Non si arresta la violenza maschile contro le donne, fisica, psicologica, economica da cui non è esclusa la morte.
7marzo 2018 da Donatella Nesti, Livorno
L’uomo di fronte alla donna reattiva e ben consapevole di sè, è diventato più fragile e troppo spesso ha reazioni confuse, instabili e in molti casi molto violente proprio nei confronti di questa donna davanti alla quale non si riconosce più: il gesto estremo del femminicidio corrisponde a questo non riconoscersi, dove l’eliminazione fisica della donna appare come la soluzione del problema.
Quante donne e madri di bambine e bambini vengono uccise dall’ ex marito – compagno – convivente, che a sua volta si toglie la vita!. ” Basta rosa in cronaca nera!” Ogni donna ha il diritto di decidere del proprio corpo e del proprio destino. Il Marzo Donna, non vuole avere la leggerezza di una ricorrenza ma la profondità e il valore di irrinunciabili risposte forti e chiare in termini di diritti e libertà delle donne da parte di questa nostra società troppo spesso indifferente. Molti gli eventi del mese di marzo a cominciare dalla proiezione del film Mercoledi 7 marzo al cinema 4 Mori alle 21.20 di “Due sotto il burqa”, organizzato dall’Associazione Capire un’ H, Centro Donna, Spi-CGIL.
Due sotto il burqa (2017)-Cherchez la femme è un film della regista iraniana Sou Abadi . Cosa non si farebbe per amore? Armand e Leila stanno pianificando di volare insieme a New York, ma pochi giorni prima della partenza, Mahmoud, fratello di Leila, fa il suo ritorno da un lungo soggiorno in Yemen, un’esperienza che lo ha cambiato… radicalmente: ai suoi occhi, ora,lo stile di vita moderno della sorella offende il Profeta. L’unica soluzione è confinarla in casa e impedirle ogni contatto con il suo ragazzo. Ma Armand non ci sta e pur di liberare l’amata escogita un piano folle: indossare un niqab e spacciarsi per donna. Il suo nome d’arte? Shéhérazade. Quello che Armand non si aspetta è che la sua recita possa essere sin troppo convincente, al punto da attirargli le attenzioni amorose dello stesso Mahmoud…
La regista vive da molti anni in Francia ma non dimentica l’adolescenza vissuta a Teheran “Ho trascorso una parte della mia vita sotto la repubblica islamica dell’Iran. L’educazione religiosa obbligatoria, le restrizioni nell’abbigliamento e le pattuglie repressive fanno parte dei ricordi indelebili della mia adolescenza… Quando incrocio una donna con il burqa, la mia prima reazione istintiva e irrazionale è una sensazione mista di paura e di rigetto che mi pervade e mi rimanda ai ricordi dei primi anni del regime islamista. Le donne velate costituivano in Iran il ramo femminile dei miliziani del regime. Armate, sono spesso ben più spietate e crudeli dei miliziani uomini. Questo rigetto, questa paura irragionevole che mi blocca sempre il respiro per qualche secondo, mi sconvolge perché siamo in democrazia, e io difendo la libertà d’espressione e i diritti dell’umanità e rispetto profondamente la libertà di ognuno di vestirsi come vuole.” La regista ha scelto i toni della commedia perché il sorriso, l’ironia e l’autoironia possono produrre talvolta più risultati positivi di saggi ed articoli paludati. La regista non è non vuole essere antimusulmana ma è e sa essere antioscurantista.