Eccoli qui, gli “schiavi” contro ogni schiavitù, che si oppongono alla liquidazione dell’articolo 18: sono il gruppo di operai della Lucchini, della Sol, di Arcelor Mittal, delle ditte appaltatrici, deciso a dire la sua. Iscritti ai sindacati, ma non si limitano a delegare, e stasera prendono la parola in prima persona.
08ottobre 2014 di Paolo Gianardi
Arrivano puntuali verso le 21.30 alla rotonda della Sol a Piombino; piazzano i cartelli, montano la grande tenda che ne ospita sei o sette, quando alle tre di notte si decide di andare a dormire.
La serata è stata lunga, e bella, viva di quell’atmosfera un po’ scanzonata e un po’ commossa di queste occasioni, così tradizionali nella memoria operaia, eppure così vivaci e… contemporanee: arriva Andrea con pane formaggio salumi e vino rosso, oltre le mele dell’orto di Sassetta; Alessandro e “Capello” con il caffè.
Lo striscione dell’Associazione “Ruggero Toffolutti” contro le morti sul lavoro campeggia appeso al gazebo, del resto Ruggero restò vittima nel 1998 in Magona (oggi Arcelor Mittal) di quello sfruttamento cui i manifestanti non intendono sottostare, neppure sotto il pesantissimo ricatto occupazionale che qui riguarda non solo i dipendenti Lucchini.
Si fanno le foto agli “schiavi” incatenati, per postarle su facebook. Si parla della crisi, e anche delle guerre in Libia come in Afghanistan, in cui l’Italia è parte pericolosamente attiva. Si ride e si scherza, salutando i numerosi visitatori, uomini e donne che vengono a dire “sono con voi” a questi lavoratori così carichi di storia, così moderni.
Si va avanti fino alla mezzanotte di domani, anzi di oggi, mercoledì 8, per dire al Parlamento della Repubblica fondata sul lavoro che l’articolo 18 va esteso, e non tagliato.
Interviste ai manifestanti della Lucchini: traccia audio