Note a margine della politica securitaria della Amministrazione Filippeschi.
16ottobre 2014 da Cobas Pisa
Premessa: le città sottile nel dimenticatoio securitario:
Il comune di Pisa, in un’ottica di inclusione sociale ed abitativa della comunità Rom presente sul territorio, avviò nell’ormai lontano 2002 il progetto denominato “Città Sottili”. Per attuarlo fu pensata una commistione tra pubblico e soggetti del privato sociale che, trovava espressione nella Società della Salute (un consorzio pubblico di comuni e Azienda USL 5) per la programmazione delle politiche socio assistenziali e socio sanitarie, del territorio provinciale.
A distanza di tanti anni, sul piano lavorativo, non possiamo che prendere atto di come le Cooperative siano diventate lo strumento con cui abbassare il costo del lavoro, precarizzandolo e esternalizzando i servizi. Le premesse di un decennio fa sono state disattese, in questi anni abbiamo perso decine di posti di lavoro e le Cooperative hanno di volta in volta concertato i tagli agli organici e ai servizi con i lavoratori/trici in un ruolo di supina accettazione. L’obiettivo, dei percorsi di cittadinanza, per coloro che si trovano in situazione di forte esclusione sociali e dimorano in situazioni abitative in stato di forte degrado, solo parzialmente è stato concretizzato, è sufficiente consultare i dati:
- sull’aumento dei senza casa, italiani e non,
- di quanti sono i senza reddito emergenti.
I senza casa e lavoro vengono progressivamente messi ai margini della politica e spesso obbligati a condizioni di vita tra le piaghe della società, ma sono anche sottoposti a scelte amministrative di indirizzo securitarie (le ordinanze del sindaco vanno in questa direzione) e dai tagli ai progetti sociali e di riduzione del danno che, hanno determinato la perdita di molti posti di lavoro (o riduzione di ore\salario) nelle Cooperative. Gli obiettivi, quali il superamento dell’assistenzialismo e dello stesso concetto di campo Rom, la cancellazione dei quartieri ghetti si scontra con la criminalizzazione del dissenso e la miseria crescente che, ha necessità di individuare obiettivi contro i quali agitare la paura popolare e recuperare consenso politico.
In dieci anni molte cose sono cambiate e sarebbe bene domandarsi che fine abbia fatto quel progetto (deciso da sds e Comune di Pisa) riassumibile con alcune parole d’ordine: casa – legalità – istruzione – lavoro – salute. Nel merito delle questioni, di un progetto che dimostrò fin dall’inizio forti limiti di realizzazione e molte criticità:
Tra il 2001 e il 2002 fu attivato un censimento, che sottolineò la forte presenza di comunità Rom provenienti dalla ex Jugoslavia, questi stanziati per la maggior parte nella zona di Coltano che, furono tutti inseriti, tuttavia non vennero considerate quelle comunità appena giunte o che stavano arrivando in città provenienti dai nuovi stati comunitari, primi fra tutti i Romeni. Possiamo pertanto rilevare come la risposta istituzionale alla questione Rom (o come spesso si sente dire “il problema Rom”) si basi principalmente su una strategia di contenimento numerico, in una situazione di strutturale emergenza.
Ecco come nasce la questione Rom dentro il progetto e Rom fuori progetto:
Dal censimento sopra citato, effettuato tra il campo autorizzato di Coltano, il campo tollerato di via Maggiore di Oratoio e gli altri insediamenti a Calambrone, emerge una presenza massiccia del gruppo Rom macedone (unito molto spesso da legami di parentela), un nutrito gruppo proveniente dalla Bosnia facente capo alla stessa famiglia ed infine da un cospicuo gruppo di origine kosovara, molto vicina per cultura e per legami parentali a quella macedone. Per attuare il programma di “Città Sottili” nascono due progetti gestiti da soggetti del privato sociale:
- il progetto Angliunipé finalizzato, pur nei suoi limiti, all’accompagnamento e mediazione;
- – ed il progetto Amen Bask finalizzato ai minori e diritto alla scuola.
Nel 2003 si chiudono gli insediamenti di Calambrone ed hanno inizio gli inserimenti abitativi di alcune famiglie.
Il programma prosegue con interventi di accompagnamenti negli inserimenti abitativi, nei percorsi di istruzione e di diritto al gioco (per quanto riguarda i minori) sino al 2005. Qui abbiamo una prima svolta, quando si pensa di costruire un villaggio, con abitazioni in muratura nella zona di Coltano dove si trova il campo rom. L’edificazione delle abitazioni sarà completata tra il 2009 e il 2010 e vedrà la partecipazione attiva dei destinatari delle case che si adoperano con il loro lavoro, grazie anche al finanziamento regionale (risorse erogate dal Comune, ma finanziate dalla Regione che a loro volta derivano, in parte, da finanziamenti europei). I fondi Europei e il Comune:
Rispetto ai finanziamenti c’è da dire che dal 2011 la Comunità Europea elargisce soldi agli Stati membri con l’obbligatorietà di destinarli a progetti di inclusione sociale delle comunità Rom, nel caso del Comune di Pisa e del Comune di Sesto Fiorentino, la Comunità europea parla nel 2012 di non attuazione dei programmi e soprattutto accusa le amministrazioni di non aver speso per l’inclusione i soldi ricevuti, questa notizia emerge in un incontro a Strasburgo nel Gennaio 2012 presenti alcuni amministratori locali.
