Franco Serantini, morte di un 20enne che voleva un mondo migliore

7 Maggio 1972 – 7 Maggio 2017, un giovane anarchico, venne colpito a morte sul Lungarno Gambacorti a Pisa ad un presidio (indetto da Lotta Continua) contro un comizio del Movimento Sociale Italiano. L’inizio di un’agonia, per poi morire all’alba del 7 maggio

7maggio 2017 di Silvio Lami

 

Da testimonianze, risulta che il giovane non aveva opposto nessuna forma di resistenza, tuttavia subì un pestaggio, condotto nella caserma dei Carabinieri, poi trasferito nel carcere “Don Bosco” di Pisa. Il 6 maggio venne interrogato. Nel corso dell’interrogatorio gli contestarono soltanto una ipotetica invettiva e, dando prova di un candore che sfiorava l’ingenuità, si dichiarò anarchico.

Franco Serantini non è soltanto parte di un vissuto della mia generazione, di un romanticismo da commozione, o comunque un pezzo di storia commemorativa, diversamente e purtroppo, è testimonianza ancora viva. Ancora troppe morti sono considerate accidentali con conseguenti scarica barili sulle responsabilità, che dal “fato”, rimbalzano tra medici, Forze dell’Ordine e mille depistaggi. Dopo la morte di Franco e molte altre (fino alla vicenda di Stefano Cucchi), dopo la mattanza al G8 di Genova, ancora aspettiamo il tesserino di riconoscimento per gli Agenti di Polizia in servizio e, una legge sui reati di tortura/trattamenti degradanti, in cui i responsabili non possano più beneficiare del fatto di restare impuniti.

Da Wikipedia:

“Franco Serantini abbandonato in orfanotrofio, all’età di due anni viene adottato da una coppia senza figli. Dopo la morte della madre adottiva è affidato ai nonni materni, al compimento dei nove anni viene trasferito di nuovo in un Istituto d’assistenza a Cagliari. Poi nel 1968 all’Istituto per l’Osservazione dei minori di Firenze e da qui, senza la minima ragione di ordine penale, inviato al riformatorio di Pisa “Pietro Thouar”.

 A Pisa, dopo la licenza media alla scuola statale Fibonacci, frequenta la scuola di contabilità aziendale. Con lo studio e la conoscenza di nuovi amici incomincia a guardare il mondo con occhi diversi, si avvicina all’ambiente politico della sinistra, frequentando le sedi delle Federazioni giovanili comunista e socialista, passando da Lotta continua fino ad approdare, nell’autunno del 1971, al gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli”. Impegnato nelle iniziative politiche di quegli anni, il 5 maggio 1972 partecipa al presidio indetto da Lotta continua contro il comizio dell’on.Beppe Niccolai (Movimento Sociale Italiano). Il presidio venne attaccato dalla polizia, durante una delle cariche Franco viene in contatto con un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e ferito. 

Trasferito nel carcere Don Bosco, il giorno dopo viene sottoposto ad un interrogatorio e manifesta uno stato di malessere generale che le guardie e il medico del carcere (*) dott. Mammoli non giudicano serio.

  • Il 7 maggio, dopo due giorni, Serantini viene trovato in coma nella sua cella e trasportato al pronto soccorso del carcere.
  • Muore alle 9,45.
  • Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere fanno richiesta al Comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune rifiuta, mentre la notizia della morte di Serantini si diffonde in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all’avvocato Massei di costituirsi parte civile.
  • Il giorno dopo si svolge l’autopsia: l’avvocato Giovanni Sorbi esce dalla sala dell’obitorio dell’Ospedale di Santa Chiara e ricorda:

“È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi”.

  • I suoi funerali il 9 maggio 1972 vedono una grande partecipazione popolare.
  • In piazza S. Silvestro il 13 maggio 1972 dopo una manifestazione indetta da Lotta continua con un comizio conclusivo di Gianni Landi per gli anarchici e di Adriano Sofri per Lotta continua viene apposta all’ingresso del palazzo Thouar, che è stata l’ultima abitazione di Franco, una lapide in suo ricordo.
  • A Torino gli viene dedicata una scuola.
  • Nel 1979 a Pisa nasce la biblioteca omonima 
  • Nel 1982 in piazza S. Silvestro, viene inaugurato un monumento donato dai cavatori di Carrara.
(*) Nel 1977 il dottor Mammoli, medico del carcere Don Bosco, responsabile di non aver preso seriamente in esame Franco Serantini (che accusava forti dolori alla testa causa una forte emorragia interna al cranio), venne ferito seriamente, l’atto fu rivendicato da Azione Rivoluzionaria (gruppo armato che operava in quegli anni).

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