Proprio due giorni fa l’Assessore al Sociale, Ina Dhimgjini, comunica agli Enti cittadini che “non permane la volontà dell’amministrazione di promuovere per il giorno del 22settembre la tavola rotonda che a livello locale era in corso di programmazione in adesione al Fertility Day promosso dal Ministero della Salute, in quanto, offuscata dalle polemiche sorte a livello nazionale, la stessa rischierebbe di non produrre gli effetti positivi attesi”
03settembre da Michela Molitierno, Direttivo BuongiornoLivorno
Questo perché il cosiddetto Piano Nazionale per la fertilità non è stato promulgato tre giorni fa, ma il 9giugno 2015.
La campagna tanto denigrata in queste ultime 48 ore nasce nel maggio 2015, a seguito del “Tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e prevenzione delle cause di infertilità”, con l’obiettivo di collocare la tematica della Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del Paese.
Nel documento si parla di “denatalità” che, sempre secondo il Ministero, influenza direttamente molti settori: economico, sociale, sanitario, previdenziale.
Sarebbe necessario, invece, una capovolgimento delle tematiche, e cioè che siano proprio i fattori economici, sociali, sanitari e previdenziali a spingere molte coppie e in specifico molte donne, a confrontarsi con vincoli sempre più ostili alla maternità, persone che forse, quei figli, li vorrebbero anche.
La campagna pubblicitaria intenta ad “operare un capovolgimento della mentalità corrente […] promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione” non ha fatto altro che riportarci indietro ai secoli bui. Si ritorna agli anni ’30, richiamando le donne ai loro doveri di fecondità verso il proprio paese, ridotte a “culle per il futuro”. Madre, prima di tutto!
Questi messaggi recludono le donne che scelgono di non fare figli o che non ne possono avere, in sottocategorie perché non contribuiscono al bene comune, quando invece dovrebbe essere socialmente accettata l’idea che una donna possa, anche per scelta, non avere figli, senza che questa si senta poi giudicata come donna a metà, affinché possa godere del diritto all’autodeterminazione e finalmente rivendicare la totale autonomia della gestione del proprio corpo, perennemente oggetto di giudizio e pregiudizio in una società ancora nettamente patriarcale.
Con questa campagna pubblicitaria si infantilizzano le donne, che sono rese incompetenti e distratte, che non conoscono, povere loro, l’importanza della giovinezza per avere gravidanze ideali, si colpevolizzano. Ma di chi è la vera distrazione?
Del Presidente del Consiglio che “non ne sapeva niente”?
Del Ministro che (donna e madre) vuole incentivare la natalità in un paese che non ha un sistema di welfare che attua davvero politiche per le famiglie?
Dell’Assessore che aderisce ad un piano ministeriale senza prendersi la briga di leggerselo?
#BuongiornoLivorno chiede che siano attuate delle politiche serie di sostegno alla genitorialità, perché le ragioni che impediscono alle donne di fare figli non si basano su una distrazione biologica, ma riguardano il sistema della nostra società, a partire dai licenziamenti in gravidanza, dalla difficoltà di rientrare al lavoro dopo il primo figlio, dai contratti a termine che durano meno di una gestazione.