Il Presidente della Regione Enrico Rossi, il Sindaco Filippo Nogarin, ma anche il Vescovo di Livorno Simone Giusti, al presidio davanti ai cancelli dell’azienda
17Aprile 2017 di Silvio Lami, interviste di Luca Stellati, immagini di Michele Faliani
“17 licenziamenti subito e 13 da discutere al Mise”, il tutto in agenda per il 20 aprile, questo è stato l’ultimatum dell’Azienda, ancora prima della stesura del verbale d’incontro e che, i sindacati hanno ovviamente rispedito al mittente. A fronte della rottura unilaterale del confronto sindacale e dell’abbandono del tavolo, da parte dell’azienda, anche nel giorno di Pasqua i dipendenti hanno proseguito il loro presidio con tanto di camper e tenda, ormai attivo da diversi giorni all’ingresso della GMI.
Con un grande fornello auto-costruito è stato celebrato il pranzo pasquale, forte della benedizione del Vescovo di Livorno ma anche della solidarietà delle Istituzioni e del fronte politico a sinistra.
Nonostante la solidarietà che in questi giorni sta manifestando la città di Livorno, risulta palpabile la forte preoccupazione tra i lavoratori, mista a rabbia e incredulità rispetto alle posizioni unilaterali assunte in questo ultimo periodo dall’azienda, basti pensare che, l’8 novembre scorso, dopo l’accordo in Confindustria tra le parti sociali, all’annuncio della riapertura dello Stabilimento per il 7 dicembre, veniva augurato un Natale e un futuro più sereno. Il tutto sembrava essere legato all’infra-strutturazione necessaria a garantire l’approvvigionamento del grano attraverso navi di grandi dimensioni. Anche accettando il fatto che si sarebbero registrati dei ritardi sull’avvio dei lavori ma, considerando gli impegni, le garanzie e le disponibilità messe sul tavolo dalle istituzioni e a quanto potrebbe offrire il porto di Livorno in termini di sviluppo industriale oltre alle capacità di ricevere materia prima anche da filiere corte, considerata la collocazione geografica, resta apparentemente inspiegabile l’atteggiamento dell’azienda.
A meno che dietro non ci siano intenzioni non dichiarate, che niente hanno a che vedere con il piano industriale ma piuttosto con mire di altro interesse, considerata l’appetibilità finanziaria di quest’area, tanto da far dichiarare al segretario generale della Flai Cgil Livorno, Michele Rossi:
“Siamo al capolinea e se questa situazione dovesse perdurare la nostra posizione sarà ferma: l’Autorità Portuale non deve avviare le procedure per il rifacimento della banchina”.
Intanto, la risposta sindacale non si è fatta attendere, sempre confidando nella solidarietà della città, a fronte di un atteggiamento del genere da parte di un’azienda, sottolineano le segreterie confederali Cgil, Cisl e Uil del territorio, uno schiaffo alle Istituzioni, al Governo, e ai lavoratori, è stato richiesto al Prefetto di aprire le procedure per la proclamazione dello sciopero generale:
“Molte sono le situazioni critiche, hanno dichiarato i sindacati in modo unitario, e altre se ne apriranno presto, non possiamo che rispondere con un’azione forte, soprattutto dopo che un’azienda si rifiuta categoricamente di utilizzare gli strumenti a disposizione per le aree di crisi complessa, un comportamento irresponsabile e assolutamente irrispettoso”.