5aprile 2017 da Medicina Democratica
La Regione Toscana ha recentemente “adeguato”i canoni per il prelievo idrico dell’industria con deliberazioni n. 815 e 816 del 01/08/2016 in attuazione della legge regionale 28 dicembre 2015 n.80 (“Disposizioni per l’utilizzo razionale della risorsa idrica e per la disciplina dei procedimenti di rilascio dei titoli concessori e autorizzatori per l’uso dell’acqua”) . Li ha adeguati talmente poco, che Solvay, grande consumatrice di acqua dolce, non se ne accorgerà nemmeno. Da circa 350 mila euro che pagava l’acqua dolce nel 2012, andrà a pagarne circa 460mila nel 2016, rateizzati. Ovviamente usare acqua dolce per sciogliere il sale della Val di Cecina, ed inviarla con i megatubi di cemento amianto a Rosignano, per la Regione è “un utilizzo razionale” della poca acqua rimasta, dopo che le rotture sotterranee, la minore piovosità, l’evidenza dilagante di inquinamento di molti pozzi civili, hanno ridotto l’acqua per la popolazione al lumicino. La stessa Autorità idrica toscana (AIT), espressione della Regione, scrive che l’acqua dell’area ASA (Toscana costa) è la meno bevuta in Toscana:
Il sapore di cloro e di altri inquinanti nell’acqua di rubinetto è un ottimo biglietto da visita anche per il turismo, oltre che nocività per la popolazione.
In questo quadro, continuare a regalare l’acqua a Solvay, è al limite dell’azione criminale. Ma arriva la assessora Fratoni a raddrizzare la situazione, con la delibera 40 del 24.1.17, applaudita dalle istituzioni della zona: l’acqua della Steccaia (alle porte di Cecina) sarà restituita alla popolazione. Ne parlavano già il buon Del Nista e l’ex sindaco Benedetti 3 anni fa (Tirreno 12.3.14 Cecina chiuderà i pozzi urbani):
“Asa e Comune: troppi costi e agenti inquinanti. L’acqua arriverà dalla Steccaia (fino a 3 milioni di mc). Al tavolo regionale – spiega Benedetti – abbiamo chiesto che la falda della Steccaia sia preservata per l’approvvigionamento idrico ad uso potabile. Questo territorio – ha aggiunto Del Nista – non si è fatto mancare niente per criticità. Oltre alla scarsezza della risorsa abbiamo dovuto fare i conti con l’inquinamento da trielina e da cromo esavalente.”
E chi pagherebbe questa “restituzione” di acqua bene pubblico? lo scrive il Bollettino ufficiale della Regione, noi cittadini e Solvay, che a poco prezzo si prende la Val di Cecina per i prossimi 30 anni:
(BURT 1.2.17 pag. 129-135) “Copertura finanziaria 1) contributo Solvay 2) altri contributi che la Regione s’impegna a reperire … 3) tariffa del Servizio idrico integrato…Nel caso in cui la Regione non reperisca contributi … l’AIT dispone gli adeguamenti tariffari necessari …”
MD ribadisce, non vogliamo l’elemosina Solvay di 460.000 euro, vogliamo l’acqua, e Solvay si costruisca il dissalatore, da cui ricavi acqua e sale dal mare, ritirandosi dallo sfruttamento della Val di Cecina.
Dopo un secolo di esperienze di devastazione, e specialmente dopo aver ricevuto 55 milioni di euro dal Governo, Solvay deve costruire un dissalatore a Rosignano, come suggeriva timidamente perfino Arpat nel 2013, lasciando alla popolazione l’acqua di falda di tutta la valle. Se non si imboccherà questa strada, presto anche la falda della Steccaia sarà inquinata e si disseccherà.
Le istituzioni mettano invece gli occhi finalmente sugli sprechi Solvay: dalla dichiarazione PRTR 2013 di Solvay si ha testimonianza ufficiale che 926.000 tonnellate di cloruri finiscono in mare a Rosignano, disciolti in almeno 3 milioni di metri cubi d’acqua dolce. Esattamente la quantità che la giunta regionale vorrebbe mettere a disposizione della popolazione con l’ultima delibera, perforando pozzi alla Steccaia. MD rilancia perciò una petizione popolare, per il dissalatore e la riappropriazione della nostra acqua.