Apprendiamo che sono state sbloccate dal MISE le garanzie di Sace, partecipata di Cassa Depositi e Prestiti, per dare ad Aferpi la possibilità di ottenere crediti dalle banche (circa 50 milioni di finanziamenti) e garantire la produzione dei laminatoi. Un pannicello tiepido è stato applicato su una brutta piaga che necessita del chirurgo.
13giugno 2016 da Coordinamento art. 1 – Camping CIG
Aferpi non ottiene la fiducia delle banche neanche per le necessità “di cassa”, cioè per pochi spiccioli in confronto a quanto occorre per realizzare il progetto sottoscritto nell’ Accordo di Programma (Siderurgia con due forni elettrici, Agroindustriale, Logistica e Porto): serve un miliardo di Euro, su cui attualmente Rebrab non è in grado di garantire nulla. Eppure il gruppo Cevital fu presentato come
“Un gruppo in salute, che non ha debiti ma che percepisce 500milioni di utili ogni anno, che negli ultimi 15 anni ha visto una crescita annuale del 34% e che dal 2012 ha deciso di investire all’estero”.
I lavoratori, nell’approvare, a larga maggioranza, gli accordi sindacali difensivi al momento del passaggio in Aferpi, hanno pagato un duro prezzo sia in salario che in diritti per realizzare quel piano e, oggi occorre che gli accordi sottoscritti tra Azienda Sindacati e Governo siano rispettati integralmente, con la piena realizzazione del Piano Industriale al fine di sostenere la massima occupazione e che, in caso contrario, sindacati, istituzioni (se occorre, anche la magistratura) ci tutelino da quella che potrebbe configurarsi come una “truffa” (per usare il termine che usò Landini in piazza a Piombino).
Nulla è dato di sapere neanche a proposito dei 42,5 milioni dovuti (entro la fine di maggio) da Aferpi a SMS Demag, cifra necessaria per avviare i progetti di dettaglio dei nuovi impianti siderurgici.
Qui non si tratta più di ordinarie difficoltà momentanee.
Ora siamo di fronte alla crisi finanziaria del piano complessivo concordato; crisi profonda e dall’esito imprevedibile, che rende necessaria una decisa svolta nella conduzione di tutta la partita.
Come lavoratori, ormai da un anno in cassa integrazione, siamo molto preoccupati delle ipotesi che il “Piano industriale di Aferpi” possa realizzarsi solo in parte e in tempi molto più lunghi di quanto fatto credere, risulta pertanto necessario premere sulla diversificazione economica. E’ anche ragionevole, in via cautelativa, considerare l’eventualità di un ridimensionamento sostanziale del “Castello Incantato” (per ora fatto solo di carte) costruito da Cevital, propagandato da Rossi e Giuliani e garantito da Renzi.
Ecco alcune linee di azione a nostro avviso necessarie per una svolta sostanziale.
- Richiesta di un incontro urgente con il presidente del Consiglio Renzi, da parte dei sindacati per una verifica definitiva delle capacità finanziarie di Aferpi nel sostenere il piano concordato, per verificare una volta per tutte la validità e l’attuabilità del progetto Piombino nella sua totalità cosicché non diventi un miraggio per i lavoratori e le loro famiglie; in caso negativo si prenda atto della inaffidabilità dell’interlocutore e il Governo si assuma dirette responsabilità per la tutela del settore secondo le linee di un Piano Siderurgico Nazionale.
- Impegno di tutte le forze politiche, sindacali e istituzionali (in primis i Sindaci della Val di Cornia) per la preparazione di una manifestazione a Roma, con presidio sotto palazzo Chigi per il giorno dell’ incontro: solo con una massiccia presenza si può imporre il “Caso Piombino” come caso di valenza nazionale e si può tentare di evitare che l’ incontro risulti solo una ennesima manovra dilatoria. Anche localmente, ogni appuntamento istituzionale importante sul tema, dovrà essere sottolineato da presidi e delegazioni di lavoratori e cittadini.
- Forte accelerazione nell’impegno delle istituzioni per lo sviluppo di una diversificazione economica nella “area di crisi complessa” : procedure burocratiche di emergenza per le autorizzazioni, aumento dei fondi per l’ incentivazione all’insediamento di nuove imprese; avvio tempestivo delle bonifiche dei siti inquinati con trattamento e riciclo dei rifiuti del SIN (premesse di ogni possibile diversificazione), difesa delle aree portuali dal rischio di un monopolio Cevital, “sblocco” del tratto finale della strada n. 398.