Pisa 27 aprile 2016 di Enrico Zini
Al teatro Rossi di Pisa, in piazza Carrara, il 24 Aprile si è svolta l’iniziativa “Una festa per la biblioteca.
Una biblioteca in festa” per riportare la questione della Biblioteca Serantini http://www.bfs.it/index.php?it/132/storia al centro dell’attenzione della città e per contribuire alla sottoscrizione straordinaria. Infatti questo centro culturale, che ha un patrimonio di migliaia di volumi, periodici, documenti e materiali storici, non ha più una sede.
All’evento, dopo il dibattito “La lotta dei Kurdi per la libertà e la giustizia”, al quale hanno partecipato Marco Rovelli (scrittore e cantante) e Martino Seniga (giornalista di Rai News 24) seguito da un’apericena, i presenti hanno potuto assistere alle emozionanti esibizioni di Marco Rovelli e del Controcanto pisano.
Il teatro Rossi, costruito con il finanziamento della famiglia Prini, venne inaugurato, nel 1771, con l’Antigone di Metastasio e non di rado fu frequentato dalla famiglia granducale e da Pietro Leopoldo. Negli anni successivi vi si esibì anche Niccolò Paganini.
Nel 1824 con l’Accademia dei Ravvivati il teatro diventò un punto di riferimento per gli ideali risorgimentali rimanendo a lungo il teatro più importante di Pisa. Qui debuttò l’attore livornese Ernesto Rossi cui, in seguito, venne intitolato.
Nel 1836 venne, addirittura, decorato con stemmi: uno, in oro zecchino, rappresentante la casa regnante del Granduca, e l’altro dell‘Accademia dei Ravvivati , eseguito a olio dal pittore pisano Carlo Brazzini, raffigurante un genio alato che accende un tripode con una fiaccola.
La costruzione tra il 1865 e il 1867 di due altri teatri, tra cui il Verdi, segnò l’inizio della decadenza del piccolo Rossi. L’ultima grande opera lirica rappresentata fu quella della Norma nel 1870. Posto all’asta per debiti passò allo stato che lo tenne aperto fino al 1966. E’ scioccante venire a sapere che da quel momento un posto così bello sia diventato un deposito di biciclette e motorini sequestrati.
Dopo un parziale restauro nel 1978 il teatro ha rivisto la luce con alcuni spettacoli di Andrea Buscemi nel 2000 per ricadere, subito dopo, nell’oblio e nell’abbandono da dove lo ha tirato fuori, “prendendone possesso” nel settembre del 2012, un gruppo di studenti, artisti, precari della ricerca e dell’editoria e operatori dello spettacolo con l’intento dichiarato di “mettere in pratica una gestione dal basso e orizzontale di uno dei più bei teatri del territorio”.