I Cobas hanno proclamato uno sciopero generale della scuola per il 13 novembre, con manifestazione nazionale a Roma per contrastare la controriforma del governo Renzi
10novembre 2015 admin
Da Pisa previsto almeno un pullman (gratuito per docenti ed ATA). Prenotazioni e informazioni, su orari di partenza ed arrivo, telefonare al n. 050.56.30.83 – Cobas Pisa
La decisione della protesta è stata presa insieme “ad altre strutture sindacali di Base, non ci saranno invece Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda che non hanno accolto le ripetute proposte di sciopero unitario, come a maggio e giugno, quando si sono limitati a convocare solo una manifestazione nazionale a fine novembre rinunciando allo sciopero, cioè alla forma più conflittuale di lotta.
Pertanto i Cobas, spiegano in una nota, quello del 13 novembre sarà l’unico sciopero della scuola, utile, anzi indispensabile, per rendere inapplicabili, almeno nelle parti più inaccettabili e distruttive della legge 107, di cui viene richiesta la cancellazione; oltre a contestare la proposta di rinnovo contrattuale di un aumento medio di 8 euro lorde al mese, per esigere un forte recupero salariale a docenti ed Ata, e l’assunzione stabile di tutti i precari abilitati o con 36 mesi di servizio, tagliati fuori dalla 107.
Per dire no all’applicazione della distruttiva Legge 107, No al Comitato di (S)valutazione del ”merito”; al preside-padrone che assume, licenzia, premia e punisce; all’alternanza scuola-lavoro”, l’appuntamento, che porterà la protesta del popolo della scuola pubblica, è quindi il 13 novembre, alle ore 10 davanti al Miur e alle 12 davanti al Parlamento.
Questo che segue è il comunicato di adesione del “Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati”:
Il GIGA, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, sarà in piazza il 13 novembre a Roma per sostenere la protesta del mondo della scuola pubblica contro l’applicazione dei più deleteri provvedimenti della legge 107, la pessima scuola di Renzi, provvedimenti distruttivi di ogni forma di democrazia e partecipazione, vero e proprio atto finale di un disegno di completa aziendalizzazione del sistema dell’istruzione pubblica.
Aderiamo allo sciopero e saremo in piazza per impedire che si consolidi nelle mani dei dirigenti scolastici un potere assoluto di gestione ed organizzazione della vita scolastica, che metterà in subordine la pratica della vera buona scuola a tutto favore di forme di consenso ottenuto con atti più o meno evidenti di coercizione o di favoritismi premiali.
Per questo ci opponiamo radicalmente al presunto riconoscimento premiale del merito, perché rischia di essere soltanto uno strumento nelle mani dei dirigenti per la costruzione del consenso, utile solo a riconoscere e favorire forme di adattamento acritico alle direttive calate dall’alto e a reprimere ogni forma di contributo personale e autonomo alla costruzione del processo formativo, attivando una competizione conflittuale tra coloro che dovrebbe invece collaborare e cooperare.
Come insegnanti di Geografia rivendichiamo il ripristino della valenza didattica dell’insegnamento della nostra disciplina, falcidiata dalla pseudo riforma Gelmini e che nella legge 107 non viene minimamente valorizzata, a dispetto dell’impellente bisogno di conoscenze e capacità critiche che gli scenari geopolitici e geoeconomici, in continua evoluzione, invece richiedono.
Sosteniamo la lotta dei precari che sono rimasti tagliati fuori dal piano di assunzioni straordinario pur avendo già conseguito ben più di 36 mesi di servizio scolastico e che rischiano di essere definitivamente espulsi fuori dal mondo della scuola dopo tanti anni di sacrifici di studio, di costosi percorsi abilitanti e di lavoro.
Sosteniamo con forza la richiesta di un forte recupero salariale, quello che da ben 6 anni ci viene negato e che ha diminuito di un quinto il potere d’acquisto degli stipendi dei lavoratori della scuola, rigettando la ridicola ed offensiva proposta governativa di aumenti pari a 8 euro mensili lordi, ancor più mortificante se solo si considerano a quali ruberie, sprechi, privilegi in questi decenni la classe politica nostrana ci ha abituati e che oggi, più che mai, vuol fare pagare ai lavoratori.
Scendiamo in piazza a fianco di tutti i promotori dello sciopero e della manifestazione nazionale, le organizzazioni sindacali come Cobas, Anief, Cub, i comitati autoconvocati di docenti e ATA, le organizzazioni studentesche e deploriamo invece l’atteggiamento attendista e, riteniamo per questo, rinunciatario, delle organizzazioni sindacali confederali che sembrano aver dimenticato, e non ce ne spieghiamo il motivo, l’impegno ed il coinvolgimento profuso in occasione del grande sciopero unitario del 5 maggio.