“Democrazia e Sanità pubblica: in Toscana sono state cancellate”
17dicembre 2015 di Beatrice Bardelli
Per la prima volta nella sua storia, la Regione Toscana ordina alle Forze dell’Ordine di picchiare i cittadini che vogliono vedere garantiti i propri diritti costituzionali, come il diritto alla salute ed il diritto alla partecipazione democratica, nelle scelte che riguardano tutta la comunità.
Al di là degli eventuali partiti di appartenenza. “Il 15 dicembre 2015 si è consumato un atto grave di anti-democrazia dentro e fuori il Palazzo della Regione Toscana. Le forze dell’ ordine su indicazione del Presidente della Regione hanno impedito a liberi cittadini di accedere ed ascoltare il dibattito sulla riforma sanitaria.
All’interno mi è stato detto di togliermi la fascia tricolore da sindaco perché il Presidente ha dato ordine che dentro la sala consiliare non si possono esporre simboli. Ricordo ai distratti del PD della regione toscana… che la fascia del sindaco non è un “simbolo” qualunque ma rappresenta lo Stato italiano… e che, il Sindaco è un’Istituzione liberamente eletta al pari del Presidente o del consigliere regionale.
Il PD toscano vuol votare in fretta la Sua controriforma sanitaria…e lo fa a porte chiuse rigettando l’idea del referendum…e caricando liberi cittadini coi manganelli, soltanto perché volevano capire cosa succederà della loro salute…La DEMOCRAZIA per me è altra cosa…Meditate”.
E’ stata postata su Facebook, alla pagina del Comitato promotore referendum abrogativo LRT 28/15 https://www.facebook.com/groups/825461600860734/958912394182320/ l’indignata testimonianza (dal titolo: Fascia di rispetto) del sindaco di Suvereto, Giuliano Parodi, presente, martedì pomeriggio, insieme a circa 200 cittadini/ne dei comitati toscani.
Cittadini che hanno speso due mesi della loro vita a raccogliere le firme, per poter indire il referendum abrogativo di una legge sanitaria toscana, la n.28 del marzo 2015, che distrugge il sistema sanitario pubblico, fiore all’occhiello della nostra regione fino a pochi anni fa.
Con lui, a Firenze, c’erano altri sindaci di alcuni Comuni della Toscana, ben riconoscibili anche dalle forze dell’ordine perché indossavano l’autorevole fascia tricolore, arrivati dalle isole dell’Arcipelago toscano e dai Comuni della montagna massese. I cosiddetti “Comuni dimenticati”.
Presente per la provincia di Pisa anche Volterra (con il consigliere della ), il Comune “destinato” a perdere il suo efficientissimo ospedale, nonostante che la proposta sia della Cassa di Risparmio di Volterra e della Fondazione Cassa di Risparmio di salvare, con soldi freschi, l’importante Presidio Sanitario. Proposta totalmente ignorata dall’assessore regionale alla Sanità, Saccardi, che non si è “degnata” neppure di rispondere ai prestigiosi interlocutori.
Martedì pomeriggio, a Firenze, davanti alla Regione Toscana, c’erano anche i comitati di Pisa e di Livorno. Io ero là ed ho visto con i miei occhi episodi raccapriccianti che mi hanno rimandato alla memoria fatti simili accaduti in alcuni paesi dell’America Latina dove vige la dittatura.
Dopo un breve corteo, partito da piazza San Marco, dove si sono concentrati circa duecento attivisti dei vari comitati toscani promotori del referendum abrogativo, siamo arrivati davanti al Palazzo della Regione Toscana. Qui abbiamo incontrato i sindaci con la fascia tricolore, qui abbiamo ascoltato TUTTI i consiglieri regionali dei partiti dell’opposizione che ci hanno accolto a braccia aperte e qui abbiamo visto uno schieramento di forze dei Carabinieri, in assetto di antiguerriglia, che avevano l’ordine di impedire a chicchessia l’accesso ai piani superiori del Palazzo dove era iniziato il dibattito sulla “nuova” legge sanitaria della Toscana.