E’ troppo chiedere alla Sds e alle amministrazioni locali che ne fanno parte di dirci come stanno le cose, se e come sono stati spesi i soldi?
Nel frattempo in questi anni gli accompagnamenti abitativi sono terminati, rimangono solo alcune famiglie che abitano in Via G. D’Annunzio all’ex-ittico e poche altre famiglie che usufruiscono di un aiuto economico per il pagamento dell’affitto, come concesso ad altre famiglie di etnie diverse e a cittadini italiani.
In Coltano hanno trovato alloggio 17 famiglie, una di queste ha subito uno sgombero e vive in una istallazione portata dalla Società della Salute sempre a Coltano, mentre coloro che non sono rientrate nell’assegnazione degli alloggi sono stati spostati alla Bigattiera (ex campeggio della Polizia dello Stato) dove per anni l’amministrazione comunale ha negato la presenza di famiglie), in quello che è stato definito come struttura in transizione e che, voci sempre più insistenti dicono che potrebbe essere sgomberato entro primavera, anche in assenza di soluzioni alternative dignitose. La situazione del campo di via Maggiore di Oratoio è rimasta, sostanzialmente, invariata e negli anni ha visto il ritorno di quelle famiglie il cui inserimento abitativo non ha avuto successo.
Attualmente l’accompagnamento abitativo non esiste più, ormai da alcuni anni.
Il Campo in via Maggiore di Oratoio si trova in una situazione igienico sanitaria al limite, il villaggio di Coltano denota carenze strutturali, e la sua ubicazione (considerata anche la soppressione del bus Livorno–Pisa via Aurelia) tiene ai margini della società i suoi abitanti. Di inserimenti lavorativi non si parla più, solo due Rom lavorano all’interno di cooperative sociali e si occupano dell’accompagnamento su pulmini comunali dei bambini, pochi altri operano in Aziende della zona.
Mancanza di lavoro e conseguente impossibilità di pagare utenze ed affitto, più alcuni reati commessi, hanno determinato la cessazione delle concessioni abitative nel villaggio, si attendono a breve, pertanto, possibili ordinanze di sfratto.
Il servizio scuolabus è ovviamente a carico delle famiglie, (su modello ISEE), ma sono presenti alcuni casi, e nell’ultimo anno sono aumentati, di famiglie morose e molte sono anche le famiglie italiane. La morosità non riguarda solo il servizio scuolabus, alcune famiglie pur essendo in pari con i pagamenti del servizio, non usufruiscono dello scuolabus perché hanno contratto debiti con la SEPI. (multe etc. che la SEPI non può, a detta sua, neppure rateizzare).
E la situazione ormai riguarda non solo rom ma anche quanti fino ad oggi vivevano dignitosamente con un salario e un reddito che consentiva pagamenti regolari del mutuo, delle rate della macchina e anche dei servizi erogati dal Comune. In ogni città sono sempre più numerose le rinunce al servizio scuolabus
La situazione lavorativa nel campo di Oratoio è notevolmente migliore rispetto a quella di Coltano. Sono numerose le famiglie che hanno almeno un componente del nucleo con regolare lavoro (AVR, TNT, Cooperativa Arca etc). Per quanto riguarda il servizio sui minori, soprattutto nel campo dell’istruzione, i risultati non sono negativi, sebbene si sia ancora lontanissimi da una certa autonomia (le famiglie continuano a mandare i figli a scuola per non avere noie con le istituzioni, ma la scuola è lontana dall’essere vista come una opportunità). Pessimi, o quasi, i rapporti tra scuole e famiglie, qui l’autonomia di entrambe le parti è praticamente assente, come la comunicazione e la collaborazione. Rari sono i casi contrari.
Positivo è che da quest’anno non esistono solo i pulmini per i rom, per l’accompagnamento scolastico, ma per quanto riguarda i ragazzini e le ragazzine del comprensorio Galilei, il trasporto è con tutti gli altri aventi diritto (italiani, filippini, albanesi etc) l’unico vero passo tangibile per l’integrazione contro la segregazione.
Nell’ambito sanitario, la situazione non è buona, gli accompagnamenti alle famiglie sono quasi del tutto sospesi, ma possiamo dire che un buon lavoro è stato fatto sulla cura dei minori e del diritto alla salute di quest’ultimi.
Dal punto di vista dei finanziamenti, il progetto è stato finanziato, con scadenza triennale nel 2013, dovrebbe essere rifinanziato nel 2016, ma la situazione della Società della Salute non rende chiare le cose. Noi chiediamo certezza sulle cifre stanziate e soprattutto sul loro utilizzo incluso un incremento da parte delle cooperative del personale impiegato per creare occupazione in ambito sociale. La Bigattiera:
Chiudiamo sulla spinosa questione bigattiera (dove operano anche i volontari della PA): difficile è capire le scelte dell’ l’amministrazione comunale. Gli interventi di scolarizzazione sono stati sospesi per volere della Società della Salute già a primavera 2011, così come furono sospesi altri interventi poi ripresi nella primavera scorsa. Il servizio scuolabus non esiste, per volontà dell’Amministrazione comunale negando a tanti bambini\e il diritto di istruzione (poi escono titoli roboanti con denunce a carico dei genitori che non mandano i loro figli a scuola). Non esistono sussidi alle famiglie che non siano detrazioni in busta paga (“sconti” d’imposta) per i figli o assegni per il nucleo familiare; una oculata politica di sussidi dovrebbe riguardare tutti i casi sociali che sono in costante aumento sul territorio pisano.