In questi giorni stiamo assistendo alla ormai puntuale farsa ‘dell’emergenza influenza’, farsa certamente non per le persone colpite dal virus e dai loro familiari, ma che diventa tale, ogni anno, di fronte all’incapacità e alla non volontà del Sistema Sanitario Nazionale e Locale di affrontarla.
16gennaio 2018 da Rosalba Volpi, Communia Livorno
Infatti l’unica vera emergenza è prodotta dallo stato in cui versa il sistema sanitario, devastato dai continui tagli dei costi e dalle riduzioni del personale e dei posti letto. Abbiamo aspettato ad intervenire, pensando che le forze politiche e sindacali, così come la società civile, dopo aver analizzato il problema in modo critico, intervenissero prendendo posizione. Il silenzio è stato assordante, ed ha avuto come conseguenza quella di aver lasciato così soli i malati, i familiari e il personale sanitario. In realtà a Livorno sono anni che i pazienti di medicina vengono appoggiati in altri reparti (sopratutto al 6\1° w.s.) e questo non solo nel periodo dell’influenza, ma in pratica tutto l’anno.
Questo denota un fatto molto semplice, che 113 posti letto in medicina sono troppo pochi per la città di Livorno, che le politiche di riduzione dei posti letto con “l’invenzione dell’intensità di cura” hanno prodotto solo risparmio economico: Livorno ha infatti la percentuale più bassa fra abitanti e posti letto della Toscana (siamo al 2% ogni mille abitanti, 353 posti letto totali).La situazione è quella che tutti hanno davanti agli occhi: semplicemente a Livorno i posti letto per gli abitanti non bastano.
- Per questo i malati non trovano posti letto nei reparti di medicina.
- per questo sono sottoposti ad attese di ore in barelle, nella speranza che si liberi un posto, oppure ospitati/parcheggiati in reparti di chirurgia
Questo provoca non solo un ‘disagio’ ai pazienti, ma un vero danno alla loro salute e una negazione dei loro diritti, che sono quelli di cure adeguate e tempestive, con diagnosi certe e cure nei tempi giusti, una questione particolarmente urgente per le persone già fragili, come gli anziani e chi versa in difficoltà economiche. La situazione descritta crea, inoltre, al personale infermieristico e medico, uno stress enorme sia nei reparti sovraffollati di medicina, sia nei reparti “ospitanti” delle chirurgie dove già convivono più specialistiche, dalla ginecologia, alla chirurgia, alla chirurgia vascolare e si aggiungono patologie mediche impegnative quali ictus, polmoniti, demenze ecc.
In realtà sembra di essere tornati indietro di 50 anni nella considerazione delle patologie e dei pazienti. E le risposte date dall’Azienda non solo risolvono il problema, ma lo nascondono sotto il tappeto, ad esempio limitandosi ad aspettare che passi l’epidemia influenzale, per poi ritrovarsi fra pochi mesi nella stessa situazione.
Di fatto le soluzioni proposte per affrontare la questione sono, oltre che sbagliate, pericolose: dopo la fallimentare esperienza per ridurre le liste di attesa per esami strumentali, rivolgendosi ai privati, si regalano (per ora) altri 175 mila euro alla casa di cura villa Tirrenia per 12 posti letto per tre mesi. Al di là del livello di cura e assistenziale che si può ricevere, ricordiamo che a villa Tirrenia non ci sono reparti di terapia intensiva, per cui in caso di peggioramento i pazienti dovranno ritornare al Presidio Ospedaliero di Livorno, per poi magari ripetere il viaggio successivamente. Ma il punto è che con i tagli (alla ricerca di un presunto risparmio, mentre i costi sociali e umani non sono considerati) si crea un disagio, un’emergenza e si cerca di risolverlo regalando soldi (i nostri) alle strutture private.
Le scelte dovrebbero essere altre, scrivevamo un anno fa di fronte alla stessa ‘emergenza’:
- Chiudere con il percorso dell’intensità di cura perché pericoloso per la salute pubblica.
- Riapertura delle specialistiche con personale medico e infermieristico.- Aumentare da subito i posti letto in medicina, assumendo personale e usando anche l’ex reparto day hospital del 3°padiglione, chiuso ormai da tre anni.
- Potenziare il Pronto Soccorso, allestendo un vero reparto di assistenza e emergenza con posti letto adeguati, in grado di fare da filtro, e capace di proporre diagnosi corrette in tempi rapidi.
Non si è andati in questa direzione e allora rimangono senza risposta anche le domande che facemmo un anno fa:
“Per realizzare tutto questo è necessario che chi lavora nella sanità, insieme alla popolazione livornese, si mobiliti e scenda in campo. I fondi ci sono, per salvare i conti correnti del Monte dei Paschi in un giorno sono stati trovati 20 miliardi, perché non è possibile fare altrettanto per salvare la vita e la salute di chi soffre? Quali sono i costi dei ritardi della diagnosi, delle cure inadeguate, dell’allungamento dei ricoveri e delle dimissioni affrettate? Per non parlare dei costi delle sofferenze e di vite umane”.