Nel dna dei livornesi l’umorismo, lo spirito goliardico è cosa nota basti pensare alla famosa burla delle false teste di Modigliani, la gita dei tifosi con bandana berlusconiana allo stadio del Milan, le irresistibili locandine del Vernacoliere diffuse in tutta Italia.
25settembre 2016 di Donatella Nesti
Era dunque inevitabile che un Festival dell’umorismo come ‘Il senso del ridicolo’ dopo il felice esordio del 2015 mettesse radici e diventasse un appuntamento irrinunciabile. Arrivato alla seconda edizione il festival, che si svolge nel quartiere della Venezia, si è allargato ed alla tensostruttura di Piazza del luogo Pio si è aggiunta quella in piazza dei Domenicani ed ha raggiunto anche il Nuovo Teatro delle Commedie e il Vertigo con proiezioni cinematografiche.
Uno sforzo organizzativo notevole voluto dalla Fondazione Livorno – Arte e Cultura affiancata dal Comune di Livorno e dai numerosi giovani studenti volontari che hanno portato in piazza tantissimi livornesi e non solo, pronti a fare la coda per un biglietto e rendere molti eventi esauriti. Far ridere e far pensare questa la formula vincente del mago e giocoliere della parola del direttore del festival Stefano Bartezzaghi memore dell’insegnamento di Marziale “se sei saggio ridi”. “Ai temi della comicità e dell’umorismo si addice quella competenza leggera che non vuole costruire discorsi solenni e chiusi in se stessi ma tenere sempre aperti dialoghi e giochi, nel tentativo di migliorare il nostro umore e, assieme, il nostro acume – afferma Stefano Bartezzaghi – è stato questo il criterio predominante, se non l’unico, che ha ispirato le scelte del programma: la speranza è che ci aiuti a preservare una fra le più imprescindibili (ma anche fra le più sottovalutate) delle vere necessità della vita, individuale e associata: il senso del ridicolo, appunto.”
Il festival si è inaugurato con la lectio magistralis tenuta da Maurizio Ferraris che ha giocato (e sta lì il suo magistero) con il classico titolo “La fenomenologia dello spirito” di Hegel (1807) la storia romanzata della coscienza che attraverso erramenti, contrasti, scissioni e quindi infelicità e dolore raggiunge l’universalità e si riconosce come realtà che è ragione e ragione come realtà. “Sinora, e con esiti diversi, la filosofia si è esercitata in fenomenologie dello spirito nel senso di Phänomenologie des Geistes” sostiene Ferraris “È giunta l’ora di una Phänomenologie des Witzes, parallela alla prima, ma molto più istruttiva, descrivendo le posizioni dello spirito filosofico rispetto alla possibilità, sempre incombente, del ridicolo. Quello che ne emergerà è il peso della imbecillità negli spiriti eletti, e dunque una amara verità: sebbene faccia ridere, l’imbecillità è una cosa seria.” Una dotta e divertente scorribanda tra i ’colpi d’imbecillità’ dei geni e di quelli delle nasse amplificati dal web come sosteneva Umberto Eco ma anche una consolazione come riteneva quest’ultimo immaginando un dialogo tra Socrate ed un discepolo in cui Socrate sostiene che per morire senza rimpianti bisogna convincersi che il mondo è pieno di imbecilli, il congedo sarà più lieve…
Biglietti esauriti al Goldoni per l’intervista di Bartezzaghi a Geppi Cucciari che ha ripercorso ironicamente le tappe della sua carriera di comica ma anche il suo legame con il basket e la Sardegna ed un omaggio all’intelligienza delle donne che sanno far ridere come Monica Vitti e Anna Marchesini. Durante lo spettacolo sono stati affrontate diverse tematiche attuali, dal Fertility Day all’analisi delle nuove parole come curvy introdotte nel dizionario Zingarelli.
Il tema portante di questo festival è stato ‘L’Orlando Furioso’ ed i suoi personaggi divertenti ben illustrati da Fabrizio Bondi nella sua lezione ‘Come rideva l’Ariosto’ proponendo anche alcune illustrazioni di Pino Zac, la cui famiglia Zaccaria è stata lungo residente a Livorno. Tutti in fila per ascoltare Ottavia Piccolo la quale appena ventenne recitò con Ronconi nella sua discussa e celebre messa in scena dell’Orlando Furioso a Spoleto e poi in giro per l’italia. “L’Orlando Furioso non l’avevo mai letto, lo conoscevo, ma non l’avevo mai studiato – spiega l’attrice – Quando Ronconi mi ha chiamata è stato divertente perché quando mi ha detto cosa dovevo fare non ho capito niente”. Intervistata da Sarah Chiappori la Piccolo ha letto le divertenti pagine che hanno per protagonista Angelica inseguita da tutti i cavalieri del poema.
Molto divertente ed innovativa la messa in scena dal CollettivO CineticO di Amleto pensato come una specie di casting dove i partecipanti sono costretti a strane performances da una voce fuori campo ed eliminati da un applausometro che seleziona i protagonisti ed il vincitore. Durante l’evento anche due mostre: alla Bottega del caffè la divertente “Se i quadri potessero parlare” di Stefano Guerrera il quale applica a quadri famosi battute irriverenti ed in Fortezza Nuova “Bruno Munari un personaggio in cerca d’autore”per il quale l’umorismo è cercare le pieghe inedite del mondo.