“In tempi storici diversi dagli attuali, ma ormai lontani, a seguito della pubblicazione del Documento Economico e Finanziario del Governo, sarebbe partita una discussione seria in ambito politico e sindacale, economisti e studiosi si sarebbero messi a disposizione con le loro conoscenze per una lettura critica da trasmettere, e discutere, collettivamente.
8ottobre 2018 di Federico Giusti
Ma oggi non solo le conoscenze vengono spese per le carriere universitarie ma ormai sono ben pochi gli intellettuali organici a percorsi di analisi conflittuale della realtà. La realtà induce a prendere atto non solo della eclissi di quella che un tempo avremmo definito intellettualità conflittuale, salvo poche e meritevoli eccezioni, ma induce noi tutti\e a farci promotori di letture collettive e analisi che non possono essere demandate a terzi.”Per questo abbiamo letto la nota di aggiornamento del documento e invitiamo tutti a farlo scaricandola dal web: DEF 2018. Sarebbero necessarie decine di pagine di analisi e grafici per affrontare tutte le questioni sollevate dal documento, proviamo intanto ad analizzarne alcune
- L’economia Usa va a gonfie vele come mai era accaduto negli ultimi anni, calano i non occupati e aumentano produzioni ed esportazioni anche in virtu’ di interventi prepotenti in politica estera . Al contrario l’economia europea deve rivedere al ribasso le previsioni di crescita. La aggressiva politica estera Trump e le rinnovate mire imperialiste Usa hanno ripercussioni positive sull’economia.
- In Italia il Pil quest’ anno scende dall’ 1,5% all’1.2, la previsione per il 2019 è allo 0,9, destinata a superare di poco l’1% nei 2\3 anni successivi. Imputare questi dati macroeconomici al Governo attuale, salvando il precedente, sarebbe un errore. L’economia italiana non decolla, pochi i posti di lavoro creati, problemi strutturali irrisolti
- Il Governo ha deciso di alzare al 2,4% il rapporto tra Pil e debito perché sta costruendo una manovra che nei prossimi 3 anni vorrebbe far riprendere i consumi (attraverso il reddito) rilanciare l’occupazione pensionando prima del tempo circa 400 mila lavoratori\trici, investire nel settore infrastrutturale e nella manutenzione del territorio conoscendo i costi sociali derivanti dall’incuria e dall’abbandono in cui versano intere province del paese. Ma per farlo lasciano fuori investimenti in altri settori, dalla sanità alla scuola, è probabile il congelamento dei contratti per 3,2 milioni di dipendenti pubblici, pochissimi gli interventi in materia di educazione, scuola ed università (che non si limitano, per capirci, alla assunzione degli insegnanti ma nella costruzione di nuove scuole, asili, università e di percorsi educativi migliori per esempio costruendo case dello studente visti gli elevati costi per mantenere i figli agli studi), si parla esplicitamente di nuove liberalizzazioni per favorire la ripresa dell’economia .
- L’Italia ha accumulato gravi ritardi negli ultimi 20 anni rispetto ai paesi più’ forti dell’area euro, errate erano dunque le previsioni del Pd di recuperare nell’arco di 4\5 anni questo gap ricorrendo solo a manovre economiche di contenimento del debito.
- Tutta da scoprire la riforma dei meccanismi di gestione dei servizi pubblici, si rinvia a una non meglio definita legge delega e la riforma degli uffici di collocamento non riceve i finanziamenti necessari ad attuare politiche attive in materia di lavoro tra formazione, orientamento e inserimento nel mercato del lavoro.Altra incognita riguarda la ripresa della ricerca scientifica e tecnologica come il conflitto latente tra gli Ordini e la diffusione di app innovative costruite per contenere il costo del lavoro e mettere in discussione taluni monopoli.
- L’indebitamento della Pa è destinato a crescere nonostante la dinamica salariale dei dipendenti pubblici sia destinata a subire una fermata di arresto nei prossimi mesi\anni, l’ennesima dopo 9 anni di blocco salariale e contrattuale.
