Non ci si oppone ad un cambiamento ma ad una volontà di distruzione
7settembre 2015 di Lamberto Giannini
Trovo interessante la filosofia per temi ma, sono tendenzialmente per l’approccio storicistico perché è quello che aiuta di più a pensare, i detrattori del metodo storicistico hanno purtroppo vita facile, perché il metodo deriva da Gentile e qualcuno lo associa al fascismo, ma sarebbe come buttare giù alcuni edifici di pregio solo per il fatto di essere stati costruiti nel periodo di quella dittatura.
Continuo a pensare che la filosofia non debba servire a niente perché non è serva di nessuno ma, abbia la sua missione nel curare l’anima attraverso il suo percorso storico
Quando sostengo queste tesi, non manco di essere considerato un conservatore bieco, tuttavia ritengo che, il cercare a tutti i costi elementi di modernità in una materia che spinge alla profondità dialettica, rischia di provocare un danno, incentivato da meccanismi radical chic e/o funzionali ad un sistema di dominio.
L’approccio storicistico alla filosofia non è un elemento che vieta integrazioni, anzi si sposa con momenti di dibattito e di approccio al testo, di moduli tematici ecc..
Lo studente può diventare comunque protagonista, proponendo temi, costruendo percorsi individuali.
Se è vero che l’approccio storicistico, in Italia, deriva dalla concezione neo idealistica, è altrettanto vero che anche il materialismo ha un approccio storico e metodologico, è quindi fuorviante voler creare un manicheismo tra progressisti e conservatori . I metodi per arrivare all’obiettivo della meraviglia e dell’entusiasmo, che l’esercizio filosofico può provocare nelle nuove generazioni, possono essere diversi e, non sono per l’imposizione metodologica, quindi non mi scandalizzo se qualcuno parte dalle tematiche per giungere dopo ad un quadro di
contesto storico del pensiero filosofico occidentale.
L’importante è creare stimoli ad i giovani, affinché divengano le basi del loro pensiero critico.
Per questo è necessario mostrare agli studenti, che pensatori onesti e profondi hanno costruito ricette completamente diverse per la cura dell’anima, come si evidenzia dal quadro di Raffaello, dalla Scuola di Atene, dove spiccano le figure di Platone che indica verso l’alto (mondo delle idee.), che spinge ad un approccio idealistico all’esistenza e Aristotele che indica la concretezza della terra.
Nessuno può costruire a priori una ragione ed un torto, ma può collegare, in modo critico, i pensieri agli eventi storici per vedere gli effetti che questi hanno avuto nel corso della storia.
La filosofia mostra una concezione per alcuni verticale dell’Io, come ad esempio in Locke e Nietzsche, sostenuti in questo da autori di letteratura come Proust e Pirandello, concezione basta sulla differenziazione dell’Io. Mentre altri autori costruiscono un’ipotesi orizzontale Schopenhauer, Gentile e Le Bon. La filosofia mostra visioni collettive che spingono alla conservazione come l’idealismo o alla liberazione, tramite la lotta di classe come il materialismo. Patrimoni come questi devono essere presentati e sviscerati insieme alle giovani generazione.
Questo perché avverto il pericolo, concreto, che dietro la ricerca di un metodo nuovo si celi, in realtà, la volontà demolitoria del pensiero filosofico, funzionale alla volontà di colonizzare le coscienze. Vediamo allora i perché:
1. se togliamo di netto l’approccio storicistico mostrando solo i lati negativi di questo, che senso può avere mantenere unite le cattedre di storia e filosofia con una classe di concorso specifica?
2. la filosofia, per come viene insegnata (mediamente piuttosto bene) con il metodo italiano non si presta a valutazioni oggettive, perché queste risulterebbero svilenti del pensiero critico, quindi si sposerebbe difficilmente con la visone invalsi di requisiti necessari.
3. la filosofia difficilmente può prevedere prove parallele per classi, perché gli sviluppi didattici della materia, derivano spesso dai bisogni diversi, frutto dell’ascolto, e non dai livelli diversi del gruppo classe, quindi non può concorrere alla follia di voler classificare le scuole in base ai livelli raggiunti.
Quindi la filosofia è percepita come uno scoglio arcigno che si oppone alla “Buona Scuola”, quella scuola, dei cosiddetti riformatori, che spinge ad agire (200ore nei licei di alternanza scuola lavoro, più delle ore di storia) e non a riflettere, che tende a classificare per livelli, non ad ascoltare i bisogni. Ecco che ai docenti di storia e filosofia pericolosi e letti come oppositori del sistema, si cerca di ridurne la loro incidenza, trasferendo queste discipline ad altre classi di concorso.