Tutto esaurito ieri sera il Goldoni per la prima del nuovo spettacolo dei Mayor Von Frinzius
27maggio 2016 di Luca Stellati, foto di Michele Faliani
La vista si apre oltre le quinte del teatro, oltre gli oggetti di vita quotidiana che ingombrano il palcoscenico, sugli scenari della difficile quotidianità di tanti, di quelli che cercano di sbarcare il lunario, di quelli che fuggono sulle barche in mezzo al mare, dei disabili a cui si chiede di fare cose difficili anche per i “normali”.
E’ la fatica del vivere che accomuna attori e spettatori, la consapevolezza che “oggi ci siamo, domani chissà, la morte ci attende”, come recita uno dei ricorrenti mantra, la domanda esistenziale di senso che non avrà risposta.
Anche i ragazzi e le ragazze della compagnia avvertono questa fatica, in primo luogo la fatica del lavoro di attori, i dialoghi mai così impegnativi in cui debbono cimentarsi, affrontando il pubblico spesso da soli, senza il conforto del coro rassicurante e protettivo.
Ma nessuno è impermeabile al mondo che ci circonda, un “mondo magazzino di merci”, e di persone ridotte a merce, senza che ci possa venire facilmente in soccorso la speranza di un mondo diverso, dell’agognato e poi fallimentare campo “socialista” .
Soffriamo quindi in tanti, uno stato di costrizione della libertà, una condizione di disabilità psichica (quando non fisica), una carenza affettiva, un inappagato desiderio sessuale. Pazzia e disabilità sono un prodotto dei tempi che viviamo, una condizione che si estende oltre l’orizzonte.
Come resistere? Non è questione sociologica, bensì intima.
E non c’è una risposta generale, bisogna sapersi arrangiare, i Mayor suggeriscono ai propri disabili corsi di light designer, cucina, lingue straniere ed educazione sessuale, gli spettatori sono chiamati ad interrogarsi.
Pantani ha resistito sul Mortirolo, ma i bambini caricati sui barconi resisteranno in fondo al mare?
La popolazione tedesca era largamente all’oscuro dei campi di sterminio, non sapeva, ma noi vediamo tutti i giorni in televisione annegare chi fugge dalla guerra e dalla fame, “è l’indifferenza la base del nazismo”.
Possiamo resistere alla paura della diversità, al conformismo, al potere attrattivo del successo, all’arrivismo ed all’opportunismo.