- Il Governo pensa ad una manovra di rilancio degli investimenti e lo fa ricorrendo alla cancellazione dell’aumento dell’Iva previsto nel 2019, a una tassazione minore per le piccole e medie imprese, al taglio di imposta degli utili di impresa se reinvestiti in nuove tecnologie e nuova occupazione. La scommessa del Governo è di tornare tra un triennio a politiche di maggiore contenimento del debito, una volta raccolti i frutti delle politiche previste per il prossimo biennio
- La politica monetaria degli Usa, il rialzo del dollaro e dei tassi da parte della Federal Reserve è destinato a rafforzare l’economia Usa aumentando il gap con i paesi in via di sviluppo. Le manovre finanziarie Usa sono destinate ad ostacolare l’avanzata di India e Cina e accrescere la dipendenza dagli Usa dei paesi del continente latino americano
- La crescita della produzione di petrolio da parte dei paesi Opec non ha ancora raggiunto il risultato sperato ossia il contenimento dei prezzi di varie materie. Nel frattempo l’attacco speculativo ad Argentina , Venezuela, e Turchia , paesi assai diversi tra di loro e con ruoli ben distinti nello scacchiere internazionali ma tutti interessati dall’innalzamento dei tassi di interessi e dal deprezzamento della loro moneta nazionale.
- Si rafforzano gli Usa ma si indebolisce nel suo complesso la domanda mondiale, riprendono gli attacchi speculativi, aumenta il prezzo delle materie prime
- Il libero commercio e la piena circolazione delle merci subiscono una forte contrazione derivante dalle politiche dei dazi imposte dagli Usa in nome del protezionismo delle merci prodotte dentro i confini nazionali. Le reinternalizzazioni produttive , per esempio dal Messico e dal Brasile, sono state aiutate dal Governo Usa anche per guadagnare consensi nella middle e working class nazionale. Scenari che fino a 2\3 anni fa sembravano impensabili e mostrano una tendenza assolutista del capitalismo dominante anche rispetto ai potenziali alleati
- Riducendo la circolazione delle merci si rafforzano alcuni monopoli (Usa) ma allo stesso tempo i cambi diventano volatili e le risorse ai paesi emergenti risultano in netto calo. Sono gli effetti della crisi interna ai paesi a capitalismo avanzato.
- L’economia italiana rallenta perché cala la produzione (basterebbe vedere le ore lavorate) ed esporta meno all’estero vuoi per gli effetti delle politiche dei dazi che influenzano negativamente le esportazioni verso le economie cosiddette emergenti vuoi per la crisi strutturale dell’industria \ricerca.
- L’economia Usa ha bisogno urgente di accrescere il tasso di sfruttamento della manodopera e la produttività, per questo guarda, con interesse maggiore del passato, ad investimenti tecnologici e innovativi; la scommessa è riuscire in questa opera senza stravolgere ulteriormente il welfare (le spese sanitarie accresciute da Obama sono già dimenticate) e attaccare ferocemente la dinamica salariale dei settori pubblici e privati
- L’allargamento dello spread e le pressioni della Bce potrebbero giocare un ruolo negativo, tutte da valutare sono le eventuali, e probabili, manovre speculative in funzione tedesca e francese
- Si promettono meno tasse alle imprese italiane per invogliare una produzione industriale che da mesi è in grave crisi , produttiva e di esportazioni
- Il Governo prova a scommettere sulla ripresa dei consumi, non lo fa con politiche neokeynesiane ma inizia a guardare con maggiore interesse all’aumento del potere di acquisto derivante dalla crescita dei salari \redditi più bassi. La scommessa è quindi legata alla ripresa dei consumi per dare nuovo impulso alla produzione, si guarda alla spesa interna come fattore determinante per la uscita dalla crisi e in questa ottica la lotta contro i migranti e la difesa della sicurezza potrebbero diventare una sorta di elemento unificante e di coesione, giusto per disinnescare dinamiche conflittuali e di classe nei luoghi di lavoro. Prendiamone atto ricordando che non sono in gioco solo diritti civili ma i diritti sociali dentro una dinamica migratoria legata all’esercito industriale di riserva.
