In 450, per dire No alla costruzione della nuova ferrovia per il trasporto delle armi
2giugno 2018 di Serena Campani (Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)
In occasione della festa della Repubblica, per ribadirne i suoi principi costituzionali contro la guerra, è stata organizzata una manifestazione regionale contro la costruzione di una nuova ferrovia che permetterà agli USA di caricare e trasportare armi e logistica da guerra sia verso le altre basi militari presenti sul territorio italiano, che direttamente negli scenari di guerra del Mediterraneo, del Nord Africa e del Medio Oriente. La costruzione della ferrovia fra Camp Darby e la stazione di Tombolo distruggerà 1000 alberi e porterà ad una ulteriore militarizzazione del nostro territorio.
Così Sabato 2 Giugno, dalle ore 14.30 militanti e rappresentanti di partiti e associazioni di sinistra e movimenti pacifisti della Toscana si sono ritrovati assieme a tanti cittadini per dare il via ad una pacifica e colorata manifestazione. Il corteo ha gioiosamente sfilato per 5 km, dalla Basilica di San Piero a Grado sino all’ingresso di Camp Darby, la base militare americana presente dalla fine della II Guerra Mondiale sul nostro territorio.
Al termine del corteo esponenti delle molte realtà presenti sono intervenuti approfondendo i dettagli della costruzione della ferrovia e dei pericoli che essa comporta e denunciando il processo di militarizzazione del territorio pisano e livornese dove, intorno al Camp Darby si sta realizzando una inquietante hub per gli armamenti e la logistica militare Usa che poggerebbe sull’aeroporto militare di Pisa, ove è di stanza la 46esima Brigata Aerea, ed il porto di Livorno ormai nuclearizzato come da tempo denunciato dalla Rete Civica Livornese Contro la Nuova Normalità della Guerra. (https://www.youtube.com/watch?v=7ngAqkWVwFY).
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…” recita l’articolo 11 della nostra bella Costituzione. Un no deciso alla guerra e alla sua “nuova normalità” sembra l’unica risposta possibile. Una risposta che peraltro potrebbe costituire significativa leva di convergenza tra le molteplici anime della sinistra che si sono mobilitate.