Abbiamo intervistato l’attivista pisano Francesco Bouchard, da poco tornato da Lampedusa dopo un anno, o quasi, di attività di supporto ai migranti e alla popolazione locale.
20 Agosto 2018, di Andrea Vento
Andrea Vento: Partiamo dalla vostra esperienza concreta. Chi siete, cosa fate e perché il vostro supporto va indistintamente ai migranti e alla popolazione locale
Francesco Bouchard: Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) ha creato (oltre agli altri settori sui quali potete scoprire di più sul nostro sito https://www.mediterraneanhope.com/) all’inizio del 2014 un Osservatorio sulle migrazioni a Lampedusa che, da allora porta, avanti la missione, appunto, di osservazione costante dei flussi migratori e della loro evoluzione dal punto di vista di uno degli epicentri di tali fenomeni. L’essere presenti ogni giorno dell’anno da cinque anni, ci ha permesso di capire e imparare a descrivere le migrazioni fuori dalle retoriche e dalle strumentalizzazioni che spesso investono la narrazione che viene fatta di Lampedusa da agenti esterni. Parallelamente al lavoro di studio e comunicazione, ormai da anni, abbiamo ottenuto, insieme alla Parrocchia di San Gerlando, la possibilità di accedere alla operazioni di sbarco per fornire beni di prima necessità (acqua, cibo, tè caldo e coperte termiche) alle persone in arrivo. Questo ci permette di integrare un lato umano ad un processo di accoglienza che era prima, e sarebbe tuttora in nostra assenza, totalmente militarizzato, assumendoci l’onere e l’onore di dare il benvenuto in Italia e in Europa a chi giunge dal mare. Intorno a questo percorso di prima accoglienza, con il tempo, si è creato il Forum Lampedusa Solidale: un’assemblea non strutturata ed aperta a chiunque dove potersi confrontare su ogni tema che attraversa la vita dell’isola. Negli anni il Forum è stato capace di non limitarsi agli interventi in favore delle sole persone migranti ma di costruire e sostenere numerose iniziative di sostegno alla comunità locale e, più in generale, a chi si trova in situazione di bisogno e disagio. Questo è dovuto ad un nostro principio tanto semplice quanto forte: i diritti sono di tutti, altrimenti sono privilegi.
AV: La Lega e Lampedusa. Da isola dell’accoglienza ai porti chiusi.
FB: Lampedusa, da quando è apparsa sui media per non scomparirne mai più, è sempre stata vittima di una narrazione parziale e strumentale. Come ogni comunità d’Italia, quella dell’isola ospita da sempre opinioni diverse in relazione ai fenomeni migratori e alla necessità di salvare e accogliere le persone che migrano. Quella che è che cambiata nel tempo è l’opinione a cui si è scelto di dar voce. Per anni Lampedusa è stata raccontata solamente come l’isola dell’accoglienza, evidentemente escludendo chi non condivideva questi sentimenti e queste pratiche. Oggi si parla di un’isola razzista silenziando in maniera faziosa chi continua ad essere accogliente ed ospitale.
AV: Perchè stanno criminalizzando le Ong?
FB:Le ONG che operano in mare per salvare vite sono vittime, ormai da oltre due anni, di una forte aggressione fatta di violente accuse mediatiche e giudiziarie che, puntualmente, si rivelano tutte infondate. Credo che queste organizzazioni siano sotto attacco perché, come tanti altri soggetti, sono la prova che è possibile agire in maniera diversa e, in particolare, perché sono gli unici testimoni civili di quello che succede ad oggi nel Mar Mediterraneo Centrale. A questo link il commento di Luca Maria Negro, Presidente della FCEI, a seguito dell’approvazione del Decreto sicurezza bis: https://www.mediterraneanhope.com/2019/08/06/decreto-sicurezza-bis-negro-fcei-il-solo-obiettivo-e-criminalizzare-le-ong-che-operano-nel-mediterraneo/
Mediterranean Hope ritiene fondamentale il lavoro di chi, contando solo sulle proprie forze e sulle donazioni, si impegna nelle missioni di Ricerca e Soccorso e per questo abbiamo stabilito dei partenariati con le ONG Open Arms, Pilotes Volontaires e Sea-Watch.
AV: Il modello di accoglienza basato sulla Bossi-Fini non funziona. Perchè?
FB: L’Italia attualmente non prevede canali di ingresso regolari per le persone straniere extracomunitarie che vorrebbero cercare lavoro. Esistono invece molte migliaia di persone che si trovano sul territorio italiano in condizione di irregolarità, senza alcuna possibilità, quindi, di essere regolarizzati per poter accedere ai servizi sociali essenziali né di lavorare con un contratto regolare. Questa situazione è creata da un sistema di leggi e pratiche che si basa principalmente sulla Legge 189/02 (meglio conosciuta come Bossi-Fini) e che ha dimostrato di non essere in grado di fornire risposte adeguate ad un fenomeno complesso come quello migratorio. Al link che segue la proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Ero Straniero” (promossa, tra i numerosi soggetti, anche dalla FCEI) che presenta la necessità di riformare e superare questo modello : http://www.erostraniero.it/
AV: Recentemente hai partecipato ad un dibattito alla Festa Rossa di Lari con don Massimo Biancalani. Ti meravigli che una esperienza avanzata di integrazione sociale sia cosi’ criticata da destra e da sinistra?
FB: Purtroppo non ho ancora avuto modo di conoscere direttamente l’esperienza di Vicofaro, ma dai racconti di chi ha costruito e vive quotidianamente quella realtà emerge un forte isolamento subito da parte di quasi tutti i soggetti, politici e non, che potrebbero e dovrebbero dare invece manforte ad un grande esempio di accoglienza (mosso, come anche il nostro lavoro, da un forte spirito umanitario che nasce dal principio di accoglienza dell’amore cristiano). Queste spaccature sono purtroppo molto frequenti e rivelano, a mio parere, la difficoltà di tantissime realtà politiche, umanitarie e associative a coniugare le risposte alle diverse situazioni di disagio che, anche se si manifestano in maniera diversa, hanno spesso origini simili. Questa difficoltà è essa stessa sintomatica di una società in cui viene reso sempre più difficile spendersi in aiuto e in sostegno al prossimo rinunciando ai propri egoismi e paure.