Il progetto di potenziamento della base di Camp Darby attraverso la costruzione di un nuovo tratto ferroviario dedicato al traffico di armi e munizioni da e per la base americana, come la costruzione di un ponte girevole sul canale dei Navicelli per agevolare il trasporto delle stesse verso il porto di Livorno, diventa operativo.
9novembre 2017 da ‘Rete Civica livornese Contro la nuova normalità della guerra’
I lavori ormai assegnati avranno inizio a Natale e si concluderanno entro l’estate del 2019, per permettere alla base di aumentare i 4 flussi di armi secondo i calcoli e le necessità che la politica estera statunitense impone ai suoi cittadini, ai suoi alleati, al mondo intero, così ormai dal fatidico 11settembre 2001.
Sarano 45milioni di dollari (questo i costo del progetto) da spendere per un’opera che non porterà alcun beneficio alle nostre popolazioni, che deturperà e comprometterà un’area del parco di San Rossore, che ostacolerà ogni possibilità di rilancio del porto di Livorno e minaccia le attività produttive esistenti, poiché non esiste alcuna compatibilità tra un’economia di guerra e una civile fatta di industrie, commercio e turismo.
Dopo 9anni di crisi economica, che ha disintegrato il nostro tessuto industriale riportando le nostre popolazioni a livelli sociali mai più sperimenta. dal secondo dopoguerra, l’unico sviluppo di cui siamo degni (secondo i nostri alleati americani, il nostro governo, le nostre istituzioni locali) è quello che ci lega mani e piedi alle future guerre NATO, per le quali il nostro territorio diventa snodo logistico di primaria importanza, come dimostra l’apertura nel marzo scorso di un collegamento mensile tra Livorno e i porti del Medioriente per il trasporto di armi, dalla base di Camp Darby che contribuiscono ad alimentare le guerre di Siria e Yemen. Il prezzo da pagare per questa economia di guerra è la nostra trasformazione in target militari strategici per tutti coloro che si oppongono alla NATO e ai suoi alleati.
“Fino a quando dunque, Calina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora questa tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?” chiedeva Cicerone. Noi rivolgiamo le stesse domande a tutti i Calina che per opera o omissione ci hanno condotto in questo vicolo cieco:
- ai comandi NATO e statunitensi che dispongono a proprio piacimento di un territorio che non gli appartiene;
- al Ministero della Difesa che sacrifica gli interessi nazionali e locali rinunciando alla sovranità del nostro territorio, sull’altare di non meglio specificati interessi superiori di carattere internazionale;
- alla Regione Toscana che ha dato il via libera al potenziamento, come ai sindaci di Livorno e Pisa che pur a conoscenza di questo progetto; non hanno mai informato la cittadinanza e alla richiesta di farlo, hanno opposto un fastidioso silenzio, in spregio alla democrazia o anche solo al buon senso che imporrebbe loro di preoccuparsi quantomeno dei rischi per la nostra sicurezza, memori di quali danni arrechi la sottovalutazione degli stessi, come avvenuto recentemente.
“Se queste sono le domande da rivolgere ai responsabili di questa tragedia annunciata, quella che dobbiamo rivolgere a noi stessi, come cittadini di questo territorio, al di là di qualsiasi appartenenza è: Fino a quando lo permetteremo?”
Il 22 settembre scorso sono stati affidati i lavori per realizzare il nuovo tronco ferroviario dedicato al trasporto di armi e munizioni a Camp Darby.
Da ‘Diritti in comune’ (Una città in comune, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Possibile) Pisa
Il cantiere dovrebbe aprire a breve. Questo è quanto abbiamo appreso, dopo mesi in cui sono rimaste del tutto inascoltate le voci della sinistra, dei movimenti e delle associazioni contro la guerra che si oppongono al potenziamento della base militare.
Una ferita viene inferta al territorio per potenziare ulteriormente il trasporto di armi e munizioni da Camp Darby, con una ulteriore pesantissima militarizzazione del nostro territorio. Un’area preziosa e particolarmente tutelata del Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli subirà pesanti impatti ambientali per fare meglio… la guerra!
Il progetto prevede il potenziamento della base operativa (che già in questi decenni è stata centro di rifornimento di munizioni per le guerre nel Medio Oriente): 45 milioni di euro per costruire un nuovo tratto ferroviario dedicato al traffico di armi dalla stazione di Tombolo all’interno della base militare statunitense, e un ponte girevole sul canale dei Navicelli. Il prezzo ambientale: circa 1.000alberi abbattuti, un’area direttamente interessata di circa 7ettari con un coefficiente di ‘disturbo’ su circa 36ettari, significativi impatti negativi su flora e fauna, creazione di effetti barriera. Il parere del Parco? Negativo. Ma con la scusa della sicurezza pubblica il Governo ha bypassato le normative esistenti e oggi si discute solo di compensazioni.
