Dopo il deludente autunno del cinema italiano, uscito piuttosto malconcio dall’ultima Mostra del cinema di Venezia
16 Novembre 2015, di Donatella Nesti
Alcuni registi tentano di riscoprire il cinema degli storici ’padri’ della commedia all’italiana (Monicelli, Risi, De Sica, Germi, Comencini) i quali ben sapevano come coniugare ironia e dramma sociale e per questo molti dei loro film hanno ricevuto premi importanti e grande successo di pubblico.
Ci prova ora Massimiliano Bruno con “Gli ultimi saranno gli ultimi” un film che affronta il tema del lavoro e della disoccupazione come accade in molte pellicole premiate ai festival come “La legge del mercato” di Stéphane Brizè e “Due giorni una notte” dei Dardenne.
C’è un altro aspetto nel film italiano quello del momento di buio, di follia che può colpire una persona quando si sente vittima di ingiustizie e soprusi. ”se i meccanismi sociali a volte irrefrenabili mettono sul ciglio di un burrone, può succedere di tutto, ormai è cronaca quotidiana”afferma Bruno.
Un film emblematico in questo senso è stato presentato a Venezia nella sezione Orizzonti “Un monstruo de mil cabezas”del messicano Rodrigo Pla che racconta la storia di una donna, il cui marito è malato di cancro, si vede rifiutare il consenso a cure speciali da medici e funzionari corrotti della sua assicurazione sanitaria. Spinta all’estremo dal sopruso subito, pistola alla mano e figlio liceale a ruota, sequestra ad uno ad uno i vari responsabili della pratica che la riguarda e li costringe ad aiutarla.
Anche il film di Bruno si apre sul volto impaurito di una donna con una pistola puntata contro un poliziotto mentre a ritroso il film racconta la storia di Luciana Colacci (Paola Cortellesi) una donna semplice che sogna una vita dignitosa insieme a suo marito Stefano (Alessandro Gassmann). È proprio al coronamento del loro sogno d’amore, quando la pancia di Luciana comincia a crescere, che il suo mondo inizia a perdere pezzi: si troverà senza lavoro e deciderà di reclamare giustizia e diritti di fronte alla persona sbagliata, proprio un ultimo come lei, Antonio Zanzotto (Fabrizio Bentivoglio).
Un film che, tra risate, bugie, incomprensioni e voltafaccia, racconta le emozioni in tutte le sfumature possibili.
Nostro signore ha detto che gli ultimi saranno i primi… ma non ha detto di preciso quando.
Il film risponde dunque all’esigenza di attrarre in sala sia il pubblico che diserta le pellicole troppo ‘cinefile’ sia gli spettatori più esigenti proponendo un tema di drammatica attualità. Tratto dal monologo teatrale che ha visto la poliedrica Cortellesi sul palco con 189 repliche il film si snoda sulle due storie parallele di due ’sfigati’ un’operaia licenziata quando si scopre che è incinta del bel marito superficiale e nullafacente ed un poliziotto (il bravo Fabrizio Bentivoglio) in trasferta punitiva per non aver salvato il partner in servizio, i quali si incontrano per caso nella drammatica scena iniziale.
A ritroso il racconto ci mostra molti personaggi tra i quali gli allegri amici della coppia, una trans la cui identità viene scoperta in ritardo dall’ingenuo poliziotto, i padroni della ditta che licenziano le dipendenti incinte, gli improbabili guardiani della ditta, le beghine che sgranano il rosario che, con le malefiche onde di Radio Maria, arriva perfino in bagno attraverso le tubature. Il dramma sociale si intreccia con momenti comici che non arricchiscono il film ma semmai fanno perdere in alcuni momenti la tensione e la suspense. Comunque brava Paola Cortellesi in un ruolo che la vede ridere e piangere e perfettamente nella parte Bentivoglio come sempre.