- Un capitolo a parte meriterebbe la dinamica di indebitamento, sono almeno 12 mesi che l’Ue ha accordato ai paesi membri maggiori margini di flessibilità perché le economie non crescono e il solo contenimento del debito non è sufficiente. Già negli anni 2015\16 la Commissione europea aveva criticato il Governo italiano, di allora, perché lo sforzo fiscale e la bassa crescita non risultavano adeguati al contenimento del debito, chi oggi strilla richiamando l’attenzione sui richiami dell’Ue omette di ricordare i richiami del passato, del resto la gara ormai è tra chi vuole apparire più liberista dell’altro. L’idea del Governo è allargare le maglie del debito e ridurre le tasse alle imprese, di riduzioni delle tasse ai salari non si parla, anzi diminuiranno le stesse detrazioni che in questi anni, specie per i redditi medio\alti, consentivano all’atto della denuncia dei redditi rimborsi e sconti considerevoli
- un capitolo importante riguarda il sistema di tassazione denominato flat tax, bisogna capire bene cosa sta succedendo, da un anno a questa parte, negli Usa, o quanto accaduto in Gb dove questa tassazione che favorisce i redditi elevati è da tempo applicata. Farlo senza ideologismi ma guardando alla sostanza del problema e alle disuguaglianze createsi con le loro ripercussioni sociali e sulla dinamica salariale
- Altro aspetto da seguire: la pressione fiscale complessiva che con la flat tax è destinata a ridursi. Meno tasse determineranno la ripresa dei consumi e dell’economia o metteranno in ginocchio i conti pubblici e lo stato sociale? Può esistere un equilibrio tra queste dinamiche e quali saranno i blocchi sociali che ne usciranno rafforzati\indeboliti? E come può il Governo parlare invece dell’aumento, nel prossimo triennio, delle entrate tributarie?
- l’aumento della spesa pubblica, pur contenuta, in previsione come avverrà concretamente? Quali spese sono destinate a crescre? Se nel 2020 si ipotizza una riduzione della spesa dei salari pubblici, il Governo non starà pensando all’ennesimo blocco dei contratti?
- Tutto da valutare l’impatto sulle casse statali derivante dalla lotta all’elusione fiscale, le previsione fatte nel recente passato si sono del resto dimostrate errate se non ingannevoli. Si parla di lotta ai falsi poveri e alle dichiarazioni Isee truccate. Stando alla Guardia di Finanza su dieci controlli fiscali effettuate sui redditi poveri sei risultano irregolari. Sembrerebbe che la elusione fiscale e le dichiarazioni mendaci riguardino soprattutto i ceti sociali più bassi la cui elusione è decisamente contenuta e al massimo è funzionale ad accedere a una casa popolare (ma i controlli effettuati dai Comuni sono piuttosto rigidi da tempo). E la lotta alla grande evasione? Stando ai dati i controlli che la GdF potrà effettuare riguarderanno meno dell’1% della platea destinaria del reddito. Il Governo ha quindi in cantiere altri controlli per smascherare eventuali furbetti? E i controlli sui grandi capitali di quali strumenti si avvarranno? Per effettuare controlli servirebbero organici maggiori negli enti locali, nelle agenzie delle entrate e nei centri di collocamento, numeri assai superiori a quelli previsti dal Governo con strumenti maggiori e più sofisticati di quelli attuali.
- Valorizzazioni del patrimonio pubblico, un altro obiettivo del Governo da raggiungere forse con svendite e alienazioni? Sarà sufficiente rinegoziare i contratti di locazione?
- Un capitolo a parte, ma ne parleremo in altra sede, meritano la spesa previdenziale e gli investimenti pubblici, ricordiamo solo che il nostro paese da 25 anni non attua un piano credibile ed efficace di manutenzione del territorio, i costi in termini di perdita di vite umane e devastazioni sono ingenti e fonti di continua spesa. Non dimentichiamo come interi comuni terremotati siano ancora all’inizio, dopo anni, dei lavori di ricostruzione, le infrastrutture sono carenti e inadeguate.