24gennaio 2019 da Federico Taverniti, Firenze
Toscana non coinvolta nella decisione di trasferire 45 persone ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto che nei giorni scorsi, con un blitz, è stato sgomberato dall’esercito.
“Purtroppo quello che sta accadendo – commenta l’assessore regionale alla presidenza con delega all’immigrazione Vittorio Bugli – lo apprendo dalle agenzie perché dal Ministero degli interni, parlo per la Toscana ma ritengo che sia lo stesso per le altre Regioni, nessuno ci ha contattato. Immagino siano persone che hanno i requisiti per rimanere nel sistema dell’accoglienza e che quindi il Ministero stia gestendo tutta la vicenda attraverso le Prefetture. Rimane da chiedersi allora come mai si sia pensato di sradicarli dai percorsi di accoglienza e inserimento che stavano facendo”.
“A me risulta – continua Bugli – che con il calo degli arrivi, oramai in atto dal 2017, vi sia tranquillamente la possibilità di accogliere queste 45 persone nei centri toscani gestiti dalle Prefetture. Però non vorrei che al peggio si aggiungesse il peggio. Spero che almeno vi sia un attenzione per analizzare la loro situazione, non come numeri ma come persone, e che non vengano ulteriormente divise famiglie, amicizie, situazioni comuni e che si provi a ricostruire, quanto prima e per quanto possibile, quei percorsi di integrazione bruscamente interrotti da questo sgombero brutale del Cara. E prima di tutto spero che, se tra queste persone vi sono bambini, si sia in grado quanto prima di reinserirli nel percorso scolastico”.
Rimane forte il senso di preoccupazione e di sconcerto per queste politiche del Governo e per gli effetti del decreto Salvini. “Questa operazione – dice ancora l’assessore – condotta al Cara in questo modo brutale, direi ‘cattivo’, ci apre gli occhi con immediatezza sulle previsioni che avevamo fatto circa le conseguenze del decreto Salvini. Chi ha diritto all’accoglienza viene sottoposto alla condizione di vedere interrotti tutti i percorsi di integrazione che aveva intrapreso: sono state allontanate persone che stavano lavorando, o che avevano figli in percorsi di formazione scolastica. Parallelamente, con la scusa di rimpatri che non avverranno mai, si riversano sul territorio una grande quantità di persone che andranno a nascondersi in percorsi di ‘clandestinità’ pericolosi per la sicurezza di tutti”.