Sui muri di Livorno, città toscana famosa per l’umorismo tagliente e per la spiccata capacità di sintesi dei suoi abitanti, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi viene definito un gattopardo.
22giugno 2015 da coordinamento GIGA
Con tale termine i livornesi vogliono indicare un falso innovatore, nonché il principale esponente dell’attuale trasformismo politico italiano. Come Giga (Gruppo degli Insegnanti di Geografia Autorganizzati) riteniamo che nell’analizzare l’iter del Ddl sulla Buona Scuola, che nei prossimi giorni verrà discusso in Senato, e nel tentare di prevedere quale potrebbe essere il ruolo assegnato alla geografia nella riforma renziana, dovremo sempre tenere ben presente l’azzeccato epiteto labronico.
E’ evidente che nell’ultimo periodo l’esecutivo Renzi abbia perso una notevole fetta di consensi e che potrebbe incontrare grossi ostacoli nell’ottenere l’approvazione di una riforma cardine, come quella della scuola. Alle recenti elezioni amministrative il partito del Presidente del Consiglio, il PD, ha ottenuto, rispetto alle precedenti votazioni europee, circa 2 milioni di voti in meno.
Non meno allarmanti, per Renzi, risultano le proteste attuate dagli insegnanti, nella settimana appena trascorsa, per contestare il progetto della Buona Scuola.
In ogni angolo della penisola l’adesione al blocco degli scrutini finali ha fatto registrare valori elevatissimi: una media nazionale intorno all’80%; nel 40% degli istituti, inoltre, il blocco è risultato totale. A ciò va anche aggiunto il rilevante parere negativo di costituzionalità sulla riforma, espresso prima dell’inizio delle agitazioni dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.
E’ ipotizzabile che per superare le difficoltà e riuscire a mettere a segno la riforma, il gattopardo debba ricorrere ad alcuni dei suoi strumenti preferiti: la propaganda e la disponibilità al dialogo nei confronti dei partiti d’opposizione, dei sindacati e della minoranza interna del PD. Di fronte alle argomentazioni di molti insegnanti conservatori, Renzi ribadirà il carattere profondamente innovativo del suo progetto fondato sull’efficienza manageriale e sulla meritocrazia.
E’ molto probabile, inoltre, che l’esecutivo ripeterà il ritornello di voler recepire tutte quelle modifiche al Ddl, formulate dalle parti sociali e dagli oppositori, che risultino ragionevoli, vale a dire che non intacchino minimamente i pilastri della Buona Scuola. Nel caso in cui il confronto e la persuasione non dovessero funzionare, Renzi si troverà invece costretto a ricorrere al ricatto e minaccerà, qualora la riforma non dovesse passare, di non poter realizzare la promessa assunzione di circa 100.000 docenti precari.
In merito alle specifiche proposte del Ddl riguardanti l’insegnamento della geografia, è difficile fornire notizie precise e dettagliate sul tavolo di trattative al quale partecipano, da un lato, insegnanti universitari della nostra disciplina, e, dall’altro, la stessa ministra Giannini. Come abbiamo affermato in un precedente scritto, un accademico impegnato nelle trattative ha espresso un certo ottimismo e sostenuto che la ministra ha evidenziato un atteggiamento di disponibilità. Tuttavia non è per nulla scontato che le nostre principali richieste, come la fine dell’atipicità della materia e la reintroduzione della geografia, sia nel triennio degli istituti tecnici commerciali, sia negli istituti nautici, vengano accolte.
La complessità del quadro politico attuale e la maggioranza incerta di cui Renzi dispone al Senato, ci fanno ancora sperare che la controriforma possa essere bloccata. Ovviamente peseranno anche le mobilitazioni che i docenti saranno in grado di realizzare nei prossimi giorni, come il 17 giugno, quando sul Ddl si esprimerà la Commissione Cultura del Senato, e il 23, 24 e 25 giugno quando la riforma verrebbe discussa in aula, in caso di mancato parere sfavorevole pronunciato dalla sopracitata commissione.