Fino a poco tempo fa avremmo scritto “dai Festival del cinema alle sale” per presentare i film in prima visione ma ora non è più così.
9 Gennaio 2021, di Donatella Nesti
Con i cinema ormai chiusi e senza certezze sulle riaperture siamo costretti a visionare film sulle piattaforme in streaming. Odiate dai cinefili sono ormai divenute l’unica risorsa per questi lunghi mesi di lockdown e coprifuoco serale. Una delle piattaforme più gettonate è Netflix che offre serie e pellicole in prima visione reduci da premi internazionali. Su questa piattaforma è appena uscito PIECES OF A WOMAN presentato alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia e premiato con la Coppa Volpi assegnata a Vanessa Kirby, resa celebre dall’interpretazione della principessa Margaret nella serie ‘The crown’ e protagonista di un’altra pellicola presentata a Venezia ‘The world to came’.
Martha (Vanessa Kirby) e Sean (Shia LaBeouf) sono una coppia di Boston. Stanno per diventare genitori ma la scelta di far nascere la loro figlia in casa ha un risvolto tragico che cambierà per sempre le loro vite. Per Martha ha inizio un’odissea lunga un anno. Deve convivere con il dolore, con il rapporto conflittuale con il marito e con la madre dispotica (Ellen Burstyn), oltre che confrontarsi in tribunale con l’ostetrica divenuta oggetto di pubblica denigrazione. Diretto da Kornél Mundruczó (WHITE GOD – Sinfonia per Hagen, vincitore del premio Un Certain Regard a Cannes nel 2014) con la sceneggiatura di Kata Wéber. Martin Scorsese è produttore esecutivo. PIECES OF A WOMAN è la storia profondamente intima, travolgente ed eccezionale di una donna che deve imparare a convivere con una perdita. Il film tratto da un’esperienza personale del regista condivisa con la moglie l’attrice e sceneggiatrice Kata Weber, ha una realistica e sconvolgente scena iniziale, è ambientato in un triste inverno piovoso e innevato, ma concede allo spettatore anche un solare momento pacificatore e già si parla di Oscar per la protagonista.
Ai cinefili inconsolabili per la chiusura dei cinema Netflix offre la visione di ‘Mank’ la storia della travagliata nascita di Citizen Kane “In Citizen Kane abbiamo un film dove le voci contano quanto le parole, una sceneggiatura che lascia parlare tutti i personaggi contemporaneamente come gli strumenti di una partitura, con frasi incompiute come nella vita reale. […] Grazie a questa concezione quasi musicale del dialogo, Citizen Kane “respira” diversamente dalla maggior parte dei film“ diceva François Truffaut.
David Fincher con un suggestivo bianco e nero rievoca La Hollywood degli anni ’30 attraverso gli occhi del graffiante critico sociale e sceneggiatore alcolista Herman J. Mankiewicz, mentre si affanna a finire il copione di Quarto potere per Orson Welles. Mank è interpretato da uno strepitoso Gary Oldman, ex giornalista e critico teatrale che lascia la Grande Mela per l’assolata Los Angeles dove, insieme ad un gruppo di giovani sceneggiatori, contribuì a fare di Hollywood la fabbrica dei sogni, prima alla Paramount e poi alla Metro-Goldwyn-Mayer. Fincher ce ne racconta la parabola discendente nell’arco di dieci anni, fino al declino professionale segnato dall’alcolismo e culminato in un incidente stradale che lo costringerà a letto con una gamba ingessata.