09settembre 2016 di Giacomo Bazzi
Molte sono le occasioni in cui abbiamo avuto modo di apprezzare e di assistere all’impegno, anche materiale, di molti giovani nell’intervenire su progetti di riqualificazione e vivibilità urbana, in punti della città che pur avendo uno spessore storico/culturale si trovano, in nome del “Pareggio di Bilancio”, in stato di abbandono, privi di manutenzione ordinaria, e pertanto in progressivo degrado.
Lo fanno denunciando queste situazioni, recuperando e dando informazioni sulla storia di quel monumento, di quella strada o piazza ma principalmente, dando testimonianza partecipata dal basso, acquistando e intervenendo con pennelli vernici e quant’altro occorra per recuperare e/o ridare dignità, non solo ad un particolare o ad un pezzo della città in termini di astratta e moralistica esteticità, ma principalmente ad un pezzo di memoria, di storia che a rischio di degrado verrebbe mortificata.
Conosco molti di questi giovani, troppo spesso additati semplicemente come ribelli o antagonisti al Sistema (ad un modello ormai in crisi strutturale, autoreferenziale e incapace di dare risposte concrete ai problemi come l’abitare, il lavoro, la partecipazione attiva ecc.) ma che in realtà, pur nella loro autonomia di pensiero critico e oltre i canoni mediatici dell’unica dimensione che si vorrebbe imporre, fanno politica: