Pilastro della buona scuola è il ruolo del Dirigente, che avrà poteri tendenzialmente monocratici, non sono d’accordo, ovviamente è una mia opinione
3settembre 2015 di Lamberto Giannini
Uno si immagina un Dirigente completamente dedito alla scuola, che quando andrà a valutare i docenti li avrà osservati e monitorati con attenzione, che quando proporrà il POF avrà monitorato i bisogni degli studenti e delle famiglie. Ma allora, come è possibile che un Dirigente, tramite le reggenze, diriga più scuole (ognuna di queste con più sedi), essendo presente, in queste, una volta a settimana? Quali potranno essere le reali possibilità di valutazione? Dovrà necessariamente affidarsi al “sentito dire” o confidare nei prescelti, nominati a ruolo di collaboratori con il rischio evidente, loro malgrado, di trasformarsi in signorsì.
Ma, è così difficile avere, come in tutti i paesi europei e come avevamo anche in Italia, un Dirigente per scuola?
Il Governo forse non è informato sul fatto che, proprio in Italia, ormai le scuole vanno avanti da anni anche senza Dirigente, grazie alla buona professionalità dei docenti. E allora perché piccarsi sul rendere forte e appesantire burocraticamente il ruolo del Dirigente, togliendogli quello storico di Preside e nel contempo indebolendo l’asse portante della scuola quello della docenza? Inoltre se come dichiarato, l’obbiettivo è sviluppare la competizione tra scuole, come può un Dirigente essere a capo di due Istituti in competizione tra loro, come se Allegri allenasse Juventus e Roma contemporaneamente…
La verità è che questo progetto chiamato eufemisticamente “Buona Scuola”, è fortemente ideologico e privo di contenuti, nella sostanza punta a colpire i saperi critici, colpendo docenti e studenti, fornendo una preparazione peggiore ma, tutelando l’immagine dei riformatori a tutti i costi nascondendo quella reale dei peggioratori. E come si difende il governo da queste osservazioni del mondo della scuola? Semplicemente e candidamente definendo, in gran cassa mediatica, “conservatore” chi si oppone, mostrandolo come colui che non vuole cambiare o migliorare la scuola.