Due sentenze che, a fronte di un gravissimo disastro, subordinano all’impresa la sicurezza ed il diritto di espressione nei luoghi di lavoro. Lunedì 13 ottobre dalle ore 09.00 alle ore 13.00 presidio a Firenze. di fronte al Palazzo di giustizia, via A. Guidoni 61, ingresso Peretola
11ottobre 2014 da ANCORA IN MARCIA!
Riccardo Antonini è un ferroviere di Viareggio, licenziato dalla RFI per aver contribuito al processo sulla strage ferroviaria, con 32 morti, avvenuta nella sua città il 29 giugno 2009. Il suo impegno sociale e la sua militanza politica e sindacale, che da decenni pratica con coerenza e lealtà, lo hanno portato a promuovere e partecipare a tutte le iniziative, politiche, giudiziarie e di divulgazione in tema di sicurezza e ricerca della verità, seguite al disastro avvenuto nella stazione in cui lavorava, senza lasciarsi intimidire dal fatto che tra gli imputati figurano i massimi dirigenti della stessa Azienda di cui è dipendente.
Egli si può, inoltre, definire un superstite poiché lavorava a pochi metri dal punto in cui quella tragica notte è avvenuta l’esplosione; se fosse accaduto di giorno sarebbe stato coinvolto assieme a tutti i colleghi. La sua costante presenza a fianco dei familiari delle vittime e il suo contributo di idee e di militanza rappresenta un nobile esempio di solidarietà concreta e partecipazione attiva alla vita democratica RFI ha ritenuto che, la sua ‘consulenza’ gratuita offerta durante la fase dell’incidente probatorio, si configurasse come un’attività in contrasto con il ‘dovere di fedeltà’ all’Azienda poiché la stessa Società e i suoi amministratori, tra cui l’ex ad, Mauro Moretti, sono imputati per i gravi reati relativi alla strage e quindi ‘controparte’ delle vittime e dei loro familiari.
Il ricorso contro il suo licenziamento è stato respinto dal giudice Nannipieri del Tribunale di Lucca e poi dalla Corte d’Appello di Firenze, presieduta dal giudice Bronzini che, applicando addirittura l’art. 348 bis c.p.c “l’impugnazione è dichiarata inammissibile dal Giudice competente quando non ha una ragionevole probabilità di essere accolta”, ha respinto l’istanza di reintegro senza una vera sentenza completa di motivazioni giuridiche ma, con una scarna ordinanza di due pagine molto discutibili.
Due pronunciamenti ingiusti, culturalmente orientati a vantaggio dell’impresa e contro il lavoro, che privilegiano il ‘dovere di fedeltà’ rispetto alle libertà civili, al diritto di critica e al rispetto della vita e della salute delle persone, poiché ignorano che tutte le attività di Riccardo, conseguenti ad un fatto gravissimo, sono il frutto della sua generosa disponibilità finalizzate alla tutela dell’interesse collettivo, alla giustizia ed alla sicurezza dei treni,