Il Governo indaga chi ha condiviso e diffuso le foto sui social ma, non i criminali
17agosto 2015 fonte UIKI, Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia
Forse alcuni ricorderanno il volto di questa giovane donna combattente kurda, spesso intervistata e apparsa in molte foto, si chiamava Kevser Eltürk (nome di battaglia Ekin Wan), ha perso la vita in uno scontro con le forze di sicurezza turche nel distretto di Varto, nella provincia di Muş in Turchia.
Il 10 agosto, è stata sepolta nel cimitero Yenimahalle, nel quartiere Ipekyolu di Van, il corpo è stato accompagnato al cimitero da un grande convoglio di veicoli mentre le donne la portavano sulle spalle fino al cimitero. Durante la marcia verso il cimitero, la folla ha intonato lo slogan “Lunga vita al leader Apo”, “martiri sono immortali” e “PKK è il popolo, e le persone sono qui”, mostrando manifesti del leader curdo Öcalan e le bandiere del PKK, KCK, YPG e HPG.
Accanto a un grande gruppo di donne, molti deputati del DBP e dell’HDP, numerosi dirigenti provinciali e distrettuali, co-sindaci e migliaia di altre persone hanno partecipato alla cerimonia tenutasi presso il cimitero.
La cosa orrenda di cui dover dare notizia è che, le forze di sicurezza turche hanno prima torturato il corpo di questa giovane donna, poi trascinato per le strade, esposto nudo e postato con foto sui social media.
La fotografia del corpo martoriato nudo, ha iniziato a circolare sui social media durante il fine settimana, a quanto pare in origine la foto è stata condivisa dalla polizia Varto.
Hamiyet Şahin, il co-presidente provinciale del Partito Democratico delle Regioni (DBP) nella provincia di Van, provincia natale di Ekin,, ha aiutato a lavare il corpo per il suo funerale e a confermato che la donna nelle foto era Ekin Wan:. «L’ho riconosciuto dal proiettile nella ferita tra la sua natica e la sua gamba sinistra, era una ferita profonda. Ha descritto i segni di tortura sul corpo di Ekin, tra cui una profonda ecchimosi sul collo e sulle gambe e la pelle lacerata. Aveva anche lividi provocati da una corda sul collo. Probabilmente le hanno legato una corda intorno al collo per trascinarla da qualche parte lontano, per poi metterla in mostra”