Il 25 ottobre scade il tempo utile per firmare e richiedere il referendum abrogativo regionale, quanti fossero interessato possono farlo nel comune di residenza
02 ottobre 2015 da Medicina Democratica – Movimento di lotta per la salute-Rosignano
Medicina Democratica informa di aver consegnato, anche al comune di Cecina, i moduli per raccogliere le firme di cittadini, al fine di indire il referendum abrogativo della legge regionale 28/2015, sul riordino sanitario regionale.
Il tempo per firmare non è molto, entro il 25 ottobre, ma il Comitato è certo di potercela fare a raggiungere l’obbiettivo, essendo in piedi una mobilitazione in tutto il territorio regionale.
La legge 28 segna una delle pagine più oscure della sanità toscana e rappresenta un cattivo esempio per le altre Regioni che si trovano a fronteggiare i tagli imposti dal governo. Un pessimo esempio per questioni di metodo, di sostanza e di tipologia dei tagli. Un disegno autoritario e accentratore. Un accanimento verso il personale del servizio sanitario regionale. Una legge che ha avuto un iter molto rapido, quasi precipitoso, da quando cioè Rossi, di fronte alla decisione del governo di tagliare il fondo sanitario nazionale di oltre 2 miliardi nell’ottobre 2014 , decise che la soluzione toscana per ottenere i risparmi era:
- introdurre un ticket ospedaliero (proposta rapidamente ibernata);
- realizzare una drastica riduzione delle Asl: 3 sole Asl, rispetto alle 16 tra Asl e Aziende ospedaliere .
Il metodo:
Nessuna discussione pubblica, nessuna partecipazione, nessuna iniziativa di ascolto. Molte proteste quelle sì, dei sindacati medici, dei collegi e dei sindacati degli infermieri, di comitati spontanei di cittadini sorti in varie zone della Toscana (che stanno promuovendo il referendum abrogativo della legge). Proteste rese inoffensive dalla “grande” stampa, che ha messo il silenziatore alla questione del riordino della sanità.
La sostanza:
Nonostante la propaganda in Toscana, uno studio del King’s Fund, il più importante istituto di ricerca britannico afferma: “ …. queste fusioni raramente riescono a raggiungere gli obiettivi stabiliti. E’ stato osservato che nel periodo 1997 – 2006 su 112 fusioni di ospedali 102 non mostrarono alcun miglioramento della produttività, e neppure della posizione finanziaria” (…) “Le evidenze suggeriscono che quanto più alto è il grado di cambiamento organizzativo che si vuole ottenere, tanto maggiore è il rischio che il beneficio non sia raggiunto” .
Con la fusione delle Aziende, l’incremento di dimensione organizzativa produrrà inevitabilmente un incremento di complessità, anche di tipo finanziario. L’Asl dell’area vasta centro (Firenze, Prato, Pistoia e Empoli), con una popolazione di circa un milione e 600mila assistiti, avrà entrate, e quindi un giro di affari, pari a poco meno di 3 miliardi di euro l’anno. Una tale concentrazione di denaro rischia di risvegliare non pochi appetiti, in una situazione di corruzione e malaffare dilagante, che non ha certamente risparmiato la Toscana.
I tagli al personale. Si tratta di 1500-2000 “esuberi” che sommati ai 2.500 dipendenti “persi” negli ultimi anni portano a un taglio del personale del servizio sanitario regionale vicino a un – 10% del totale. L’accanimento verso il “capitale umano” del SSR si completa con la proposta di demansionamento delle funzioni infermieristiche. I servizi verrebbero appaltati per decine d’anni da imprese private, anche straniere.