E’ la fine, Piombino diventi emergenza nazionale
6marzo 2016 da Minoranza Sindacale, Piombino
Ancora una volta Cevital ha preteso ed ottenuto un ulteriore rinvio di 1mese, che i sindacati ed i lavoratori hanno poi esteso, con decisione unanime, di altri 15giorni, ed è stato dato un ultimatum ad Aferpi con scadenza alla data simbolo del 24 aprile, 2°anniversario del decesso dell’area a caldo.
Abbiamo condiviso questa decisione, ma ad alcune condizioni:
- Che questo sia davvero l’ultima concessione alle politiche di rinvio di Cevital e Aferpi: se il 24aprile prossimo non sarà presentato un contratto firmato, con tempi certi di esecuzione, la ricevuta di un versamento effettuato a garanzia e la documentazione finanziaria per l’attuazione del piano nella sua totalità, la partita con Cevital sarà automaticamente chiusa per volontà della stessa Cevital e, i sindacati non saranno più disponibili a nessun altro incontro.
- Che questo periodo venga utilizzato per coinvolgere tutti i lavoratori e tutta la cittadinanza in una ampia mobilitazione a sostegno della trattativa, ma che soprattutto prepari la discussione per futuri scenari di sviluppo del nostro territorio e, dai prossimi giorni Piombino diventi un’ emergenza nazionale.
Da mesi sosteniamo che ormai il “Progetto Piombino” non esiste più, sempre che sia mai è esistito.
La Cevital, con la sua politica dei rinvii e dell’immobilità ha come unico obiettivo il superamento della soglia dei due anni dal momento della vendita, dopodiché non sarà più vincolata a nessun obbligo di legge al mantenimento dei livelli occupazionali e delle attività imprenditoriali, né al rispetto di nessun accordo .A quel punto i piani verranno ridimensionati, l’area metalmeccanica probabilmente si ridurrà ad un area di laminazione; dell’area agroindustriale la cui location prevedrebbe andare a sostituire il vecchio laminatoio a rotaie TPP già sembra non se ne voglia più parlare e comunque si prevedono tempi biblici (2020-2021); le aree portuali destinate alla Cevital si ridurranno a centri di stoccaggio provvisorio per merci provenienti da chissà dove.
A questo si aggiungeranno forse forme di “sviluppo” che faranno del nostro territorio un centro di raccolta di rifiuti di vario genere, ma tutti pericolosi ed inquinanti: dalle risulte delle bonifiche con contenuti di amianto e di altri rifiuti tossici (ancora tutti da quantificare), ai residui delle demolizioni marittime, anch’esse con rifiuti pericolosi e tossici.
Tutto ciò è inaccettabile! Occorre con urgenza un piano alternativo
Che tenga conto delle necessità e specificità del territorio e che rappresenti una vera possibilità di sviluppo il più sostenibile possibile, deve essere elaborato da tutti gli attori presenti sul territorio, a partire dai sindacati, dalle istituzioni, dalle forze politiche e soprattutto dai cittadini, singoli o organizzati in una qualsiasi forma di associazione. A dire il vero doveva essere comunque portato avanti un progetto alternativo visto che la monocultura non si rileva mai vincente, alcune proposte le abbiamo con molta modestia già presentate e continueremo a farlo fino a quando non ne sentiremo di migliori magari fatte da esperti e dopo studi di settore:
- Organizzazione orizzontale di tutte le realtà siderurgiche nazionali, per l’elaborazione di un piano comune di uscita dalla crisi e per obbligare il governo ad elaborare una strategia per la produzione siderurgica. Strategia fatta di strumenti di sinergia, strumenti che favoriscano la ricerca e la verticalizzazione dei prodotti, facilitazioni per le associazioni di impresa e quant’altro sia possibile fare, anche a partire da esperienze già realizzate altrove.
- Forme di sostegno al reddito per i lavoratori senza occupazione, in primis quelli espulsi dai processi produttivi legati all’acciaio ed esteso a chi è stato di conseguenza colpito . Sostegno al reddito che superi la logica dell’assistenzialismo, ma che siano già funzionali a forme di sviluppo sostenibile del territorio:
1. Forme di lavoro per la risistemazione dell’assetto idrogeologico, paesaggistico e produttivo del territorio.
2. Forme di lavoro per la riqualificazione culturale del territorio.
3. Sostegno alla creazione di cooperative agricole e/o turistiche innovative e di qualità.
4. Sostegno a strutture di servizio per la qualificazione del turismo culturale e non.
5. Partecipazione consapevole e ragionata ai lavori di bonifica fatti in sicurezza.