Sì, perché, spaventati dal risultato ottenuto (55.614 firme a sostegno della richiesta di referendum abrogativo della legge n. 28/2015 invece delle 40.000 richieste dal regolamento regionale), il presidente Rossi e la sua giunta non hanno trovato niente di meglio, che chiamare a proprio sostegno le forze dell’ordine, per impedire un qualsiasi confronto democratico, con quella parte della cittadinanza favorevole ad abolire una legge considerata iniqua.
Prima i Carabinieri, poi la Polizia:
Quando, a metà pomeriggio, Giuseppe Ricci, portavoce del Comitato promotore referendum, ha annunciato alle forze dell’ordine che una delegazione avrebbe varcato la soglia del portone sbarrato, i carabinieri hanno avuto l’ordine di reagire: coprendosi il volto con le visiere, sfoderando i loro manganelli e iniziando a menare calci con i loro scarponi da antiguerriglia. Tanto che, i cittadini sono stati costretti a sparpagliarsi per lo spavento (i video sul sito del Comitato sono molto eloquenti). Da registrare che un uno di loro, residente a Cecina, ha ricevuto un tale colpo alla tibia da temerne l’incrinatura dell’osso ed un altro è stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso ospedaliero.
A quel punto, Giuseppe Ricci, che da tempo aveva preannunciato al presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che una delegazione di 40 membri del Comitato avrebbe aspettato di incontrarlo, in una saletta vuota vicina a quella del Consiglio regionale, tanto da essersi procurato il PASS necessario per entrare nel palazzo della Regione, è riuscito ad ottenere un incontro serale per verificare l’impegno assunto dalla Regione Toscana sulla rassicurazione che il 15 dicembre, proprio martedì, si sarebbe conclusa la verifica delle 55.615 firme depositate.
Così non è stato. Anzi, il Collegio di garanzia che avrebbe dovuto assolvere tale compito (doveva restare in carica fino al 31 dicembre) è stato sciolto ante tempo e sostituito. E la legge regionale 28/2015 è stata abrogata per essere sostituita da un nuovo testo di legge, la n. 33, che dovrebbe essere spalmata con gli stessi contenuti della L. 28 sulla vecchia Legge sanitaria regionale, la n. 40.
Un’alchimia che non ha precedenti nel percorso democratico di una qualsiasi repubblica occidentale. Fatto sta che in questo momento, in consiglio regionale, i consiglieri di tutti i partiti di opposizione che sostengono le ragioni del Comitato referendario stanno presentando migliaia di emendamenti per bloccare l’approvazione della nuova legge sanitaria e che dovranno tenere impegnato il Consiglio regionale fino a Natale ed oltre.
Intanto, ieri si è verificato un fatto inquietante testimoniato con tanto di firma da un cittadino di Cascina molto noto, Mario Minuti, del partito di Rifondazione comunista. E’ stato lui a lanciare per primo l’allarme quando ha visto, a metà pomeriggio, poco dopo l’assalto dei carabinieri ai cittadini inermi, due giovani carabinieri salire belli vispi su autoambulanza della Humanitas di Firenze e, “stranamente”, venirne, uno, medicato ad una “improbabile” ferita alla fronte che risultava intatta (ci sono testimoni oculari) e, l’altro, ricoverato sull’ambulanza, steso su un lettino, con tanto di collare protettivo. La domanda che si sono posta i testimoni oculari, tutti di Pisa, è stata: fino a che punto si può manipolare la verità dei fatti? I cittadini, tutti, erano “disarmati”. E come avrebbero potuto, i due carabinieri, procurarsi delle ferite al collo ed alla fronte se, quando hanno attaccato i cittadini-manifestanti si sono calati sulla faccia i caschi con tanto di visiera protettiva?