Nessuna parola poi è mai stata spesa sul rischio a cui sarà esposta la popolazione, visto che si prevede un aumento della frequenza dei trasporti di materiali bellici: che lo spostamento via treno migliori ipso facto la sicurezza è una pura presa in giro. Inoltre, da quando in qua una maggiore e più veloce movimentazione di armi e munizioni verso i teatri di guerra costituisce un interesse pubblico? Interesse pubblico sono la pace, la democrazia, la tutela del territorio. Ancora, ci chiediamo: la Protezione Civile ha predisposto un piano specifico in caso di incidenti che coinvolgano mezzi, materiali o la stessa base? Non si sa. Magari è segreto, come segreto è stato il progetto per un anno…
“Solo grazie al nostro lavoro di controllo in consiglio comunale ad aprile questo progetto è stato reso pubblico e da subito abbiamo espresso la nostra contrarietà e ferma opposizione perché l’Italia non può assoggettarsi passivamente a richieste che contrastano con i nostri principi costituzionali, che coinvolgono i nostri territori in pericolose dinamiche di guerra, che trasformano e mettono in pericolo ulteriormente un bene naturale che dovrebbe appartenere alle comunità locali.”
Oggi ogni risorsa destinata alla guerra è sottratta alle vere necessità: ambientali, sociali, di welfare, sanitarie, della maggioranza della popolazione, in Italia dove con l’aumento di spese militari di 800 milioni si potrebbe abolire il superticket sanitario, negli Usa dove la politica dissennata di Trump tenta di abolire le protezioni sanitarie da poco introdotte per finanziare armamenti, e guerre, rispolverando addirittura l’opzione nucleare.
Per queste ragioni ci opporremo con tutte le nostre forze a questo progetto per cui, sia in città che in regione, la maggioranza che governa non ha predisposto nessuna discussione nel territorio, tenendo il progetto nascosto per un anno. E peraltro ammettendo, nel corso di Consigli regionali e comunali, di esserne a conoscenza, ma dicendo di non avere voce in capitolo su queste scelte, rinunciando così di fatto ad assumere qualsiasi posizione contraria, come invece richiesto a gran voce dalla associazioni pacifiste ed ambientaliste.
Assume quindi un tono farsesco il fatto che oggi queste stesse forze politiche sostengano che occorre “procedere a una attenta valutazione delle prospettive della base militare di Camp Darby, per arrivare alla graduale restituzione dell’area nella disponibilità dell’Italia e delle comunità locali”, quando la stessa Regione Toscana ha dato il via libera al progetto di potenziamento. Vista dalla nostra città, poi, la vicenda appare ancora più stridente, se si pensa che nel gennaio 2007 il consiglio comunale di Pisa approvò, a larga maggioranza, la mozione che chiedeva la dismissione e la riconversione della base militare americana. L’allora sindaco Paolo Fontanelli dovrebbe ben ricordarlo e sopratutto non dimenticarlo, quando invece avalla il potenziamento e attacca i pacifisti che si oppongono a questo progetto. Noi, a nome della città tutta, portiamo avanti quella decisione democratica, di pace e protezione del nostro ambiente e territorio.
“Rilanciamo quindi un appello alle associazioni, i movimenti, le forze politiche e sindacali per la costruzione di una grande mobilitazione di massa, perchè i lavori del cantiere non partano mai.”
Camp darby:riguarda anche i lavoratori e il sindacato. Appello per la mobilitazione contro la costruzione della ferrovia della morte.
Da Federico Giusti e Antonio Piro, ‘Sindacato Generale di Base’ Pisa
Natale 2017 riserva una sorpresa funebre: l’avvio dei lavori per costruire la ferrovia che collegherà la base militare di Camp Darby all’areoporto militare. E nel frattempo proseguono i lavori per consentire il trasporto delle armi lungo il Canale dei Navicelli fino al porto di Livorno dove sono previsti lavori di potenziamento della banchina adibita al carico delle armi.
La questione riguarda tutti\e noi e anche il mondo sindacale perchè sarebbe un grave errore barattare qualche posto di lavoro con la militarizzazione del territorio e l’asservimento dello stesso a logiche di guerra. I nostri territori subiscono la crisi economica e sociale, migliaia di posti di lavoro sono andati persi tra fabbriche chiuse e delocalizzazioni, la grande militarizzazione in corso ha bisogno di flussi di capitali con i quali si potrebbe rilanciare l’economia locale.
Una scelta, quella degli Usa e delle Amministrazioni Locali, che trova concordi tutto l’arco parlamentare, dal Pd al mov.5Stelle che faranno a gara ad offrire supporti e servigi per soddisfare le richieste del Pentagono quando ben altre dovrebbero essere le priorità degli Enti locali e della politica.
Il sindacato ha una grande responsabilità, potrà tacere o mobilitarsi, tacere assecondando queste opere faraoniche di devastazione del nostro territorio piegandolo alle ragioni della guerra, tacere davanti allo sperpero di denaro per favorire gli interessi militari Usa oppure mobilitarsi contro l’inizio dei lavori e la realizzazione delle opere. Pensiamo che non ci siano alibi per il mondo sindacale, è venuto il tempo delle scelte, non possiamo dirci pacifisti e contro la guerra, contro la vendita di armi e poi sui territori tacere.
“Il Sindacato Generale di Base invita il mondo sindacale a mobilitarsi, a riprendere la campagna contro la militarizzazione del territorio di Pisa e Livorno, facciamolo senza perdere altro tempo seguendo l’esempio dei sindacati conflittuali che in tanti paesi hanno operato scelte ben definite contro il potenziamento delle basi militari e chiedendo che i soldi siano spesi per il lavoro, per la tutela dei territori e dell’ambiente, per fini sociali.”