Faccio questa riflessione sulla Grecia, guardando pur sempre con simpatia a ciò che sta affrontando, ma chiedendomi alcune cose per cercare di capire.
13 febbraio 2015 di Ennio Succi
Quel Paese e tutti quelli che sono in crisi avevano possibilità di evitare le richieste impositive di UE, BCE e FMI se rinunciavano ai prestiti da questi concessi. Mi sorge un’altra domanda: perché queste istituzioni richiedono dure riforme per concedere prestiti? C’è una condicio sine qua che non rende giusta tale richiesta ed è che, quei finanziamenti erano a condizioni contrattuali di favore e non a prezzi di mercato.
Già, questa “maledettissima” Troika ha dato prestiti a tassi pari, quasi, a zero. Se così è, pare ragionevole che richieda qualcosa in cambio. Che c’entra la prepotenza, l’imperialismo capitalista, la punizione verso le “cicale”, quando essa chiede “riforme” di lungo respiro, per mettere in condizioni le economie debitrici di riuscire a rendere sostenibile il debito che han contratto?
Qualcuno dice che la BCE fa i prestiti alle banche a tassi ridicoli ed emette i Quantitative Easing per acquistare Titoli di Stato dalle banche. Ed è vero, ma è di poca memoria, perché tali flussi sono a condizioni di mercato, non regali, non sono a requisiti di favore come i prestiti agli Stati in difficoltà.
Nel Quantitative Easing se la banca ha titoli pari a 100 euro, la BCE li compra a 100 euro, inserendo liquidità nel sistema. Invece, nei prestiti alle banche, se la banca ha un credito che incasserà ad un certo tempo, ma ha necessità adesso di liquidi, la BCE anticipa sì la liquidità, prestandola e ricevendola aumentata degli interessi al momento della restituzione quando la banca debitrice incasserà il credito, ma così facendo, viene evitato che le banche (e quindi anche i nostri conti correnti e le nostre carte di credito) rimangano senza contanti.