L’una sostiene l’altra. L’una non può esistere, senza l’altra
5giugno 2016 da Beatrice Bardelli (parte seconda)
Se gli italiani bocceranno questa riforma costituzionale al referendum del prossimo ottobre salterà anche la Legge elettorale, scritta per eleggere un Parlamento composto soltanto dalla Camera dei deputati e governato da un “Unico Partito” che, con la maggioranza dei seggi (340 su 630) potrà far approvare tutte le leggi che vuole. Anche quelle che non vorrebbero i cittadini che pensano di andare a votare SI’ ad ottobre, per sostenere il progetto del presidente del Consiglio.
La riforma costituzionale modifica quasi un terzo degli articoli della Carta costituzionale. La riforma di questo governo modifica 42 articoli dei 139 di cui è composta la nostra Carta costituzionale. 139 articoli pensati, soppesati e scritti collettivamente in un anno e mezzo di discussione, scontri e convergenze, dai 556 deputati dell’Assemblea costituente – in rappresentanza di 20 partiti – che erano stati eletti democraticamente il 2 giugno 1946 da donne e uomini di questo paese che volevano avere un futuro di diritti certi per non cadere più nelle mani di un dittatore di turno. Negli articoli modificati è stata cancellata per sempre la parola Senato. Ma la riforma costituzionale non riguarda solo il Senato.
Ecco in pillole, per orientarsi e capire cosa saremo chiamati a decidere con il referendum, quali sono le modifiche più sostanziali
Il Senato
Il nostro simpatico presidente del consiglio fa credere alla gente che la riforma costituzionale sia stata una scelta necessaria per “mandare a casa i politici”, che sono troppi in Parlamento, e per risparmiare soldi pubblici. Non è vero. La riforma riguarda solo il Senato dove è stato ridotto il numero dei senatori, da 315 a 100, ma non ha riguardato la Camera dove siedono ancora 630 deputati. Se si voleva davvero risparmiare si sarebbe dovuto ridurre sia il numero dei deputati che dei senatori. Invece il progetto di Renzi è un altro ed è unicamente politico. Infatti, il nuovo Senato non sarà più eletto dai cittadini che perderanno (se passa il SI’ alla riforma) anche il diritto di essere eletti. Il nuovo Senato sarà un ente di secondo livello dove siederanno consiglieri regionali e sindaci che faranno il doppio lavoro e godranno dell’immunità parlamentare. E per quanto riguarda il risparmio? Un’altra bufala. Conti (ufficiali) alla mano, ci assicurano che il risparmio si aggirerà intorno ai 50 milioni di euro l’anno. Peccato che non si parli mai di quanto spende l’Italia in spese militari: 80 milioni di euro al giorno. Peccato che non si dica agli italiani che un solo cacciabombardiere F35 ci costa intorno ai 100 milioni e che l’Italia si è impegnata ad acquistarne 90 di cui 38 entro il 2020. La legge di stabilità 2015 ha previsto per quest’anno quasi 18 miliardi di spese militari (circa 50 milioni al giorno), di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti, a carico del Ministero della Difesa ma a questa cifra vanno aggiunte altre spese, a carico del Ministero dello Sviluppo economico, per la costruzione di navi da guerra, cacciabombardieri ed altri sistemi d’arma ed a carico del Ministero dell’Economia e delle Finanze per le missioni militari all’estero.
Le Province
Vengono abolite definitivamente. Se passerà questa riforma i cittadini potranno esercitare il proprio diritto di voto solo per l’elezione di Comuni (ma non di tutti a causa della fusione dei Comuni in atto), Regioni e della Camera dei deputati. Domanda da un milione di dollari “…ma con l’Italicum, la nuova legge elettorale, si potranno scegliere davvero i nostri rappresentanti nell’unica Camera rimasta (Camera dei deputati)?”
Le Regioni
Viene cancellata l’autonomia regionale e la potestà legislativa concorrente che le Regioni condividevano con lo Stato. Le Regioni non avranno più gli stessi poteri di prima. Molte materie di legislazione concorrente elencate nell’art. 117 della Costituzione (tutela della salute, governo del territorio, alimentazione, ordinamento della comunicazione, protezione civile, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, valorizzazione dei beni culturali e ambientali ecc.) saranno assunte dallo Stato. Ovvero dal governo in carica, se saranno considerate materia di “tutela dell’interesse nazionale”.
Leggi di iniziativa popolare
Viene triplicato il numero di firme necessarie per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare: da 50.000 a 150.000.
Referendum (solo abrogativi)
Sono necessarie o 500.000 o 800.000 firme. Nel primo caso il quorum resta la maggioranza degli aventi diritto, nel secondo caso il quorum scende alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati.
La Legge elettorale
La legge elettorale, lungi dal rappresentare un’asettica tecnica di selezione della rappresentanza, è il principale strumento attraverso il quale si realizza un ordinamento rappresentativo e viene data concreta attuazione al principio supremo posto dall’art. 1 della Costituzione che statuisce:
“la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”
La pensa così anche Domenico Gallo, magistrato e giudice di Cassazione, fondatore del Coordinamento per la Democrazia costituzionale che ha indetto la raccolta firme sui 3 quesiti referendari (contro la riforma costituzionale e 2 contro l’Italicum, per l’abrogazione del premio di maggioranza e dei capolista bloccati). Domenico Gallo è anche autore dello splendido libro “Da sudditi a cittadini. Il percorso della democrazia” (edizioni GruppoAbele).
