25settembre 2014 da Una città in Comune – PRC
Ci risiamo, ancora una volta siamo costretti a sottolineare che l’avevamo detto.
Facili Cassandre, tristemente consapevoli che quello che avevamo visto non era molto nascosto nelle nebbie del futuro, ma che forse proprio per questo la nostra voce è stata isolata.
E’ di venerdi scorso la notizia che molto probabilmente la nuova pista dell’aeroporto di Peretola – parallela convergente verso l’autostrada (!) – sarà di 2.400 metri. La scelta sarà molto probabilmente presa dall’ENAC sulla base di mere considerazioni tecniche. Eppure il peso politico, socio-economico e ambientale di questa decisione sarà notevolissimo, perché modificherà pesantemente gli scenari strategici dello sviluppo del territorio in Toscana e dell’assetto dei trasporti in Italia.
Il governatore della Regione in questi anni ha combattuto una strenua battaglia per “infilare” nel Piano di Indirizzo Territoriale una pista da 2.000 metri. Ha fatto fuoco e fiamme, fino a mettere addirittura in gioco la propria carica per ottenere che la sua maggioranza gli garantisse questo risultato. Tutto, nell’ottica dichiarata di un sistema aeroportuale regionale con un city airport (Firenze) e un aeroporto per voli anche intercontinentali (Pisa).
La scelta dell’ENAC, se confermata, metterà in crisi questa visione di sistema. Ma, come già detto, noi l’avevamo previsto, e avevamo per questo chiesto che la variante voluta da Rossi a favore della pista da 2.000 metri fosse stralciata.
Con la nostra richiesta volevamo mantenere vive e cogenti scelte di politica territoriale assolutamente alternative, a partire da quella di tutelare il sistema ambientale della Piana di Prato, piana che a questo punto subirà un chiaro e notevole impatto negativo dalla realizzazione e dall’uso della pista parallela convergente.
La proposta dello stralcio è stata bocciata dal PD, che pure a Pisa ha sostenuto di lottare strenuamente per l’aeroporto della città.
Ora ci troviamo di fronte non solo la decisione tecnica dell’ENAC, ma (guarda caso) addirittura e puntualmente il decreto “Sblocca Italia”, con cui si stanziano milioni per finanziare questa grande opera. Mestamente dobbiamo rilevare che avevamo denunciato in anticipo che si sarebbero stanziati soldi pubblici per favorire un privato.
Non basta: l’art.1 comma 10 dello Sblocca Italia stabilisce che per gli aeroporti di interesse nazionale sono approvati i contratti di programma già sottoscritti dall’ENAC con i gestori degli scali e il parere favorevole espresso dalle Regioni e dagli Enti Locali interessati “comprende ed assorbe, a tutti gli effetti, la verifica di conformità urbanistica delle singole opere inserite negli stessi piani regolatori”.
A questo punto diventa chiaro a tutti che la pista da 2.000 metri approvata con la variante del PIT l’estate scorsa è stata in realtà un vero e proprio cavallo di Troia per quella da 2.400 metri.