Carlo Ossola, insegna Letterature moderne al College de France di Parigi, ha scritto il saggio “Erasmo nel notturno d’Europa”, edizioni Vita e Pensiero, per farci conoscere alcuni pensieri del grande umanista fiammingo, Erasmo da Rotterdam, al seguito del lungo dibattito svoltosi tra le due guerre. Nel cupo periodo ‘dominato dai totalitarismi nazi-fascisti’.
17 ottobre di Ruggero Morelli
Il volume che raccoglie le lezioni del corso 2012/13, è uscito nel mentre si festeggiavano i due anni di pontificato di Papa Francesco e, gli argomenti di Ossola richiamano senza dubbio l’attuale clima nella chiesa ed in Europa.
Dopo la presentazione di Massimo Firpo del volume, è uscita la lunga nota di Vito Mancuso su Repubblica che affronta il tema dell’annuncio del Giubileo.
Nei giorni di rientro dal viaggio a Cuba e negli USA, il Papa ha aperto il Sinodo. Le cronache sono inondate sia delle parole di Francesco che dei fatti connessi agli orientamenti sessuali dei preti. Si è parlato anche di eutanasia perchè il teologo belga Gabriel Ringlet, priore dal 1970 di Maleves-sainte Marie, ha dichiarato pubblicamente di aiutare i sofferenti e ne ha scritto un libro ”Vous me coucheret nu sur la terre nue.” Ecco perché cerco di esporre una riflessione tornando al libro di Ossola.
Erasmo – 1466/1536 – ebbe rapporti con Lutero e Machiavelli. Olandese, formatosi a Venezia, visse all’insegna di un autentico spirito europeo, e dette ‘linfa a quel Rinascimento vero che non si lascia irretire dalle contese religiose.’ Quindi scrive Ossola ‘’fu capace di togliere i paludamenti aulici ed i tratti apologetici’’ per andare all’essenza della condizione umana. Sono gli anni descritti da Adriano Prosperi ne: ‘’Il seme dell’intolleranza’’ – Laterza 2011 -, che tratta dell’Inquisizione spagnola e la cacciata degli ebrei da Granada. Ed anche l’epoca del decreto contro Martin Lutero di Papa Leone X.
Si ritrovano due modi di agire, quello di Erasmo che lancia un accorato appello all’unità dei cristiani – De amabili Ecclesiae concordia- nonostante fosse stato il più critico verso frati corrotti e prelati di curia insensibili ad ogni istanza di riforma, e addirittura di pontefici più pronti ad usare le armi per combattere che a predicare il vangelo. Fu anche molto critico delle pratiche simoniache e di un cattolicesimo superstizioso.
Quello di Lutero che con le sue azioni provocava sconquassi nella chiesa, come gli rimproverò appunto Erasmo. Quindi si verificò che mentre i protestanti lo attaccarono come traditore del vangelo ed opportunista, e talvolta lo derisero, Roma condanno’ Erasmo e mise all’indice le sue opere. Da qui la tesi di Ossola per un elogio di Erasmo consapevole che ‘’la verità si manifesta in progresso di tempo e vive attraverso la storia, e si basa su una discussione libera e franca. E non su certezze dogmatiche e ottusa intolleranza.’’
- Per questo già Voltaire – al secolo Francois-Marie Arouet -, impegnato nella battaglia contro le persecuzioni religiose e le conversioni forzate, amò Erasmo.
- Per questo Erasmo fu considerato un faro della civiltà nel periodo più buio – appunto Notturno d’Europa – negli anni più cupi che videro brutali tirannie ed aberranti ideologie destinate a causare guerre devastanti. E qui merita ricordare il bellissimo ‘’Il secolo breve’’ di Hobsbawm.
Nel suo libro Carlo Ossola ci parla anche dell’amore di Erasmo per i Sileni. I Sileni di Alcibiade uno dei saggi raccolti nell’Adagia, figure mitiche silvestri dall’aspetto dozzinale e ridicolo che, visti da vicino, rivelano tesori di saggezza. Come le persone che dalla faccia e dalla veste, diano ben poco a vedere della ricchezza che racchiudono nell’animo.
E siamo alla metafora della doppiezza , del segreto e dell’andare oltre la scorza per indagare verità più profonde. E queste sono da divulgare con cauta prudenza. ‘’Cristo non fu un meraviglioso – o straordinario secondo una diversa traduzione, sileno?’’ scrive Erasmo.
Quindi Erasmo sotto la maschera fatta di moderazione nasconde un pensatore radicale che nel condannare le astiose polemiche teologiche, insinuava il dubbio che le certezze religiose per le quali si combatteva e si ammazzava, fossero di scarsa rilevanza e poco avessero a che fare con il vangelo di Gesù Cristo. Lasciava intendere, secondo Ossola, che il fondamento della fede risiede solo nella coscienza del credente e che la sua autenticità non si misura sull’obbedienza ad un codice di verità dottrinali e/o alle gerarchie ecclesiastiche, ma sull’amore del prossimo.