L’Italicum
Invece l’Italicum è la legge che rappresenta pienamente il progetto autoritario del governo Renzi. Innanzitutto è stata approvata a colpi di voti di fiducia senza cercare l’accordo con le minoranze esterne ed interne al PD. Ricordiamo che solo due volte nella storia d’Italia un governo è ricorso al voto di fiducia: nel 1923 con la Legge Acerbo voluta da Mussolini e che aprì la strada al ventennio fascista e nel 1953 con la legge “truffa” che, fortunatamente, fallì e fu abrogata l’anno seguente grazie ad un’ondata enorme di proteste popolari. L’Italicum ricalca, peggiorandola, l’anticostituzionale Porcellum, e disattende la sentenza della Consulta (n. 1/2014) perché continua ad attribuire un “premio di maggioranza” senza soglia e continua a negare il voto “eguale” dei cittadini e il loro diritto ad esprimere senza vincoli le proprie preferenze (artt. 1, 3, 48, 56, 58 Cost.). L’Italicum ripristina un Parlamento di nominati dai partiti e ripropone, di fatto, un sistema fortemente maggioritario con un altissimo premio di maggioranza.
Singoli partiti. Negate le coalizioni
Possono partecipare alla competizione elettorale per conquistare i seggi della Camera dei deputati solo i singoli partiti (liste) che abbiano superato la soglia di sbarramento del 3%.
Premio di maggioranza. Primo trucco: il ballottaggio senza soglia
Il singolo partito (lista) che supererà la soglia del 40 % dei voti, conquisterà il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati (340 seggi su 630). Se nessun partito (lista) supererà tale soglia, i primi due partiti (liste) che avranno ottenuto il maggior numero di voti andranno al ballottaggio. Nel ballottaggio non è prevista alcuna soglia per cui potrà conquistarsi la maggioranza dei seggi alla Camera il partito o la lista che prenderà un solo voto in più dell’altro. Al ballottaggio è “esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione”. Potrà quindi vincere il controllo assoluto della Camera anche quel partito (lista) che sarà stato votato al secondo turno dal 15% degli italiani. L’Italicum garantisce, quindi, ad una minoranza di trasformarsi per legge in maggioranza. Quella maggioranza che alla Camera voterà le leggi che più le piacciono e che governerà il paese. Quella maggioranza che determinerà la composizione dell’organo che deve vigilare sulla Costituzione, la Corte Costituzionale, la composizione del Consiglio superiore della magistratura e l’elezione dello stesso Presidente della Repubblica. E non si illudano Renzi ed il PD. Non è detto che sia il PD a conquistarsi la maggioranza dei seggi. E’ già successo nella storia d’Italia. Quando il PDS (Partito Democratico della Sinistra) convinse i propri iscritti a votare al referendum del 1993 a favore del sistema maggioritario, credendo di conquistarsi la guida del paese. L’anno dopo, nel 1994, vinse, invece e per la prima volta, Silvio Berlusconi. Bella mossa davvero! Per questo noi ci battiamo contro il progetto antidemocratico del governo Renzi e non contro la sua singola persona.
Il meccanismo elettorale dell’Italicum è congegnato per produrre una fortissima distorsione fra la volontà espressa dal corpo elettorale ed i seggi conseguiti dalle singole forze politiche, istituzionalizzando la diseguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto. Infatti, il peso che avrà il voto espresso da un cittadino che sosterrà il partito di maggioranza non è “eguale” a quello espresso da un cittadino che sosterrà un partito di minoranza. I nostri costituzionalisti hanno realizzato due distinte simulazioni per “pesare” il voto del cittadino di “minoranza” rispetto al voto del cittadino di “maggioranza”. Nel primo caso il voto del cittadino di maggioranza vale 3,67 volte in più del voto del cittadino di “minoranza” , nel secondo caso il voto del cittadino di maggioranza vale 4,01 volte in più del voto del cittadino di ”minoranza”. Scrive il magistrato Domenico Gallo: “Queste semplici considerazioni dimostrano che l’Italicum è una legge insostenibile poiché aggredisce i fondamenti della democrazia repubblicana e ferisce uno dei principi che non può essere oggetto di revisione costituzionale: quello dell’eguaglianza dei cittadini. L’ aspetto più preoccupante dell’italicum è che attraverso questo percorso di manipolazione della rappresentanza viene cambiata profondamente la forma di governo e squilibrata ogni forma di contrappeso istituzionale poiché un solo partito – per legge – avrà in mano le chiavi del governo e della maggioranza parlamentare. Per questo stiamo raccogliendo le firme per l’abrogazione del Premio di maggioranza.
Liste dei candidati con capolista bloccati. Secondo trucco: nominati dai partiti
L’italicum apparentemente abbandona il sistema delle liste bloccate (in cui i deputati sono eletti in base all’ordine di lista, senza che l’elettore possa mettervi becco), rendendo bloccati “soltanto” i capilista (che si possono presentare fino a 10 collegi), mentre gli altri deputati vengono eletti sulla base delle preferenze. Ma anche qui c’è un trucco. Perché vengono creati 100 collegi di dimensioni variabili da tre a sei seggi. Poiché difficilmente un partito elegge, in collegi così ridotti, più di un deputato, ecco che buona parte dei deputati (si calcola i due terzi) non saranno scelti dagli elettori con il voto di preferenza ma saranno direttamente “nominati” dai capi dei partiti. Come succedeva con il Porcellum dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Per questo stiamo raccogliendo le firme per l’abrogazione dei capolista bloccati.