Dal 1982 la discarica di Bulera, nel Comune di Pomarance, riceve rifiuti tossici al mercurio, al boro e all’arsenico.
10gennaio 2017 da Maurizio Marchi, Medicina democratica
Con Delibera della Giunta n° 236 del 21/07/1999 la Provincia di Pisa approvò il progetto definitivo di ampliamento finalizzato alla chiusura in sicurezza della Discarica Bulera, classificata come Discarica per rifiuti speciali pericolosi di categoria II (tipo B). “Chiusura in sicurezza” che è andata avanti per quasi 20 anni, senza arrivare a nessuna chiusura, tantomeno in sicurezza. L’unica sicurezza è stata solo l’enorme entrata di soldi alla SCL, con accoglimento di rifiuti tossici anche da fuori provincia.
Ancora tra il 2012 e il 2015 veniva autorizzata a smaltire 48.000 metri cubi di terre contenenti amianto. Si noti anche che l’unica impermeabilizzazione sottostante al corpo della discarica è costituita solo da argilla (niente teli spessorati come prescritto in discariche più sicure), mentre dei teli sono stati collocati solo sopra ad alcuni lotti per limitare la percolazione di acque piovane.
Oggi la SCL chiede nuovamente la “riprofilatura” della discarica con l’apporto di ben un milione di tonnellate di rifiuti tossici, che a fronte dei 2,7 milioni (presunti) smaltitivi finora, quasi raddoppierebbero la discarica e la sua pericolosità, elevandone di molto l’altezza, che passerebbe da 212 metri slm a 222 (pag. 34 della Relazione tecnica). Sono previsti nuovi spazi per il conferimento di rifiuti (“nuove celle di coltivazione”) seppur all’interno dell’attuale recinzione.
Per quanto riguarda la pericolosità idraulica, nei documenti ufficiali si ammette:
“il Botro Bulera che delimita la discarica sul versante orientale e su parte di quello occidentale, è classificato ai sensi del Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino Regionale Toscana Costa a pericolosità molto elevata, mentre ai sensi dell’art. 80 del P.I.T. ricade nella classe 4 corrispondente ad una pericolosità elevata.” Il botro Bulera si getta nel torrente Possera, che a sua volta va nel fiume Cecina.
Niente captazione del biogas, perché i rifiuti conferiti non emetterebbero maleodoranze. Un progetto che non sarebbe stato neanche da prendere in considerazione, sia alla luce della Delibera del 1999, sia delle evidenze d’inquinamento delle acque e dei terreni successivamente accertate. Bene hanno fatto 150 cittadini ad opporsi pubblicamente, con una petizione contraria.
Bene ha fatto l’azienda agricola Grandoli a scrivere un’opposizione circostanziata. Bene ha fatto il Comune di Volterra ad evidenziare che “la discarica è realizzata su terreni che non garantiscono la tenuta impermeabile del fondo, con conseguente pericolo di contaminazione da parte dei percolati della discarica” e quindi “questo aspetto potrà in futuro rappresentare la maggior fonte d’inquinamento delle falde del fiume Cecina, ossia dell’approvvigionamento idrico dei Comuni …”
Benissimo infine ha fatto l’ ex lavoratore SCL, Cerri, a denunciare che:
“Quello che ai nostri amministratori a tutti i livelli sfugge è il carattere ricattatorio con il quale la Scl pretende di essere assecondata, senza verificare con la dovuta attenzione sia il rispetto degli accordi relativi alla situazione impiantistica, sia gli aspetti di sicurezza ambientale e di rispetto per il personale occupato…. continuamente vessato e trattato non come persone ma semplicemente come subordinati da punire e impaurire… in una assenza preoccupante del sindacato”. Sindacato che poi firma la continuazione dello scempio discarica.