Mercoledì 27 maggio, nel pomeriggio, lungo la passeggiata di Viareggio gli insegnanti e i lavoratori della scuola del Coordinamento Scuole della Versilia hanno organizzato un flash mob per dire ‘No’ alla riforma della scuola del Governo Renzi, rinominata “Cattiva Scuola”.
29maggio 2015 da Coordinamento Scuole della Versilia
Indossando delle pettorine catarifrangenti sono sfilati oltre 250 tra lavoratori delle scuole della Versilia, genitori, studenti, cittadini e forze sindacali. Una lunga catena umana arrivata dal molo fino a Piazza Mazzini, a simboleggiare un lungo abbraccio alla scuola pubblica. La vera ‘buona scuola’: democratica, partecipata, condivisa, libera, solidale e inclusiva.
Lo hanno fatto perché il Governo Renzi e il Partito Democratico, ignorando ancora una volta il parere dei cittadini, vogliono imporre al paese e al Parlamento il Disegno di Legge soprannominato “Buona Scuola”. Una controriforma pessima che aggraverà pesantemente la situazione della Scuola Pubblica, senza risolvere alcun problema, fatta contro il parere di tutto il mondo della scuola, che il 5 maggio ha aderito allo sciopero più massiccio della scuola mai visto e che lo stesso giorno è sceso in piazza a manifestare in tutta Italia, insieme a tantissimi cittadini.
Un provvedimento criticato da tutto il mondo della scuola perché non investe sufficienti risorse nella Scuola Pubblica, ma finanzia le scuole private e stravolge il ruolo stesso della scuola. Introduce la figura del Preside-Padrone che in maniera del tutto arbitraria sceglie chi insegna nella propria scuola e valuta chi sono i pochi “meritevoli” cui assegnare gli aumenti di stipendio, oltre a decidere la didattica. Le aziende potranno finanziare le scuole controllandone la didattica, mentre si prevede il finanziamento delle singole scuole da parte di famiglie ed imprese (mentre non si assicurano le risorse dello stato), con la conseguente creazione di poche scuole di serie A con molti fondi e di molte scuole di serie B sottofinanziate.
Agli studenti verrà imposto il lavoro gratuito in azienda per moltissime ore e senza nessuna garanzia formativa. Vengono tagliati altri 2.000 lavoratori del personale ATA, mentre per oltre 150.000 precari si prevede un’espulsione di massa dalla scuola, dopo anni di insegnamento e costosi corsi di abilitazione. I neoassunti saranno insegnanti di serie B senza diritti: destinati a fare supplenze e ad insegnare materie su cui non sono abilitati, sempre sotto ricatto del licenziamento. Un progetto di scuola autoritaria e aziendalista, da rigettare nel suo complesso, che distruggerà la Scuola Pubblica se non sarà fermato.
Ben altre sarebbero le misure capaci di garantire una Scuola Pubblica di qualità per tutti: massicci finanziamenti alla Scuola Pubblica, al livello dei paesi più avanzati, da investire in edilizia e strutture e nell’ampliamento dell’organico, a cominciare dalla stabilizzazione di tutti i precari che lavorano da anni nella scuola. Solo così sarà possibile migliorare la qualità della didattica e ridurre gli alunni per classe. Una scuola più democratica e senza padroni assoluti, dove la libertà di insegnamento sia salvaguardata.