e sui luoghi di lavoro ma le azioni per la prevenzione, la sicurezza, la salute dei lavoratori e la vigilanza devono essere concertate con la massima cura e la massima attenzione. Su questo punto non arretriamo di un millimetro”.
Da Rete dei Comunisti: “Contro i lavoratori una vera e propria guerra”
“L’ultima vittima Fabio Cerretani, lavoratore della Revet di Pontedera. Fabio Cerretani è morto schiacciato da una pressa, mentre svolgeva il suo lavoro alla Revet di Pontedera, azienda a controllo pubblico, amministrata da un gruppo di manager che mettono in pratica, sulla pelle dei lavoratori, le logiche del massimo profitto, a discapito della sicurezza e della salute dei lavoratori. Un sistema che funziona da oltre venti anni, macinando vite e salute di milioni di lavoratori in tutta Europa. In Italia questa guerra ‘unilaterale’ costa oltre 1.000 lavoratori morti ogni anno. Più di 20.000 morti, per rispettare i dogmi di un capitalismo immerso in una crisi sistemica che non vede vie di uscita se non quelle dello sfruttamento intensivo delle classi lavoratrici, manuali e mentali.
“Le linee guida di questo massacro sono imposte dall’Unione Europea, attraverso un complesso sistema di raccomandazioni, applicate dai governi nazionali e dalle amministrazioni locali. Ricette economiche, sociali e politiche devastanti, che hanno distrutto lo Stato sociale e la quasi totalità dei diritti del e nel mondo del lavoro. Questo è il contesto che sostiene e legittima Consigli di Amministrazione come quello della Revet e di altri centinaia di gruppi manageriali impegnati a spremere sempre di più i lavoratori, coadiuvati da una legislazione ferocemente antioperaia (Jobs Act, abolizione dell’Art. 18), da sgravi fiscali e da enormi contributi pubblici a fondo perduto.
“Di fronte a questa strage le dichiarazioni di politici, amministratori e sindacalisti confederali collusi assumono le caratteristiche della più cinica ipocrisia, dato che le loro responsabilità dirette sono evidenti e facilmente rintracciabili nella legislazione nazionale, regionale e locale, negli accordi aziendali, nella riduzione delle risorse e del personale preposto ad esercitare funzioni di controllo all’interno dei luoghi di lavoro: Direzione Provinciale del Lavoro (ex Ispettorato del Lavoro), Vigili del Fuoco, Azienda Sanitaria Locale.”
“Il presidente della Regione Toscana, di fronte a questo ennesimo ‘omicidio bianco’, parla di carente ‘cultura della prevenzione’ tra i lavoratori, quando è evidente che senza risorse non è possibile alcuna politica culturale in materia. Per fermare la strage occorre rompere i ‘patti di stabilità’ imposti dall’Unione Europea alle spese delle amministrazioni locali, distogliere margini di profitto dalle tasche dei padroni alla prevenzione, alla formazione, agli investimenti per la sicurezza. Non saranno politicanti, amministratori locali, manager e sindacalisti collusi a fermare il bagno di sangue. Tutti questi personaggi giocano sempre sul fattore “tempo”: dopo le dichiarazioni di cordoglio e di buona volontà tutto sarà dimenticato, sino alla prossima vittima quando ricomincerà l’osceno balletto. Solo il rilancio del conflitto di classe potrà fermare il massacro. La questione della difesa della vita e della salute dei lavoratori deve tornare ad essere centrale in ogni vertenza locale e nazionale, insieme alla lotta per distruggere un sistema che si nutre della sofferenza e dello sfruttamento di lavoratori e masse popolari: il capitalismo ed i governanti che ne difendono gli interessi.”
La reazione dei sindacati
Cobas: “ ancora un morto sul lavoro e tutti si risvegliano dal sonno”
Prima di tutto porgiamo le nostre sentite condoglianze alla famiglia di Fabio Cerretini, il lavoratore morto schiacciato da una pressa alla Revet. Al dolore per l’ennesimo incidente mortale di un lavoratore segue la rabbia per lo stillicidio che deriva dalla mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche se le motivazioni della morte di Cerretini non sono ancora state chiarite, ci corre l’obbligo di manifestare la nostra viva preoccupazione per quello che accade quotidianamente sui cantieri e nelle fabbriche, dove siamo presenti. Non è più possibile andare a lavorare, o anche a studiare nelle scuole, con il timore del pericolo, non possiamo continuare a pensare che, in fabbrica e al lavoro in generale, anche in una scuola dove bambini e insegnanti lavorano e vivono buona parte della propria giornata, si corrano seri rischi. Siamo testimoni del primo pensiero che è:
“tanto cosa vuoi che succeda?”
Le aziende molto spesso danno valutazioni troppo “leggere” per una qualsiasi macchina che presenta anomalie che andrebbero subito verificate, ne consegue che le Direzioni aziendali porebbero essere poco attente a formare i loro responsabili sulla sicurezza e sulla prevenzione, se non fosse così, il quadro assumerebbe caratteristiche ancora più allarmanti. Le statistiche hanno la loro importanza perché danno il segno dell’impennata delle morti sui luoghi di lavoro di quest’anno, ma le istituzioni non se la possano cavare con un semplice comunicato:
“I Comuni, perché non mettono a disposizione personale per il controllo dei cantieri edili dove le cadute dall’alto sono le più frequenti? – La Regione Toscana sta sconquassando il sistema ASL di controllo e prevenzione, mettendo ingegneri dove, invece, sarebbero indispensabili dei buoni e preparati medici, che abbiano la cultura del lavoro e siano in grado di intervenire con una numerosa squadra di funzionari che possa coprire tutto il territorio.”
Le imprese, da parte loro, sanno bene quali sono i costi della sicurezza, e se possono li evitano. Poi, una mattina accade che Fabio Cerretini muore sotto una pressa della Revet, e tutti si risvegliano.
Sindacato Generale di Base: “In soli 7 mesi, in Toscana, sono stati ben 42 i morti sul lavoro e centinaia gli infortuni, numerosi dei quali con danni permanenti e invalidanti”
La Toscana non è un’isola felice, al di là delle mere statistiche registriamo un elevato numero di infortuni e di morti in ogni settore, non solo quello industriale.
Le cause sono innumerevoli, dalla assenza di controli, derivanti dai tagli governativi che hanno ridotto gli organici degli uffici tecnici asl, al mancato rispetto delle normative inerenti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
A livello mediatico, al di là delle statistiche, non c’è la dovuta attenzione al problema, intanto si continuia a lavorare con paghe orarie sempre piu’ basse e i costi relativi alla sicurezza ridimensionati o addirittura omessi per non aumentare i costi degli appalti e delle lavorazioni… In attesa di conoscere le dinamiche dell’incidente, vogliamo ricordare che non c’è niente di accidentale dietro morti e infortuni sul lavoro.
Dovremo capire se la macchina era in possesso di tutte le misure di protezione previste, guardare al documento di valutazione del rischio ma soprattutto alle condizioni di lavoro, del resto non vorremmo piu’, in futuro, ripetere che la cultura della sicurezza è un valore aggiunto e non una fonte di spesa.
Non impariamo mai dagli errori precedenti, tralasciamo le linee guida sull’uso dei macchinari e intensifichiamo i ritmi e i tempi del lavoro. Questa situazione è del tutto inaccettabile ed è alla base degli infortuni e delle morti sul lavoro.