Sulle dichiarazioni del consigliere M5s Sarais, interviene la presidente del Consiglio Comunale Cepparello: “Non ci è concesso, tra le altre cose, fare imputazioni di mala intenzione, a singoli o a gruppi, o offendere l’onorabilità delle persone”
18giugno 2015 da Giovanna Cepparello, Presidente del Consiglio Comunale di Livorno
“In relazione all’intervento del consigliere comunale Walter Sarais durante il Consiglio Comunale del 16 giugno, sento il dovere di fare alcune brevi riflessioni, riprendendo tra le altre cose ciò che già ho detto nel corso della seduta. Parto da una considerazione generale.
Credo fermamente che le lunghe discussioni in Consiglio Comunale, e gli inevitabili contrasti tra opinioni diverse, giochino un ruolo fondamentale per la vita della città. Si tratta infatti di dibattiti pubblici, che hanno il merito di promuovere la coscienza collettiva dei problemi di Livorno, e che garantiscono un democratico e nutriente confronto politico, dal quale viene partorito quell’indirizzo che l’Assemblea è tenuta a dare alla Giunta.
A chi dice che discutere è “una perdita di tempo”, rivolgo un semplice invito: quello di provare a immaginare una gestione della cosa pubblica dove non c’è spazio per lo scontro tra idee diverse, per il dibattito, anche “caldo” e acceso. Credo che la democrazia si trasformerebbe in qualcosa di altro, molto lontano dallo spirito su cui si fonda, tra le altre cose, la nostra Costituzione. E’ quindi normale che in Consiglio ci si scontri, e che le valutazioni sul passato, sul presente e sul futuro siano talvolta diametralmente opposte.
Dobbiamo però ricordare sempre che, come Consiglieri, nel momento in cui pronunciamo ogni singola parola nella nostra bella sala, siamo pubblici ufficiali, oltre che rappresentanti dei nostri concittadini.
Il dibattito consiliare non può quindi mai prescindere da alcune regole fondamentali: non ci è concesso, tra le altre cose, fare imputazioni di mala intenzione, a singoli o a gruppi, o offendere l’onorabilità delle persone. E, soprattutto, nel caso in cui un Consigliere sia a conoscenza di reati perseguibili di ufficio, deve farne denuncia per iscritto, anche quando non sia individuata la persona alla quale il reato è attribuito (cf. Art 331 Codice di Procedura Penale). Su questo ultimo punto, in particolare, ho insistito anche nel corso dell’ultima seduta consiliare, dopo aver richiamato il Consigliere in questione ad un uso più pesato delle parole.
La valutazione politica, positiva o negativa che sia, dell’operato di altre forze politiche è assolutamente legittima, anche nel caso di giudizi severi, e non può essere messa a tacere in quanto forma di propaganda.
E’ invece di fondamentale importanza non sconfinare in accuse dal profilo chiaramente penale, sia nei confronti di altri politici che, a maggior ragione, nei confronti dei lavoratori del Comune.