20ottobre 2017 da Medicina democratica val di Cecina
Respingendo una mozione della Consigliera regionale Monica Pecori, aderente a Medicina democratica, titolata:
“Emergenza acqua in val di Cecina, Solvay costruisca un dissalatore per i suoi approvvigionamenti di acqua e di sale”
il PD regionale, per bocca del Consigliere Francesco Gazzetti, ha dato uno schiaffo inesorabile alla popolazione della Val di Cecina, che aveva consegnato in giugno una petizione popolare con 1.500 firme sull’argomento, e sgrava la multinazionale di Rosignano dalle sue responsabilità.
Com’è noto la Solvay ha concessioni di prelievo d’acqua dolce in VdC esorbitanti ad un canone irrisorio: 20 milioni di metri cubi, molto superiori ai consumi d’acqua di Cecina, Rosignano e Volterra – turisti compresi – messi insieme, pagando meno di 300.000 euro l’anno di canone. L’acqua viene usata principalmente per estrarre il prezioso e non rinnovabile salgemma volterrano, che dopo aver alimentato lo stabilimento di Rosignano, per quasi la metà viene riversato in mare, a causa dell’inefficienza della vecchia sodiera.
La mozione è stata respinta dal PD per bocca del consigliere Gazzetti, con la motivazione che l’attuazione della Delibera GRT 40/2017 (pozzi alla Steccaia per ASA) sarebbe sufficiente per eliminare il problema della carenza idrica nella zona, delibera che a suo giudizio avrebbe riequilibrato i consumi d’acqua in VdC tra Solvay e popolazione. Gazzetti ha ricordato inoltre che Solvay già usa l’acqua del depuratore civile di ASA (Progetto Aretusa). Steccaia e Aretusa a nostro avviso sono palliativi che coinvolgono piccole quantità d’acqua e non affrontano i problemi alla radice. Il problema centrale è che specialmente con i cambiamenti climatici e la minore piovosità, in VdC non c’è più acqua per tutti, e la prima a dover rinunciare all’acqua dolce è – per legge – la Solvay, lasciando l’acqua di falda alla popolazione, che ne ha la priorità assoluta.
Per il PD inoltre è priva di interesse l’opportunità che darebbe un dissalatore a Solvay di ricavare, oltre all’acqua necessaria, anche il sale di mare, in quantità anche maggiori di quanto prelevato dalle miniere di Saline di Volterra. Gazzetti ha glissato anche sui finanziamenti pubblici a Solvay (108 milioni dal governo e 500.000 euro dalla Regione) concessi senza vincoli, che sarebbero stati sufficienti a costruire un dissalatore d’acqua di mare. Facciamo notare anche che la costruzione di un dissalatore avrebbe dato più certezza di approvvigionamenti allo stabilimento e quindi garanzie lavorative maggiori ai lavoratori; e che la costruzione di un dissalatore, liberando l’acqua dolce della val di Cecina e le preziose miniere di salgemma, renderebbe più accettabile e sostenibile la presenza Solvay nella valle, divenuta invece con gli anni sempre più pesante ed inaccettabile.
Sottolineiamo infine che la costruzione di un dissalatore, alimentato ad energie rinnovabili, sarebbe un volano di sviluppo e rilancio dello stabilimento e della sua occupazione, che al contrario ad oggi ha toccato il suo minimo storico (370 lavoratori Solvay diretti) .
Insomma il PD regionale, “medico pietoso” in soccorso a Solvay, finisce per rendere cancerosa la sua presenza in VdC, anziché cogliere l’occasione di andare alla radice dei problemi, con una misura semplice quanto percorribile, qual è il dissalatore, auspicato nel 2013 perfino da Arpat. Ovviamente la battaglia per un dissalatore Solvay continua, in Regione e nella società.