23 Novembre 2019, di Michele Faliani
Si può, solo con la propria voce ed una chitarra acustica, stregare un intero locale? Se la voce e la chitarra sono quelle di Micah P. Hinson, la risposta è inequivocabilmente si. Hinson sale sul palco verso le 23, dopo un breve set di apertura del cantautore livornese Alto (molto bravo, da tenere assolutamente d’occhio, ma parecchio più interessante quando esegue le proprie canzoni piuttosto che le cover che ha presentato), con la sigaretta accesa ed inserita in lungo bocchino che non abbandonerà mai. Sembra un personaggio di “Brother, where are thou?” dei fratelli Cohen, e pensarci bene le sue canzoni folk e il suo accento smaccatamente sudista, in quella pellicola, ci farebbero la loro figura. Si presenta, dicendo di essere nato a Memphis nell’ospedale nel quale Elvis Presley fu dichiarato morto, ed il pubblico è già conquistato. Ottanta minuti di concerto, che fra una quantità industriale di sigarette e di straordinarie folk ballad e di fingerpicking, volano in un lampo, con il pubblico in silenzio religioso quando Hinson canta dentro al suo Shure 55, ma pronto ad esplodere in fragorosi applausi alla fine di ogni canzone. Bellissime soprattutto “Walking on egg’s shells”, “God is good” e “Lover’s lane”, ma tutto il concerto è stato davvero di altissima qualità. Ed è stato bellissimo vedere Micah non solo perfettamente ristabilito dal terribile incidente d’auto di qualche anno fa, ma vederlo anche felice per il terzo figlio arrivato neanche un anno fa.
Grazie allo staff del Cage e a Radar Concerti per l’ospitalità.
La photogallery di Alto:
La photogallery di Micah P. Hinson
Un estratto video del concerto: