Il golpe soave si rivela una drammatica farsa giocata sulla pelle delle istituzioni democratiche
26luglio 2016 di Andrea Vento, Giga
Il Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati attraverso uno specifico comunicato pubblicato da questo quotidiano on-line il 17 aprile scorso (http://www.pisorno.it/il-golpe-in-brasile/) aveva denunciato, un mese prima del suo verificarsi, il tentativo di golpe istituzionale in atto in Brasile ai danni della Presidente Dilma Rousseff mettendone in risalto sia l’infondatezza delle accuse alla base del procedimento di impeachement, sia le destabilizzanti manovre architettate dalle oligarchie economiche, da alcuni settori delle Forze Armate e dalle destre liberiste e fasciste, con il fondamentale supporto del potere mediatico che ha svolto ruolo di cassa di risonanza per la strategia golpista in atto.
A circa 3 mesi di distanza dalla deposizione per via istituzionale, a seguito della rottura dell’alleanza di governo da parte del PMDB (Partito del Movimento Democratico Brasiliano) il cui leader Temer ha assunto la carica di Presidente sostituendo Dilma, il Pubblico Ministero Federale ha archiviato il fascicolo della denuncia contro Dilma, facendo cadere il castello di carte su cui era stata costruito il procedimento di impeachement.
Per il Giga, come per altre organizzazioni, movimenti e analisti internazionali, non si tratta solamente di enfatizzare una vittoria a posteriori rispetto a ciò che con preoccupazione e fondatezza era stato denunciato in relazione al rispetto delle regole democratiche all’interno della “potenza regionale latinoamericana”, quanto piuttosto di avere avuto conferma che gli attacchi contro Dilma rientrano nel quadro di un “Nuovo Plan Condor” ordito dalle oligarchie nazionali e internazionali sotto la supervisione del potere imperialista statunitense, per attuare dei cambiamenti di governo per via istituzionale (Golpe soave) nei paesi latinoamericani maggiormente impegnati nel nuovo processo di integrazione regionale in atto nel subcontinente (Venezuela e Brasile in primis).
L’altro inquietante aspetto che ci teniamo ad evidenziare è rappresentato dalla funzione di supporto che il potere mediatico brasiliano ed internazionale ha ricoperto all’interno di questa sconcertante vicenda: mentre ampio spazio è stato concesso nei mesi scorsi al tentativo golpista, oggi la notizia dello scagionamento di Dilma viene completamente oscurata. Tuttavia, se ciò può rappresentare un fatto abbastanza ovvio per i principali media brasiliani che hanno sostenuto la strategia golpista, alquanto preoccupante risulta invece per la stampa internazionale occidentale, autoconferitasi da sempre ruolo di potere autonomo e di sentinella della democrazia.
Particolarmente preoccupante appare la situazione della stampa main stream italiana che nella fattispecie si è appiattita, nel raccontare le vicende del golpe brasiliano, riprendendo articoli e interpretazioni dei maggiori media brasiliani, O Globo in primis. Una stampa asservita ai poteri forti e agli interessi geopolitici dell’imperialismo che è lungi dallo svolgere il suo fondamentale ruolo di controllo e di denuncia e che ha imbarazzanti responsabilità nella retrocessione del nostro paese al 77esimo posto nella graduatoria mondiale della libertà di stampa, dietro a diverso paesi africani.
La riflessione finale sull’aspetto mediatico nostrano della vicenda ci pone innanzi inevitabilmente un interrogativo: se il nostro paese si trova al 77esimo posto in base alla libertà di stampa, a che livello si colloca nella graduatoria della libertà di informazione?
La “Pedalata fiscale” non configura illecito penale, decreta il Ministero pubblico federale brasiliano
di Renato Stuckert Filho, blog Brasil 247, pubblicato il 15 luglio 2016
In un paese che si preoccupasse almeno di dare apparenza di legalità al giudizio su un presidente eletto da 54 milioni di elettori, la notizia che il Pubblico Ministero Federale (PMF), di fronte all’inesistenza del reato, ha archiviato il fascicolo della denuncia relativa alla cosiddetta “pedalata fiscale”, avrebbe guadagnato i titoli di Folha, Globo e Estado; tuttavia, dato che i giornali hanno fornito il loro sostegno al colpo di stato parlamentare del maggio 2016, e sostenuto il colpo di stato militare del 1964, la notizia è stata solennemente ignorata. Solo il 14 luglio, il portale G1, del gruppo Globo, ha riconosciuto (forse involontariamente) che la decisione del PMF rafforza la difesa di Dilma. Ora, il Senato deve affrontare una strettoia: come condannare il presidente Dilma per “crimine di responsabilità” se proprio il PMF , titolare dell’azione penale, assicura che non c’è stato nessun crimine?
Dal punto di vista formale, la presidente eletta Dilma Rousseff è sottoposta ad un processo. Vi è spazio per testimoni di difesa, accusa e, entro alcune settimane, i senatori daranno il loro verdetto nella commissione speciale di impeachment.
In ogni caso, per quanto si possa trattare di un giudizio di natura politica, la Costituzione brasiliana garantisce che nessun presidente possa essere sollevato se non ha compiuto un crimine di responsabilità. Vale a dire che quest’ultimo conferisce un carattere giuridico al processo. Nel processo in corso, Dilma è accusata da professori di diritto legati al PSDB (Partito della Social Democrazia Brasiliana – d’ispirazione libersita), partito sconfitto nelle ultime elezioni presidenziali, di avere infranto la Legge di responsabilità fiscale con le sue “pedalate fiscali”, che sarebbero “operazioni di credito mascherate”.
Tuttavia il 14 luglio u.s il Pubblico Ministero Federale, titolare di ogni azione penale, ha decretato l’archiviazione dell’indagine chiesta dal Tribunale dei Conti dell’Unione, specificando che non vi sono state operazioni di credito e che, inoltre, le cosiddette “pedalate” non configurano come illecito penale.
In una situazione di normalità democratica, l’impeachment sarebbe sommariamente archiviato, come ha sottolineato la senatrice Gleisi Hoffmann. Inoltre, tutta la stampa nazionale metterebbe in evidenza che la presidente Dilma Rousseff, eletta da 54 milioni di elettori, era stata assolta dal crimine a lei attribuito da avversari politici. Viceversa, la notizia della richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero è stata semplicemente ignorata da giornali quali Folha de São Paulo e Valor Econômico. Estado de S. Paulo e Globo ne hanno preso nota, ma senza evidenza.
Ciò dimostra che la stampa brasiliana, che appoggia il colpo di Stato parlamentare del 2016 così come ha appoggiato il colpo di Stato militare del 1964, non si preoccupa neanche più di rispettare le apparenze. Il processo di Dilma è solo un simulacro, in cui tutti gli attori sembrano conoscere anticipatamente il risultato.
Tuttavia, sebbene si sia in presenza di una partita con carte truccate, la decisione del Pubblico Ministero Federale pone gli 81 senatori davanti a non piccolo imbarazzo: come condannare la presidente Dilma per “crimine di responsabilità”, se lo stesso Pubblico Ministero Federale, titolare dell’azione penale, garantisce che non vi è stato crimine?
Pochi giorni fa gli esperti nominati dalla commissione speciale per l’impeachment del Senato per dare pareri tecnici sul fondamento giuridico e sulle conseguenze economiche delle accuse presentate contro la Presidente avevano anch’essi negato la fondatezza delle accuse. Sempre più evidente è la situazione di disprezzo per le leggi, e quindi di illegalità, in cui viene portata avanti la procedura di impeachment. Si tratta, appunto, di colpo di stato ed eversione istituzionale.