31maggio 2014 da Pino Neri, pubblicato si Ilmediano
Tensioni dopo il suicidio dell’operaia in cig da sei anni di fila. Clamorosa iniziativa dei Cobas davanti alla fabbrica della 47enne che si è tolta la vita. Grande commozione al funerale da parte dei presenti
31maggio 2014 da Pino Neri, pubblicato su Il Mediano
E’ stata una protesta clamorosa, condita da frasi fortissime del tipo “Marchionne e la Fiat ci stanno ammazzando: il nostro sangue è il loro profitto”.
Dopo il suicidio di Maria Baratto, operaia cassintegrata che per lungo tempo aveva militato nel sindacato degli autorganizzati Slai Cobas, gli attivisti del Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat, aderenti ai Cobas, stamane hanno infatti deciso di mettere a segno un colpo di teatro di quelli che non si dimenticano: cosparsi di vernice rossa si sono stesi davanti all’ingresso della fabbrica di Maria fingendosi cadaveri.
La fabbrica è il reparto logistico di Nola. E’ stata una scena davvero macabra, corpi stesi sull’asfalto, cosparsi di rosso, consumata mentre a Ponticelli, nella chiesa Beata Vergine di Lourdes, si svolgevano i funerali dell’operaia 47enne, trovata morta nel suo alloggio di Acerra dopo quattro giorni. Maria Baratto si è suicidata mercoledi scorso dandosi una serie di coltellate all’addome. I carabinieri l’hanno ritrovata soltanto il sabato successivo, riversa in una pozza di sangue.
Era in cassa integrazione da sei anni di fila. Come in un tragico paradosso due anni fa la donna aveva scritto una lettera-denuncia sui suicidi e sui tentati suicidi degli operai della Fiat di Pomigliano e dell’indotto. Poi però si è tolta la vita anche lei, come qualche mese prima aveva fatto un altro suo collega, Pino De Crescenzo, impiccatosi nel bagno della sua abitazione di Afragola. Intanto domattina i militanti dello Slai Cobas e della Fiom manifesteranno davanti al palazzo della giunta regionale, a Santa Lucia, per capire qual è il futuro del reparto logistico di cui Maria era addetta a zero ore, un impianto creato dalla Fiat nel 2008 trasferendo dallo stabilimento automobilistico di Pomigliano 316 operai, tra i quali, appunto, c’era anche l’operaia morta suicida.