A Livorno sono già decine gli attivisti/e dell’autorganizzazione sociale sotto processo, un altro caso su cui occorre riflettere e avviare solidarietà, è quello di Luigi Bardi, denunciato a piede libero per non aver fornito le proprie generalità, nonostante fossero ben note alle Forze dell’Ordine presenti sul posto. Persona, conosciuta a Livorno per il suo impegno attivo di solidarietà e che, per non essere rimasto indifferente, assieme ad altre persone presenti, allo sgombero di un’occupazione abitativa, si trova a distanza di anni a dover affrontare un processo.
Chi resiste ai soprusi, non si processa!
05novembre 2015, da Laboratorio SKA la ricostruzione della vicenda:
Era il il giorno 8maggio di tre anni fa, quando nella prima mattina, in via Ademollo,10 fu ordinato lo sgombero di un appartamento occupato da una famiglia con 4 figli (il più piccolo di 7 mesi). L’appartamento era stato occupato dalla famiglia da una ventina di giorni a seguito dello sfratto subito alcuni mesi prima, durante i quali avevano tentato ed esaurito tutte le opzioni indicate da parte del Comune (con proposte di sistemazione dalle suore, albergazione per pochi giorni ecc.), ritrovandosi persino a dormire dentro ad un furgone sotto il Municipio.
Pur riconoscendo che l’occupazione di una casa ERP in fase di assegnazione è una pratica sbagliata, la famiglia non ha potuto trovare altre soluzioni.
In quei giorni, un gruppo di persone residenti nel quartiere e, alcuni compagni del laboratorio SKA, hanno seguito la vicenda cercando di fornire assistenza e consigli. Dopo un paio di tentativi di sgombero da parte dei vigili urbani, la mattina dell’8 è avvenuta una vera e propria operazione poliziesca, in grande stile: decine di vigili urbani si sono presentati sotto l’appartamento con tanto di medico per contestare il certificato di un altro specialista che attestava le non buone condizioni di salute del figlio piccolo. All’arrivo di alcuni residenti del quartiere che sostenevano la causa della famiglia affinchè si arrivasse ad una soluzione, i vigili hanno messo in atto una vera caccia all’uomo, intervenendo per identificare chiunque anche solo entrasse in via Ademollo. Ciò veniva attuato bloccando fisicamente le persone (una ragazza è stata messa spalle al muro, un altro ragazzo spintonato su una macchina dei vigili), ed infine Luigi Bardi del Laboratorio SKA è stato circondato da circa 6 vigili e immobilizzato con l’aiuto di una coppia di agenti in borghese intervenuti sul posto, rivelatisi poi membri della squadra “speciale” dei vigili urbani. Al rifiuto dello stesso di fornire le generalità senza almeno prima sapere le motivazioni, i vigili e gli agenti in borghese hanno provato perfino ad ammanettarlo, per poi spintonarlo all’interno della macchina dei vigili che, a sirene spiegate e con la scorta di 2 moto (anche queste partite a sirene spiegate), lo hanno accompagnato al comando. Tutto questo scenario da telefilm si è concluso con una denuncia a piede libero per non aver fornito le generalità.
Questo grave episodio rivelava chiaramente che la gestione dei problemi sociali in città era ormai delegata alla Polizia Municipale di “Pucciarelli”, ideatore di un gruppetto di vigili che privi di preparazione nella gestione delle problematiche sociali, hanno di fatto ostacolato persino le istituzioni, compreso l’assessore alla casa Cantù, che stavano cercando di risolvere la questione in modo politico.
Oggi la questione abitativa, è diventata nella nostra città un’emergenza dilagante, anche grazie a questi interventi esclusivamente repressivi e sordi ad ogni istanza, che, mettendo in atto scene degne dell’America degli anni ’20, sono volti solo a sbattere per strada famiglie senza casa che si trovano in questa situazione per morosità incolpevole.
Come era noto sia agli occupanti che ai solidali, è certamente sbagliato occupare case ERP assegnate, ma non si può pensare di risolvere questi problemi come se fossero problemi di ordine pubblico. L’allora sindaco Cosimi e il comandante dei Vigili urbani Pucciarelli furono i responsabili della creazione di “squadrette” di vigili che, invece di risolverli acuiscono i problemi sociali, come già era successo ripetutamente nei mesi precedenti ai danni di alcuni venditori ambulanti senegalesi. In quel periodo erano numerosi gli abusi segnalati: un ragazzo senegalese che cercava di difendere la poca merce che aveva con sé venne accerchiato dai vigili, portato al comando e in seguito arrestato per una vicenda simile, cioè senza alcun ragione di sicurezza ma solo per questa esaltata gestione dell’ordine pubblico. Le perquisizioni illegali da parte di esponenti della Polizia Municipale nelle abitazioni di ragazzi senegalesi, eseguite senza alcun mandato, erano all’ordine degli giorno, e venivano condotte mettendo a soqquadro le abitazioni, squarciando i materassi con i coltelli e minacciando verbalmente gli inquilini “di tornare”.
Questi sono i fatti che avvenivano (e purtroppo continuano ad avvenire) nella nostra città, nel silenzio generale e contro le persone “più deboli”, contro coloro che magari non hanno un permesso di soggiorno o non hanno un tetto da dare ai propri familiari. Il tutto nell’indifferenza del Comune che probabilmente fingeva di non sapere. L’aspetto grottesco della vicenda è che il giorno prima l’allora assessore alla casa Cantù si era recato in Via Ademollo per informarsi sui fatti, impegnandosi a dare a breve risposte su eventuali percorsi che la famiglia avrebbe potuto/dovuto intraprendere accedendo ai percorsi istituzionali. La discussione era terminata tranquillamente con la promessa di risentirsi entro 7 giorni.
La famiglia aveva anche accettato di firmare dei documenti in cui si impegnava a liberare l’appartamento al termine di questi 7 giorni a seguito di una risposta istituzionale. La risposta, invece, è arrivata dopo un solo giorno, con lo sgombero forzato e con gli abusi ingiustificati subiti da Luigi Bardi, aggredito e tradotto con la forza al Comando come un pericoloso mafioso, ma reo soltanto di essere intervenuto per cercare di aiutare una famiglia in difficoltà nel proprio quartiere e oggi persino imputato per “resistenza” a seguito di quella mattinata di ordinaria follia nella gestione cittadina.
Alla luce di questa vicenda facciamo appello a tutte le organizzazioni politiche, associazioni, movimenti e singoli individui a denunciare la gravità di questi fatti, esprimendo in un comunicato pubblico la propria solidarietà a Luigi e a tutte le vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine.
Oggi grazie alle lotte sono molte famiglie o singol* che riescono ad evitare sfratti,molte le persone che riescono a non perdere il posto di lavoro. Siamo quotidianamente sotto attacco, l’unica ARMA che abbiamo è la solidarietà e la determinazione,forti di essere dalla parte del giusto. Non accettiamo intimidazioni, resisteremo.