30dicembre 2018 da Romina Romiti Caroti
Nel merito dell’evento dedicato a D’Annunzio (tenutosi il 28 dicembre 2018 presso la Sala Rossa del Comune di Pisa e coordinato dall’assessore Buscemi) lettera aperta di Romina Romiti Caroti in indirizzo all’assessore alla cultura del Comune di Pisa, Andrea Buscemi, che postiamo integralmente:
Trovo che non sia appropriato per un assessore alla cultura affidare ruoli di attrice alla sua fidanzata in occasione di eventi pubblici organizzati dal Comune.
Prima di tutto perché una figura istituzionale deve essere super partes, per non creare sospetti di rapporti clientelari. Non ho mai visto le compagne degli assessori alla cultura precedenti fare le vallette o avere una qualche partecipazioni a rassegne sotto il patrocinio del Comune.
In secondo luogo, perché un assessore deve promuovere le risorse umane del territorio: Pisa è piena di attrici e attori di qualità.A maggior ragione se per tale prestazione fosse stato previsto un compenso. Visto che l’amministrazione ci tiene ad aiutare i pisani con residenza da lunga data, faccia guadagnare gli artisti pisani.
Se ci sono stati 6.700€ per Sgarbi, ci potrebbero essere 200€ euro anche per un’attrice/attore libero da legami di qualsiasi genere col suddetto assessore? La signorina sua fidanzata non abita neanche a Pisa. Ha preso un compenso? Quanto? Un pensiero sorge spontaneo anche relativamente al pianista che ha già avuto due partecipazioni tra gli eventi in calendario organizzati dall’assessore: l’omaggio a Lizt il 29 dicembre e il contributo musicale in occasione della presentazione del libro “La ragazza di Marsiglia”, il 12 ottobre nell’atrio del Comune. E’ suo amico? È una semplice domanda che rivolgo all’assessore, contando sul dovere di trasparenza che le istituzioni hanno verso i cittadini e con tutto il rispetto per la professionalità del musicista in questione. Questo perché credo che dovrebbe esserci un’attenzione ad ampio raggio sulla realtà cittadina ricca di numerosi talenti e si dovrebbe dar spazio ai molti, prevedendo un’alternanza delle varie personalità artistiche.
Mi duole ricordare che per gli incarichi pubblici esiste una separazione tra pubblico e privato, e che il ruolo istituzionale non può essere utilizzato per favorire la visibilità e la carriera dei propri amici. Il Comune non è il salotto privato dell’assessore, dove trovano espressione i suoi gusti, i suoi interessi e le sue conoscenze personali, il tutto organizzato con i soldi della comunità. Un amministratore è un funzionario pubblico, cioè che agisce per il bene di tutta la comunità, non solo privilegiando il suo clan e il proprio elettorato, oltretutto molto ridotto numericamente (173 voti) rispetto alla cittadinanza.
Il sig. Buscemi sta svolgendo una mansione per tutti i contribuenti pisani e riceve una indennità con i soldi di tutti i contribuenti pisani. Anche i miei. Perciò dovrebbe mettere da parte il suo bisogno di protagonismo, che può ben realizzare nel suo mestiere di attore ed aprirsi all’ascolto di una realtà locale fervente, ricca e variegata. Nell’ascolto degli altri spesso c’è più da imparare che dalla noiosa replica di sé stessi.
Le istituzioni dovrebbero farsi strumento di valorizzazione della cultura viva sul territorio, offrendo a tutti spazi ed occasioni di espressione.
Potrebbe esserle utile ricordare l’etimo del termine “amministratore”, tale quale è la funzione di un assessore comunale. Minister, ha il significato anche di aiutante, servo, ed è composto da minus, “minore” col suffisso -ter (comparazione tra due). Il suo contrario etimologico è magister, composto da maior, “maggiore” col suffisso -ter. E’ significativo che per indicare i pubblici uffici, anche di vertice, abbia prevalso la prima parola.
Le vorrei consigliare, inoltre, la lettura dei mistici. Il monaco zen, dice: se entro in una stanza e qualcuno mi saluta, ho sbagliato tutto. Ciò significa che in alcune circostanze è cosa buona abbassare le luci della ribalta sopra di sé, e nel suo caso anche dei suoi affiliati, per fare un servizio agli altri, sopratutto quando si ha poco da offrire. Per il ruolo che ricopre poi, il servizio è un dovere.